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venerdì, dicembre 15, 2006

La nascita di una nuova Europa?

Cosa succede all'Europa? La bocciatura della carta costituzionale europea sembra aver aperto la strada ad una rivoluzione che, seppur serpeggiante, sembrava aver timore di metter fuori la testa per il pericolo di essere schiacciata dai burocrati di Bruxelles al soldo dei potentati finanziari.

Ed invece il pollice verso posto dal popolo in quei paesi che hanno avuto la decenza di lasciare qualche parvenza di democrazia intatta permettendo alla gente di esprimersi (tra questi ovviamente non rientra il moribondo regime tosco-padano) ha acceso i riflettori su di un processo che al momento sembra ancora dimenarsi tra le pastoie dell'ancien regime ma che potrebbe subire una rapida accelerazione in qualunque momento provocando il crollo di quella metà del muro di Berlino che ancora rimane intatto e che separa i popoli europei d'occidente dalla loro libertà.

Cosa ha spinto la televisione di stato belga un paio di giorni fa ad inscenare la separazione tra le due inconciliabili metà dello stato, quella fiamminga e quella francofona? I cittadini sono stati in apprensione per qualche ora all notizia della fine dello stato padrone che tutti conoscevano, una tensione che sarebbe sfociata in giubilo o in disperazione (non è dato sapere...) ma che indica come più che probabile una situazione come quella anticipata dai media.

Il Belgio si è trasformato in uno stato federale nel 1995, in fondo cedendo alle istanze delle sue due anime principali e permettendo al popolo di assaggiare un piccolo sorso di quella libertà a loro negata per lungo tempo da un tipico rappresentante di quegli stati-padrone venutisi a formare con la rivoluzione industriale dell'ottocento e rafforzatisi nel corso del novecento.

In forza di quel sorso di libertà le regioni hanno avuto il potere di decidere sull'educazione, sull'agricoltura, sulla ricerca, sulla sanità ed altro. Ed ovviamente ora il popolo vuole andare avanti.

E' quello che sta succedendo in Scozia (vedi post), in Catalogna, nella Regione Basca, in Sicilia, in Montenegro, regioni che hanno sempre posto l'accento sulla loro identità e che hanno dovuto subire pesanti repressioni in tutto il secolo scorso. E senza scordare la Corsica, la Sardegna, il Galles, il Tirolo che sembrano ancora intorpidite ma che (mai dome) non tarderanno anche loro a sbattere i pugni sul tavolo.

E non è un caso se le regioni o gli stati che effettivamente rappresentano un unico popolo e che sono riusciti ad ottenere il loro spazio di libertà sono oggi in Europa quelle che corrono di più: Irlanda, la stessa Catalogna, la Finlandia, l'Estonia (l'unico tra gli stati baltici ad essere riusciti a contenere l'arrivo di coloni russi durante l'era sovietica).

Il processo di trasferimento di poteri dagli stati nazionali a Bruxelles sta erodendo la forza dei governi, che non riescono a resistere agli attacchi portati loro dal basso dalla voglia di libertà dei popoli ad essi sottomessi. Il processo non ha però ancora subito quella accelerazione che possa portarlo verso la soglia del non ritorno.

E' il momento di spingere più forte, ed anche noi siciliani dobbiamo fare la nostra parte per creare una vera Europa, quella dei popoli, ed abbattere il cancro che altrimenti sta già degenerando a Bruxelles e che tenta di non fare altro che sostituire gli stati nazionali con un loro surrogato ancora più distante ed ostile a tutti noi.

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