Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

giovedì, febbraio 21, 2008

Balcanizzazione consensuale

MISERI SEMPRE QUANTI IN PRO DELLA PATRIA
ATTENDONO DA STRANIERA MERCEDE
VIRTU' SALUTE LIBERTA'


Il monito impresso dai Siciliani in piazza duomo a Messina è scritto in una lingua che forse nella 'Grande Albania' non molti capiscono. Ma se quel monito è corretto, i nostri fratelli kosovari allora hanno poco di che festeggiare.

Per quanto il Popolo Siciliano non possa che simpatizzare con gli abitanti della martoriata regione di etnia albanese, dobbiamo rilevare come le modalità che hanno portato alla dichiarazione di indipendenza non presentino i presupposti per la nascita di una vera nazione. Troppo dipende il nuovo stato dalle malsane voglie di una Comunità Europea che non avendo armi con cui fermare l'avanzata russa in Europa ricorre da un lato ai missili della NATO, dall'altro alla pura e semplice provocazione.

E di questo atto provocatorio il popolo kosovaro non potrà che risentirne in un prossimo futuro in modo negativo.

Il problema della dichiarazione di indipendenza non risiede certo nella sua unilaterilità, cosa in sé irrilevante visto che qualunque processo di indipendenza è di per sé illegale rispetto all'ordine vigente. La creazione di un Kosovo indipendente non è altro che uno schiaffo morale a Putin con il quale si spera di ottenere proprio quello che a parole si dice di voler evitare: una escalation di tensione e forse anche di violenza nei Balcani e nel Caucaso.

Gli eventi dei giorni scorsi sono stati strategicamente piazzati tra le elezioni serbe e quelle russe, per evitare di giocare nelle mani del candidato filo-russo in occasione delle prime e per fare un simbolico dispetto all'uomo forte di Mosca alla fine del suo mandato.

In questo modo i kosovari sono diventati degli ostaggi nelle mani dell'occidente. Una pedina da potersi spendere in qualunque momento o al massimo uno stato debole da potere telecomandare comodamente seduti nei salotti di Bruxelles.

I leader kosovari non hanno creato quella ragnatela di relazioni internazionali che avrebbe potuto aiutare a porre la eventuale nascita del nuovo stato in un contesto ben diverso, ma si sono buttati armi e bagagli nelle braccia della BCE credendo ancora che oltre la vecchia cortina di ferro si trovasse veramente quel paradiso in terra che le televisioni promettevano. Un errore che in un area nevralgica come quella in cui si trova la nuova entità “sovrana” rischia di diventare fatale.

I dubbi su questa strana accelerazione degli eventi si sono manifestati anche sui giornali italiani.

Cosa accadrà al Kosovo qualora l'occidente e la Russia dovessero trovare un qualche accordo, o peggio nel caso in cui la Russia riuscisse a trovare un forte sbocco strategico nel Mediterraneo riagguantando i kosovari per i capelli? In Sicilia non ci siamo certo scordati dell'inciucio tra gli inglesi ed i Borbone che costrinse alla capitolazione gli eroi del 1848.

La debolezza del processo di indipendenza Kosovaro è ancora più evidente quando viene messo a confronto con quello che sta succedendo in Scozia dove lo Scottish Nationalist Party (SNP) ha costruito nel corso di oltre 70 anni un processo che oramai sembra irreversibile e che raccoglie simpatie trasversali praticamente da tutti, dentro e fuori la Scozia. La questione dell'indipendenza scozzese non è mai stata posta in termini apertamente conflittuali in quanto è stata portata avanti con gradualità inserendo ogni passo fatto nel contesto politico locale ed internazionale. Oggi la Scozia ha persino una moneta propria che ha quasi soppiantato la circolazione della sterlina inglese a nord del muro di Adriano pur essendo ostacolata dalla BCE che non la riconosce e di cui rifiuta il cambio nelle sue banche. La Scozia arriverà a dichiarare la sua indipendenza senza che nessuno avrà niente da obiettare, perchè questa indipendenza sarà il naturale sbocco di un processo sì lento, ma perseguito con coerenza.

Il precipitare degli eventi nella 'Grande Albania' pone anche altri problemi, mettendo in cattiva luce lecite richieste di maggiore autonomia, come sta già accadendo in Spagna, o dando la possibilità ad avventure alquanto sospette di alzare la voce, con diversi territori che a parti invertite cercano di staccarsi dalle nazioni alle quali appartengono legalmente mettendosi sotto l'ala protettiva della Russia (ad esempio la Transdinietra).

E gli stessi italiani, se solo avessero la percezione di quello che sta succedendo alla loro 'nazione', sarebbero dovuti rimanere a bocca aperta di fronte alle giubilanti dichiarazioni di Prodi riguardanti le notizie provenienti da oltre l'Adriatico. Forse che la oramai prossima balcanizzazione dell'Italia sia in realtà un evento bipartisan?

12 commenti:

Orazio Vasta ha detto...

Kosova,Sicilia,pulizia etnika e dintorni...
Non solo la nostra Isola è "già staccata" geograficamente- grazie a Dio!-ma è storicamente "un'altra cosa" da quello che comunamente chiamiamo Italia. La storia della Sicilia ,ovviamente, non quella che studiamo a scuola e nelle università del Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica italiana- insegna che noi Siciliani abbiamo una nostra identità nazionalitaria, altro che regionalismo e padania! E allora? Occorre impegnarsi nella ricerca dell'identità perduta o, meglio, dell'identità cancellata. I Sicilani,abbiamo visto scomparire quella netta consapevolezza identitaria, quel senso di appartenenza e di legame con la Sicilia e la sua storia. Oggi l'identità nazionalitaria dei Siciliani é considerata antistorica, antieuropea: "ma quale nazione siciliana,siamo nell'era della globalizzazione, foriera di civiltà e modernità, di benessere e prosperità!" Ma, i Siciliani,che vogliamo essere moderni ma coscienti di noi stessi e non sudditi ,i Siciliani orgogliosi di esserlo, la cui storia é mistificata oltre l'immaginabile, dobbiamo avere il coraggio di ritrovare l'unità che in passato, per più volte, c'ha permesso di essere il Popolo della Nazione Siciliana.
La lezione impartita dal coraggioso Popolo della Kosova(Kosova è la traduzione in lingua albanese di Kosovo o Kossovo)insegna che neanche le pulizie etnike possono cancellare l'esistenza culturale e umana di un Popolo. E, che cos'è, se non pulizia etnika,la manipolizazzione e la cancellazione scientifica da parte dello Stato italiano della cultura e della storia dei Siciliani,ridotti ad essere carne da macello per la MAFIA e ad essere identificati nel mondo intero con il binomio razzistico SICILIA=MAFIA?
Scriveva il mio amico e maestro Pippo Fava:..."Un uomo,ad un certo momento della sua vita,deve fare una scelta"... Credo,che i Siciliani siamo chiamati ad essere padroni in CASA NOSTRA,lasciando a "loro" i CALIFFI DELL'AUTONOMIA "riscoperta"...dopo 60 anni di complice silenzio.
Orazio Vasta
oraziovasta@libero.it
a rarika (blog)

El príncipe de las nubes ha detto...

L' indipendenza del Kosovo è vicenda troppo strana per non destare qualche interrogativo a chi cerca dii andare oltre le veline dei TG.
Troppa fretta e procedure poco ortodosse!
Certo andrà a rappresentare un precedente da cui potrebbero trarre origine nuove e sorprendenti processi di separazione di pezzi di stati ormai al tracollo( leggi Italia).

rrusariu ha detto...

Stasera Beppe Grillo il diritto all'indipendenza per la Campania...

Stasera molti Siciliani hanno capito che berlusca pur di entrare a palazzo chigi sacrifica il suo delfino Miccichè pur di garantirsi l'appoggio del mpa-udc isolano

Spero che Miccichè abbia quel coraggio per staccarsi dal mostro televisivo.... se vuole la Rivoluzione Siciliana!!!

Aspettiamo nuove

Anonimo ha detto...

Miccichè vulissi pigghiari pô culu, cu ssi palori forti a tipu "Rivuluzziòni Siciliana".
Clientilisimu l'ha faciutu Cuffaru,Lummardu e macari iddu.

Diffidare

cek ha detto...

Perdonate la mia ignoranza,però sono 60 anni che la Sicilia gode di statuto speciale,coi benefici che questo poteva dargli.

Perchè in tutto questo tempo non è nata un'autentica classe dirigente siciliana capace di affrancare l'isola dalla dipendenza dal continente e capace di dare un impulso economico e culturale alla sua terra?

Sulle similitudini tra Italia e balcani, quel che mi sconcerta di più è il continuo resuscitare il passato: come i balcanici si rinfacciano ancora avvenimenti di secoli fa, noi ci rimproveriamo reciprocamente la repressione del sud dopo l'unità e lo strangolamento fiscale del nord a favore del sud dopo la guerra.

Insomma, il passato è passato, tirarlo fuori per le beghe di oggi è pericoloso,come la situazione balcanica dimostra.

Anonimo ha detto...

Allora, da una parte avremo il ciondolone del ponte sullo stretto, dall'altra lezioni di alta morale, e poi nun c'è cchiù nenti; va, semu ricchi e no sapi nuddu.

Anonimo ha detto...

X Cek:

Al tuo primo quesito la risposta è semplice: l'Italia non ha permesso che si creassero partiti nazionali siciliani,imponendo i partiti italiani per tenere sotto controllo l'operato della regione; i politici siciliani dunque devono fare gli interessi dei partiti di appartenenza,ovvero gli interessi dell'italia. Ciò ha provocato varie ripercussioni,come la mancata applicazione dello Statuto.

Alla tua seconda domanda la risposta è ancora più semplice: qualcuno disse «Conosciamo il passato e capiremo il presente»; se la Sicilia adesso è vittima di Mafia,sottosviluppo e quant'altro,lo dobbiamo solo e semplicemente a quella che chiamano "unità" d'italia.
Conosciamo il passato,dunque,e correggiamo il presente.

ANTUDO

Anonimo ha detto...

Concordo con l'Anonino. Una volta un amico tedesco mi disse che la Sicilia non ha futuro sino a quando continuerà a dimenticare il suo passato. Non c'è nessun popolo che resta dimentico della sua storia, anzi proprio il tentativo di far dimenticare la storia è il segno più tangibile e concreto del tentativo di distruzione di un popolo.

Abate Vella ha detto...

Caro Cek,

per quanto riguarda la storia credo ti abbiano giá risposto.

Per lo statuto speciale invece vorrei ricordarti che la Sicilia è l'unica regione del sud a statuto speciale (non conto la Sardegna che non faceva parte del Regno delle Due Sicilia, e ci risiamo con la storia...) eppure non c'è alcuna differenza nella situazione economica e sociale con le altre.

Il che vuol dire il problema non è affatto legato allo statuto, visto che sia che c'è sia che non c'è....

Giocano a vedere solo quello che vogliono vedere...

Anonimo ha detto...

abate, io credo che la sicilia sia più di una regione a statuto speciale, ma quasi uno stato confederato all'italia.
non lo dico per propaganda, ma se analizziamo le altre regioni a statuto speciale, ci sono delle differenze riapetto alla sicilia:

1)la regione siciliana in quanto istittuzione, con il proprio statuto, esisteva da prima che venisse approvata la costituzione italiana, mentre alle altre regioni le è stato concesso dopo la crezione della repubblica italiana;

2)noi abbiamo un parlamento costituzionalmente indipendente da quello italiano, se non fosse per i politici che ci legano ai partiti romani, mentre le altre regioni a S.S. hanno un consiglio regionale che dipende dal governo italiano.

Abate Vella ha detto...

Nebros,

la penso come te su quello che è la Sicilia.

Desideravo solo dare una riposta generale a quelli che vorrebbero abolire l'autonomia (Cek non credo sia tra questi, non sta in Sicilia e molto probabilmente non conosce tutte le problematiche che ruotano intorno a questo istituto). Essi pretendono di farci credere che senza autonomia la Sicilia sarebbe più avanti. Ed infatti la prova di quanto sarebbe più avanti l'abbiamo di fronte, ad appena un paio di km da Messina: la Calabria.
Visto che con o senza statuto speciale al sud si vive comunque nella melma, mi sembra fazioso voler dare una qualche responsabilità all'ordinamento in sè.

Anonimo ha detto...

a cek bisogna dire, che lo Statuto in realtà è come se non esistesse, primo perchè i partitti italiani ovviamente fanno di tutto per bistrattarlo; secondo, dopo l'abolizione dell'Alta Corte (organo indipendente con il compito di dirimere eventuali questioni giuridiche tra Stato Italiano e Regione Siciliana) è diventato solo un pezzo di carta.
quindi il problema della sicilia nasce dalla non applicazione dello Statuto e non dalla sua esistenza.
ma Finocchiaro-Aprile lo sapeva che sarebbe andato a finire così, per questo egli era nettamente contrario all'autonomia. vi riporto una parte di un suo discorso:

Invano si è creduto di riparare ai molti guai della Sicilia con la concessione dell'autonomia. Questa non risolverà nulla; aggraverà forse di più il conflitto, perché è chiaro che la classe dirigente italiana mai sopporta questo allentamento dei vincoli dell'antica compressione, e già si pensa a revocare o a restringete le maggiori facoltà recentemente attribuite all'Isola. Contro il disposto della legge e in abolizione sostanziale di essa, si vuole fare tornare esclusivamente allo Stato il potere di imporre e di esigere i tributi, salva qualche delegazione secondaria; si vuole che le valute pregiate, ricavate dalle merci esportate all'estero, non restino più in Sicilia, come era stato stabilito, ma passino tutte allo Stato, facendo di fatto cessare quella stanza di compensazione, autorizzata per la bisogna, e trasformandola in una delegazione degli istituti valutari italiani; si vuole, non più monopolizzare soltanto la politica doganale, ma incamerare addirittura le entrate doganali siciliane; si vuole sopprimere il diritto del governo dell'Isola di avere ai suoi ordini le forze di pubblica sicurezza e di istituire una polizia regionale; si vuole che la protezione del lavoro sia, contrariamente alla legge ed alla logica, sottratta agli organi siciliani.
Ora, quando tutto ciò che si sta preparando, sarà fatto pas¬sare, pur tra un profluvio di belle parole, di dichiarazioni di solidarietà, di fraternità e di amore, e facendo squillare tutte le fanfare del più bolso unitarismo, che cosa, di grazia, rimarrà dell'autonomia siciliana? Niente. Ma la Sicilia avrà constatato ancora una volta di essere stata nuovamente, come sempre, turlupinata e tradita.
La, Sicilia, ripeto, avrà la sua salvezza, percorrendo la via dritta, la via maestra, quella dell'indipendenza. Qualunque altra con¬durrà, fatalmente, alla miseria ed al disonore.