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martedì, febbraio 08, 2011

Divorzio all'italiana (Terza parte)

4.Grazie, Gianfranco

Premiamo il tasto ed andiamo avanti veloci sino al voto di fiducia del 14 dicembre 2010.

Alla camera la tensione è palpabile: la fine del regno di Silvio si gioca sul filo di lana di un'altra questione morale, stavolta di natura politica, scatenata dalla ricorrente accusa rivolta al cavaliere di confezionarsi leggi ad personam ad ogni piè sospinto. Nella fattispecie il vulnus è la cosiddetta “legge bavaglio” contro la magistratura architettata dal guardasigilli, il siciliano lealista Angelino Alfano.

Non sono solo gli italiani ad aspettare con ansia il risultato del voto: il tam tam mediatico è stato fatto risuonare in tutta Europa. Se sapessero....

Se sapessero, quei cuori trepidanti, che il 13 dicembre 2010 alle 15:14, più di 24 ore prima del voto di fiducia, sul blog dell'On. Fabio Granata compariva un articolo capeggiato da un titolo funesto: “Caro Gianfranco, comunque grazie”. Una premonizione... oppure una certezza? A 24 ore circa dal voto, sapeva per caso Granata come sarebbe andata a finire? Negli ultimi mesi era stato proprio l'ardore di Granata a spingere Fini nell'angolo della “questione morale”. A costringerlo alla ribellione. Questa sua improvvisa arrendevolezza sul più bello poco si addice al personaggio.

Ma che alla vigilia ognuno avesse un preciso copione lo suggerisce anche un'intervista allo stesso Granata pubblicata da Il Fatto Quotidiano due giorni prima, l'11 dicembre (“Fabio Granata: “Sono reati, altro che conversioni sulla via di Arcore”):

Io credo che la conferenza stampa dei tre porcellini che si stanno farsescamente avvicinando alla fiducia – Calearo, Scilipoti e Cesario – sia una delle immagini più volgari di questa crisi. La prova che si è toccato il fondo.

Era da giorni che si sapeva già come si sarebbe votato. Il motivo? Su questo sono tutti apertamente d'accordo: il supposto mercimonio di voti viene pubblicizzato dallo stesso PDL (“La Santanchè oggi gridava un bollettino di guerra trionfante.”, suggerisce l'intervistatore a Granata). Ed è persino ammesso dai “papabili”:

Catone smentisce poi le indiscrezioni circa un'offerta di Publitalia per la pubblicità sul giornale che dirige, ma lascia aperto uno spiraglio. «Io sono molto impegnato nel sociale e sa quante case famiglia io potrei costruire, ad esempio, con 20 milioni di euro? Accetterei qualunque cosa per realizzare progetti del genere»

(“Calearo, Scilipoti e Cesario alleati ma divisi sulla sfiducia. Prosegue la caccia al voto del Pdl”, IlSole24Ore.com, 9 dicembre 2010)

Una flagrante excusatio non petita. Facile da spiegare se ipotizziamo che sottobanco vi siano stati accordi precisi e trasversali tra le varie fazioni (incluse quelle più ostili al governo Berlusconi) per garantire due cose: continuità condizionata al governo e discontinuità politica a Fini, pedina dello schieramento atlantico-giustizialista, grazie ad una manovra che ne pregiudichi definitivamente la libertà di movimento.

Manovra alla quale lo stesso Granata potrebbe non essere del tutto estraneo e che non avrebbe mai potuto avere successo senza la collaborazione protettiva di Berlusconi.


Grazie a Scilipoti la patria può tirare a campare per qualche altro mesetto


(Fine terza parte)

Prima parte
Seconda parte

2 commenti:

Anonimo ha detto...

un piccolo ot : ho letto sul corriere che tremonti ha viaggiato da roma a reggio ....la domanda è come mai non è arrivato in sicilia? anonimoct

Anonimo ha detto...

l'altro giorno seguivo omnibus su la 7, e si ventilava l'ipotesi di tremonti come dopo-berlusconi. come lo vedi Abate? credo che per l'mpa sia un fatto positivo, la gente del sud avrebbe difficoltà a votare un uomo del nord che si è dimostrato filo-leghista al 100%.

Luca