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mercoledì, gennaio 05, 2011

Divorzio all'italiana (Prima parte)

2011, 150° anniversario dell'unità italiana: anche Il Consiglio alla fine si è arreso ed ha deciso di celebrare l'evento. Ma mentre i più si accapigliano per cercare di mettere luce sugli eventi che suggellarono il controverso matrimonio, noi con una serie di post vogliamo invece mettere luce su quelli che stanno portando e porteranno gli sposi ad un inevitabile divorzio. Un piccolo contributo alla “pacata” diatriba che serpeggia lungo le trincee che si stanno scavando tra nord e sud in vista del botto finale.

1.Premessa

Nel novembre del 2008 si svolse a Palermo, sotto gli auspici di del Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, un incontro tra i vertici delle regioni meridionali al termine del quale fu rilasciato un documento programmatico.

Il documento, malgrado non si siano ancora portati alla realizzazione i 5 punti in esso contenuti (si veda “Sud unito nel federalismo”, LaSiciliaWeb.it 7 novembre 2008), segnò un momento storico in quanto fece sedere allo stesso tavolo rappresentanti di quelli che allora sembravano schieramenti politici opposti (Soru e Bassolino essendo in quota PD).

Quella riunione nei fatti ruppe in due l'Italia provocando quella frattura che oggi appare chiara quando guardiamo la composizione degli schieramenti all'ARS (l'Assemblea Regionale Siciliana) o il raggruppamento che ha dato vita al “Terzo Polo”. Una frattura che ha spaccato destra e sinistra in modo insanabile. Ecco come commentò questo blog a suo tempo (“Briscola a mazze”, 14 dicembre 2008):

La riunione di Palermo sta evidenziando la vera essenza di questo scontro, i veri partiti trasversali della politica italiana odierna. Quello filo-occidentale e quello Siciliano (nel senso di Regno di Sicilia, al di qua ed al di là del faro) levantino.

2.Complotto occidentale

Nel novembre del 2009 durante un convegno a Pescara Fini si lascia sorprendere da un microfono galeotto in una tirata anti-Berlusconi nella quale tesse le lodi del pentito Spatuzza (“E' una bomba atomica”). Come se questo non fosse già abbastanza grave, considerata le teorica alleanza politica tra i due suggellata dalla fusione di AN e FI nel PDL, poco dopo aggiunge rivolgendosi all'interlocutore: “Lei lo saprà... Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro dell'Interno” (“Fini su Spatuzza: è una bomba”, Tgcom.it 1 dicembre 2009).

La stampa italiana sembra glissare sul significato della improvvida dichiarazione. Non così il periodico etneo La Voce dell'Isola che sotto la cauta firma di “Francis Drake” pubblica un dossier più ampio dal titolo “Complotto internazionale” prendendo come spunto proprio quelle parole di Fini:

“[Fini] si è reso conto che si era lasciato “prendere la mano” rivelando un segreto di cui nessuno era a conoscenza, all’infuori della Procura di Firenze. A questo punto sarebbe lecito chiedersi attraverso quale fonte diretta e da lui ritenuta affidabile, Fini potesse essere era stato messo a conoscenza di tale segreto.

Fatto sta che nel periodo della “gaffe”, diventa di pubblico dominio la vicinanza di Fini all'amministrazione USA. Ad esempio La Stampa il 25 novembre (2009) titola “E ora gli americani puntano su Gianfranco”:

E' in atto un investimento politico da parte dell’amministrazione americana sul presidente della Camera italiana”

Francis Drake, preso nota di ciò, va oltre e chiude il cerchio dell'episodio del convegno di Pescara con una frase che ben merita quel cauto (?) pseudonimo “piratesco”:

Certo se la Procura di Firenze fosse in qualche modo sensibile ai consigli dei Servizi di Intelligence U.S.A....

Mentre sullo sfondo tornano i fantasmi di quei pentiti pilotati che già Falcone denunciava rimettendoci la vita (per mano di chi?), il quadro generale così composto svela una strategia a più ampio respiro, certamente non limitata sic et simpliciter all'investimento politico sul leader pseudo-fascista, ma volta a minare alle fondamenta il governo Berlusconi con ogni mezzo necessario.

(Fine Prima parte)

Determinante il contributo del fascista pentito Gianfranco

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Io dell'abolizione della Commissione Statuto do questa lettura. Nelle precedenti legislature si era creato questo carrozzone un po' per non far niente un po' per castrare qua e là il nostro disapplicatissimo statuto, vedi la proposta del 2005 dalla quale - per esempio - il Capodicasa fece togliere la competenza siciliana sulle banche (ma chissà mai perché).
Poi, con Lombardo, uomo double face, la Commissione, per non scontentare nessuno, diventò "per la revisione e l'ATTUAZIONE dello Statuto" ma, a quanto pare, ordine di scuderia ai suoi era di boicottarla perché non si facesse alcun danno all'impianto dello Statuto.
Poi l'ingenuo Aricò ha deciso di fare sul serio, e si è imbarcato nientemeno che il prof. Costa, barricadero dello Statuto così com'è.
Il quale, per primissima cosa, ha detto (verificare gli atti on line) che non solo non c'è bisogno di nessuna revisione ma che anche l'attuazione sarà impossibile finché non si ripristina l'Alta Corte. Si tira dietro la maggioranza della Commissione e questa decide di fare sul serio sull'Alta Corte.
A questo punto il giocattolo messo su per smontare lo Statuto sembra essersi ritorto contro i loro ideatori e diventa "pericoloso".
Risultato: scioglimento immediato della Commissione per ...scarso rendimento (dipende dai punti di vista, in effetti non ha RESO quel che ci si aspettava da essa).
Accusa mai mossa contro altre commissioni né ai tempi di Cuffaro e oltre contro la stessa.

zetan ha detto...

Al solito nostro, siamo troppo enigmatici, sarà l'età che avanza ma comincio a stancarmi di questo linguaggio criptato. Mi riferisco alle dichiarazioni sulla abolizione della Commissione Statuto.

Nell'articolo del prof. Massimo Costa si evidenzia come egli non intende entrare nel merito politico della vicenda, ne posso comprendere le ragioni ma, mi chiedo chi lo farà?

Non ritenete anche voi tutti che sia arrivato il momento di avviare una comunicazione diretta anche nel raccontare eventi come questo? Che senso ha criptare il messaggio? A chi giova. Se il Presidente Cascio ha delle responsabilità in questa vicenda, come si lascia intendere, chi gli e le addossa? L'Assemblea Regionale poi, ha chiesto spiegazioni ufficiali sulle motivazioni dello scioglimento? Quale tipo di convergenza politica si è determinata sulla decisione dello scioglimento?

Ritengo siamo in una fase nella quale necessita un cambio di ritmo dialettico, sforzarsi di ricercare un linguaggio limpido anche quando gli argomenti appaiono di esclusiva competenza di pochi tra questi tecnici e politici, non vuol dire che interessa solo a loro.

La mia sensazione è che sembriamo impastati dei nostri limiti che fatichiamo eccessivamente a liberarci di questa cappa che è rappresentata dalle cose mezze dette, modello del tipo una è poca e due sono troppe.

Scusate lo sfogo ma non riuscito a sottrarmi dal renderlo noto così per come l'ho percepito.