Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

giovedì, ottobre 12, 2006

Energia: come i terroni sovvenzionano le industrie del nord


Abbiamo già visto come la base dello sviluppo economico di un territorio risieda nella disponibilità di energia (vedi articolo): senza un piano energetico è inutile programmare tutto il resto.

L'Europa centrale, ed in particolare la zona alpina, a questo riguardo si trova in una posizione piuttosto scomoda, lontana allo stesso modo da tutte le possibili zone di produzione: il Nord Africa, il Mare del Nord, la Russia. Ma i Tosco-Padani sono stati furbi ed hanno rivoltato la realtà come un guanto facendo scontare a noi la loro marginalità.

Tutte le strade portano a Roma, ma devono prima passare da Palermo

Il prezzo delle risorse energetiche per l'utente finale, e segnatamente quello degli idrocarburi (gas e petrolio), non dipende solo dal prezzo sul mercato (il prezzo al barile, per intenderci) ma anche dalla distanza attraverso cui, una volta acquistata, la risorsa dovrà viaggiare, nonchè dal tipo di infrastrutture necessarie acchè ciò avvenga. Questo è ancor più vero per il gas, che ha bisogno di infrastrutture rigide e costose, come tubature e terminali di liquefazione/rigassificazione.

In base a questo discorso se si dovesse veramente applicare l'economia di mercato, come pretendono di fare i quaquaraqua di Bruxelles, il prezzo del gas per l'utenza finale dovrebbe aumentare in base alla distanza dalla sorgente anche all'interno di una stessa nazione, poichè la spesa per le infrastrutture sarebbe proporzionalmente più alta. In soldoni: risalendo lo stivale il prezzo del gas dovrebbe salire progressivamente, e poichè in Italia la regione più vicina ad una zona di produzione è la Sicilia, qui il costo del gas (e di conseguenza quello dell'energia elettrica, ma questa è un altra storia...) dovrebbe essere inferiore che altrove. E questo senza considerare la produzione locale che, seppur irrisoria nei confronti del fabbisogno nazionale, diventa importante rispetto ai consumi locali.

Tutto ciò ovviamente non accade: il prezzo del gas da noi non è minimamente legato al costo delle infrastrutture, con il risultato che il popolo siciliano sovvenziona l'energia per tutto il resto d'Italia, ed in misura maggiore man mano che ci spostiamo verso nord: un flusso di denaro rubato e succhiato costantemente verso le regioni padane.

A tale flusso vanno aggiunti i fondi europei che invece di essere spesi per lo sviluppo locale vengono dirottati verso ENEL e SNAM per la metanizzazione (al nord viene fatta con fondi pubblici), rendendo ancora più capillare il borseggio e facendo in modo che i fondi della comunità europea attivamente sovvenzionino l'energia per il nord del paese.

Tale distorsione del mercato potrebbe essere in parte bialanciata da altre misure, ma questo non avviene: l'energia scippata ci ritorna indietro in forma di merci pronte al consumo con un sovrapprezzo abusivo dovuto al trasporto da nord a sud, trasporto che continua ad avvenire con benzina sovvenzionata dai terroni!!!!

Ed il carico sui siciliani è destinato ad aumentare: dovremo infatti sovvenzionare un'altra opera per noi del tutto inutile. Il governo ha aperto le porte al GALSI, il metanodotto Algeria-Sardegna-Italia, un'opera costosissima a causa dei lunghi tratti in mare ed a cui lo stesso governo si è già affrettato ad assicurare i soldi dei contribuenti. A che serve il GALSI? Secondo noi a bypassare l'infida Sicilia. Non che ci dispiaccia, ma non capiamo perchè dobbiamo pagare anche noi.

Direttamente dove serve



Tutto questo meccanismo da solo sicuramente potrebbe spiegare buona parte della differenza in tenore di vita tra nord e sud: proprio in questi giorni l'ISTAT ha rilasciato i dati sulla povertà nel nostro paese. In Sicilia il 30% delle famiglie sembra essere sotto la soglia della povertà, un fatto gravissimo, con alcuni quotidiani che titolano "Sono diminuite le famiglie povere" (al nord, ovviamente).

Sembra ovvio come tale sistema crei una enorme distorsione nel mercato, ma la comunità europea fa finta di non capire. La famigerata Tassa del Tubo, proposta dalla regione qualche anno fa, in quest'ottica avrebbe sicuramente iniziato a correggere queste storture, ma a Bruxelles è stata bocciata, chiaramente per motivi politici.

Caro Cuffaro, Caro Lombardo, Cara Borsellino, Cari miriadi di gruppi autonomisti ed indipendentisti che vi sono in Sicilia, che ne dite di smetterla di parlare e passare ai fatti?

Cari Siciliani, le vogliamo uscire le palle una volta per tutte?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro amico Abate Vella,

ho letto i tuoi interventi su questo blog e devo dire che sono veramente interessanti.

Perchè non li pubblichi anche sul post-it del M.P.A.?

Pure noi, sul nostro sito, saremmo onorati di ospitare tali opinioni.