La stampa inglese avverte l'Europa
Leggendo il famosissimo libro di Tomasi di Lampedusa, chiunque abbia un minimo di curiosità storica non può non chiedersi, sulla scena della visita inglese alla casa del principe, cosa mai ci facesse la marina di Sua Maestà alla rada nel porto di Palermo durante lo svolgersi delle vicende garibaldine.
Ovviamente potremmo anche dare credito a Sergio Romano, in altre occasioni certo un più coraggioso storico, quando sostiene che "era stata mandata dall'ammiragliato per proteggere i grandi stabilimenti vinicoli inglesi di Marsala", ma sinceramente tutto questo dispiegamento per proteggere quattro cantine in un mondo in continua ebollizione ci sembra un poco troppo.
Gli interessi che le navi britenniche erano andati a proteggere erano sì quelli di Sua Maestà, ma in riferimento non proprio al vino, ma a due altri obbiettivi: lo zolfo siciliano e la creazione di un forte stato mediterraneo in funzione anche anti-papalina.
L'asservimento della Sicilia all'Italia, a sua volta asservita alle voglie dell'imperialista di turno, sin da allora è uno dei perni principali sui quali si fonda lo scacchiere geopolitico occidentale, e gli inglesi possono giustamente arrogarsi i meriti di aver capito e creato un tale sistema di potere, anche se nel secondo dopoguerra ne hanno perso il controllo in favore dei cugini americani.
Gli inglesi, così attaccati al formalismo, forse vedono come un nemico chiunque voglia disfare ciò che essi con grande lungimiranza hanno creato, e così qualunque forza volta a intaccare l'attuale equilibrio mediterraneo viene da loro istintivamente combattuta.
Entro tale ottica possono facilmente essere capiti gli innumerevoli attacchi che negli ultimi dieci anni la stampa inglese ha perpetrato ai danni dell'immagine della Sicilia e dei siciliani, evidententemente per nulla rassegnati a continuare ad essere la colonia di un paio di milanesi corrotti e di qualche anglosassone con il mal di pancia (ricordiamo tra tutti il famoso "L'isola da terzo mondo della UE" dell'autorevole settimanale The Economist).
Attacchi di questo tipo da un lato indicano il nervosismo di certi ambienti verso i recenti (seppur ancora timidi) tentativi di ribellione dei siciliani, ma dall'altro ci impongono di tenere la guardia alta e di non sottovalutarne gli effetti: basta guardare il filo sottile che separa la verità e la menzogna in casi come il Kurdistan turco e la Cecenia in Russia. Realtà che a seconda delle convenienze dell'enstablishment occidentale vengono presentati in una luce piuttosto che in altra. Chi infatti dall'esterno può effettivamente sapere come vanno le cose in quelle enclavi?
Sisntomatico è poi l'ultimo di questa serie di articoli, apparso sul Fiancial Times. Ne vogliamo riportare un piccolo tratto, forse non notato dalla stampa nostrana:
"The clubs on Italy's mainland are mostly out of cash, and Zamparini points to another change: after the bribery scandal, referees stopped cheating for the big clubs. When Sicily can compete, you know the Italian system has broken down."
("I club italiani sono per la maggior parte senza soldi, e Zamparini indica un altro cambiamento: dopo lo scandalo della corruzione, gli arbitri hanno smesso di imbrogliare a favore dei grossi club. Quando la Sicilia può competere, sai che il sistema italiano è andato in pezzi")
Cosa vuol dire? Leggendo tutto l'articolo si capisce come la stampa italiana ne abbia completamente distorto il senso. L'articolo infatti, pur essendo pieno di stupidi luoghi comuni, non dice affatto che il Palermo è in testa alla classifica grazie alla mafia, bensì che , come anche evidenziato dalla frase sopra riportata, se il Palermo è in testa alla classifica vuol dire che il calcio italiano (e non solo il calcio) è allo sfascio.
Ed ancora: il calcio (leggi sistema) italiano è allo sfascio non perchè una scadente squadra siciliana è in testa al campionato (che sarebbe come dire che lo stesso calcio inglese è allo sfascio, visto che anche loro hanno perso con il Palermo), ma perchè si è permesso ai siciliani di farsi una squadra così forte.
Sotto questo aspetto l'articolo ha un significato diverso da quello propinatoci dai giornali italiani (e siciliani, al servizio dello stato oppressore), prendendo le sembianze di un avvertimento a tutta l'Europa: guardate che l'Italia è allo sfascio e sta per perdere il controllo della Sicilia.
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