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venerdì, marzo 07, 2008

I bambini di Cavour

«Nè va sottaciuto il fatto che il concetto di koinè si trascina dietro il pregiudizio che il dialetto regionale sia una lingua e non un dialetto. Conseguenza innocua, se dietro al concetto di lingua non stia spesso (o non sia stato) quello di nazione»
Salvatore C. Trovato


Il cavo sottomarino che presto unirà direttamente la Sicilia all'India potrà mai fare sentire ai Siciliani i battiti di una nazione che ha finalmente ritrovato la sua libertà, anche se ancora alle prese con i guasti ereditati dal dominio coloniale?

Thomas Babington Macaulay, primo barone di Macaulay, nacque il 25 ottobre 1800 da una famiglia scozzese emigrata in Inghilterra dalle highlands.

Macaulay fu poeta e storico, dedicandosi e pubblicando libri contenenti ballate ed episodi eroici della storia romana.

Fu anche un politico di un certo spessore e divenne membro del parlamento britannico.

L'apice della sua carriera lo raggiunse però grazie alle cariche che ricoprì nei vari organi preposti al governo coloniale dell'India. Anzi si può senza ombra di dubbio affermare che fu lui il vero conquistatore del subcontinente.

Egli andò in India nel 1834 e secondo i libri di storia patria creò le gloriose basi sulle quali fu costruita l'India coloniale bilingue, convincendo il governatore a soppiantare le lingua ufficiali di allora (arabo e sancritto) con l'inglese nel sistema educativo indiano.

Ecco come perorò la sua causa di fronte al parlamento britannico il 2 febbraio 1835:

“Ho viaggiato attraverso l'India in lungo ed in largo e non ho visto ombra di straccione o di ladro. Ho visto una tale ricchezza in questa nazione, valori morali cosí alti, gente di un tale calibro, che non penso potremo mai conquistarla a meno che non spezziamo la vera e propria spina dorsale di questa nazione che é il suo patrimonio spirituale e culturale, per cui propongo di rimpiazzare il suo antico sistema educativo, la sua cultura. Perché se gli indiani pensano che tutto quello che sia straniero ed inglese é buono e sia migliore del loro, essi perderanno la loro autostima, la loro cultura e diventeranno quello che noi vogliamo che siano, una nazione sottomessa.”

Ancora oggi con il termine “Macaulay children” (I bambini di Macaulay) si indicano quegli indiani che adottano la cultura occidentale come modello o che dimostrano comportamenti influenzati dai colonizzatori.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Io non credo (da tempo per la verità) al sicilianismo di Lombardo; ha sposato il programma di Berlusconi, che per il Sud e la Sicilia in particolare prevede solo demagogia e ne è l'emblema il rispolverato tormentone del ponte sullo stretto (interessante sul punto il dibattito sulla dichiarazione della Santanchè nel link che ci hai segnalato). Non credo nemmeno all'amore per la Sicilia della Finocchiaro, anzi l'illustre gentil donna pare godere di tutt'altri sentimenti tutti continentali, però va dato atto al P.D. che ha messo nel campo siciliano quanto di meglio aveva e poteva mettere.Per altro verso, se Roma va a Berlusconi, potrebbe essere più utile per la Sicilia un Presidente di segno opposto, che gode peraltro di grande prestigio? Se la partita si gioca con queste carte, che dobbiamo fare? Credo che lo strumento del Blog potrebbe avere una sua utilità specifica in questo momento, per consultari, scambiarci delle idee, creare anche un'opinione di voto.

Abate Vella ha detto...

Caro Peppinnappa, il prossimo post parlerá proprio degli argomenti a cui hai accennato tu.

"Per altro verso, se Roma va a Berlusconi, potrebbe essere più utile per la Sicilia un Presidente di segno opposto, che gode peraltro di grande prestigio?"

Il problema é che credo sia piú probabile la vittoria di Lombardo che quella di Berlusconi, per cui il discorso andrebbe fatto al contrario...

Anonimo ha detto...

Per restare nel topic:
bravissimo sulla perdita del codice culturale e sulla mortificazione dell'identità di un popolo per governarlo meglio.
I Siciliani di oggi, prima ancora che "poveri", sono complessati, si vergognano di tutto ciò che è siciliano ma sanno di esserlo. Questo è il risultato della dominazione italiana. Le ragioni "economiche" diventeranno politiche se passeremo dalla rivoluzione culturale. Non c'è altra via di soluzione. E non mi pare, mi rivolgo a Peppinnappa, che un votino alla Finocchiaro vada nella direzione giusta. Il sistema italiano appassiona i siciliani che si chiedono in qual modo a loro vada qualche briciola in più o in meno, ma nessuno pensa che siamo cani al guinzaglio chiunque vinca. Io, se non ci sono simboli che consentono almeno idealmente di strappare questo guinzaglio, non voto. E' uno strumento che sottovalutiamo troppo. Che sarebbe di una Regione eletta dal 30 % dei cittadini? Lì sì che si potrebbe pensare di lavorare in grande per il futuro. Votando per gli anti-siciliani del PD perché sono (rectius: ci sembrano) con un tasso di corruzione/mafiosità leggermente inferiore all'accoppiata Lombardo/Cuffaro & Co. è il più clamoroso errore che milioni di siciliani onesti continuano a fare dal Dopoguerra ad oggi (come, su scala minore, quelli che un tempo votavano MSI e ora magari simpatizzano per Storace/Santanché/Musumeci). Finché il malgoverno italiano e democristiano della Sicilia avrà la stampella di questa "opposizione di sua maestà" sarà più solido che mai e l'alternativa sicilianista non potrà mai decollare.