I contorsionisti
Le contorsioni finali del paese stanno diventando roba da circo. Prendiamo ad esempio questa dichiarazione del caro Napolitano (Napolitano: «No a giudizi sommari e volgari sull'Unità d'Italia», Corriere.it 12 febbraio 2010):
«Inimmaginabili nell'Europa e nel mondo di oggi prospettive separatiste non indipendentiste»
Cosa sarebbero queste “prospettive separatiste non indipendentiste”? Se le prospettive sono indipendentiste (come ad esempio quella leghista) vanno bene? Non è che per caso la differenza stia solo nella dichiarazione d'intenti...
L'unica prospettiva “separatista non indipendentista” che possa saltare in mente è quella dell'Autonomia Siciliana: Napolitano sta forse accusando l'autonomismo di essere un indipendentismo sotto mentite spoglie?
Se così fosse, sarebbe grossa notizia per il campo sicilianista dove alcuni da tempo sostengono che una volta applicato integralmente lo Statuto Autonomistico la Sicilia sarebbe di fatto indipendente dal continente: pieni poteri in materia di energia ed ordine pubblico, la capacità di elevare tributi, il divieto all'esercito italiano di stazionare sull'isola sono solo alcuni dei piccoli cadeaux lasciati in eredità dalla lotta indipendentista ai siciliani che ne volessero fare uso.
Il pronunciamento allarmista del Colle, condito da una serie di articoli usciti in questi giorni sui quotidiani in cui si adombra una possibile prossima separazione dell'Italia, non lasciano dubbi sul fatto che oggi il pericolo sia concreto.
Nei giorni scorsi è stato presentato al pubblico il nuovo libro dello scrittore catanese Giuseppe Perrotta dal titolo Giubileo 2050, un fanta-thriller che si dipana in un'Italia divisa in quattro (nord, Vaticano, Sud, Sicilia) e che ha inusitatamente trovato larga eco sul territorio nazionale.
Ne dà notizia tra gli altri Il Messaggero di Roma in un fondo di pagina dal titolo indicativo (“Attento, Silvio ti guarda: piccoli segnali dai grandi significati”, 12 febbraio 2010):
C'è un gustoso thriller, intitolato «Giubileo 2050», in cui s'immagina la dissoluzione della Penisola in quattro diversi Stati: la Repubblica Cisalpina, il Regnum Christi (il cui sovrano, il Papa, è stato rapito dalla camorra), la Repubblica delle regioni meridionali e la Repubblica della Trinacria, cioè la Sicilia sola con se stessa e con Cosa Nostra. Fantapolitica?
A parte l'aggiunta di Cosa Nostra, a cui l'autore non fa cenno nella presentazione del libro (non ho una copia tra le mani per controllare...), il monito ricalca le tematiche discusse da questo blog: finito Berlusconi, finito il collante che ancora tiene uniti questi quattro brandelli (si veda il post “Mi arrendo”):
Senza più il collante dell'avversione all'Orco di Arcore, ci sarà a sinistra il tana liberatutti e il tutti contro tutti, peggio di quanto accade adesso. Magari questa è fantapolitica, ma fantapolitica per fantapolitica, oltre all'eclissi della sinistra già abbondantemente ecclissatasi, il rischio è che fra un po' neanche più l'Italia ci sarà più.
Ma non è da noi fermarsi davanti all'ultimo passo. Napolitano sta per caso accusando l'MPA ed il suo leader, Raffaele Lombardo, di pianificare quella “separazione non indipendentista”? La continuazione del discorso presidenziale è anch'essa quanto mai arzigogolata:
«(...) e più semplicemente ipotesi di sviluppo autosufficiente di una parte soltanto, forse anche la più avanzata economicamente, dell'Italia unita».
Sembra si stia riferendo alla Lega Nord. Sarà un refuso di stampa, ma se si stesse parlando del Nord Italia più che un forse, il discorso avrebbe dovuto contenere un fosse:
«fosse anche la più avanzata economicamente, dell'Italia unita».
Quel forse indica una possibilità futura più che un fatto acquisito ed echeggia un articolo uscito a suo tempo su Limes, la rivista italiana di geopolitica del gruppo L'Espresso dal titolo “Sicilia Nazione” (si veda il post “La nazione infetta”).
Rinviando tutti anche al post “La via della seta”, si evita qui di argomentare ulteriormente. Ma la sin troppo decisa chiusura del governo siciliano alla possibile riconversione dell'area di Termini Imerese abbandonata dalla FIAT ad usi diversi dalla produzione di autovetture sa di spalle sin troppo coperte: i ventilati interessamenti internazionali ad una produzione centro-mediterranea potrebbero non essere solo una sbruffonata politica.
Ieri abbiamo anche assistito all'ennesima presentazione del progetto del Ponte di Messina (di massima? Definitivo? Esecutivo?... siamo confusi.), con i proponenti che sembravano barricati e decisi a morire con la loro opera (“Protesta della rete no Ponte”, SiciliaInformazioni.com 12 febbraio 2010):
“Una cosa è chiara: non ci sarà niente e nessuno che bloccherà la realizzazione del ponte che nel gennaio del 2017 sarà pronto”
L'ostentazione di tutta questa sicurezza da parte del Ministro Matteoli puzza di bluff lontano quanto l'intera fantascientifica campata.
Raffaele Lombardo è stato invece quotato da altri in solitario, come ad esempio nel caso di Libero:
“Il ponte può rappresentare il vero simbolo per l'unita' del Paese mentre ci si appresta a celebrare il 150esimo anniversario dell'Unita' d'Italia”.
A parte l'utilizzo del “può rappresentare” invece di un bel “rappresenterà” che lo avrebbe posto più in linea con la sicumera del ministro, il parallelo espresso mentre tutti in Italia parlano di fine di quell'unità, è per lo meno spinoso: stante il paragone, dovesse crollare l'unità il progetto del ponte non potrebbe fare altro che seguirne i destini.
Come si dice dalle nostre parti, la meglio parola è quella non detta, nel senso che ciò che si tace è più significativo per capire certi umori. Ed allora includiamo nel conto anche la mancata citazione della summenzionata esternazione del leader autonomo-forse-separatista da parte de La Sicilia, quotidiano catanese notoriamente favorevole alla costruzione della mega-sbruffonata sulla Stretto. Sul pezzo relativo pubblicato dal sito della testata giornalistica (“Ponte, la squadra d'azione”) si sono “dimenticati” di citare persino la presenza fisica di Raffaele Lombardo all'evento.
La possibile capriola di Raffaele sulle rive dello stretto, comunque la si voglia inquadrare, non avrebbe niente di straordinario: a Palermo lui comanda ancora grazie all'appoggio della sinistra. Non credo che Lupo e compagni ci tengano tanto a perdere quel piccolo gruzzolo di voti che ancora si ritrovano dopo le dolorose contorsioni politiche che li hanno portati al governo.
8 commenti:
La Scozia può farcela da sola
Gli indipendentisti scozzesi vogliono separarsi dal Regno Unito. Ma cosa succederebbe all'economia locale? A maggio si vota per il parlamento della Scozia. E il dibattito arriva anche sulla stampa britannica
Indipendenti e uguali
La Scozia è al di sotto delle sue possibilità. Abbiamo il tasso di crescita a lungo termine più basso dell'Unione europea, e negli ultimi dieci anni - l'era del ministro delle finanze Gordon Brown, che tra l'altro è scozzese - la nostra crescita è stata inferiore di quasi il 30 per cento a quella del Regno Unito nel suo complesso. La crescita è fondamentale per la salute di un paese: basta guardare all'Irlanda per vedere che trasformazioni si possono compiere con tassi di crescita annua dell'8 per cento, quattro volte superiori a quelli della Scozia.
Il risultato è che troppo spesso le nuove imprese scozzesi stentano a sopravvivere, i salari medi sono più bassi, le famiglie hanno meno soldi da spendere e ogni anno 25mila giovani se ne vanno a cercare lavoro e opportunità altrove.
Vent'anni fa l'Irlanda era il parente povero delle isole britanniche. Ma con il governo di Dublino libero di scegliere le giuste politiche per dare al paese dei vantaggi economici - meno tasse per le aziende, piena integrazione nell'Unione europea e investimenti per l'istruzione e la formazione professionale - ha raggiunto il Regno Unito, fino a diventare uno dei sei o sette paesi più ricchi del mondo. E a dicembre l'Onu l'ha messa al quarto posto nella classifica dei paesi dove si vive meglio, davanti alla Gran Bretagna (e, chiaramente, alla Scozia).
La crescita sostenibile è l'obiettivo centrale della politica economica di ogni paese ed è il maggior vanto di Gordon Brown come ministro delle finanze britannico. Con questo criterio di giudizio, però, Brown ha fallito nel paese in cui è nato. Il governo autonomo di Edimburgo non può prendere le decisioni economiche più importanti. Non può abbassare le imposte sulle società, come l'Irlanda, o economizzare le risorse naturali, come la Norvegia. Non può fare ciò che serve per portare la Scozia nella serie A dei paesi vincenti.
La cosa più sconfortante dei laburisti scozzesi è il loro provincialismo, ben illustrato dalle scarse ambizioni che hanno per la nostra nazione. Sembrano orgogliosi quando i dati sulla crescita raggiungono la media britannica, ma lasciano la Scozia molto indietro rispetto ai paesi vicini. Si vantano dell'alta occupazione, ma dimenticano che è fatta di impieghi part time, poco qualificati e con bassi salari. Sostengono, sbagliando, che la Scozia è sovvenzionata dalla generosità di Londra, chiamata eufemisticamente come un "dividendo", e sembrano accontentarsi di questa situazione.
ALEX SALMOND
SNP Leader
La forza del petrolio
Non si è mai vista tanta gente passare tanto tempo a cercare di "dimostrare" che il proprio paese è sovvenzionato. Secondo i laburisti, i ricavi del petrolio sono in calo in tutto il mondo, il prezzo del greggio sta per crollare e i giacimenti stanno per esaurirsi. In realtà i ricavi sono in aumento, in termini di risorse siamo solo a metà del petrolio nel Mare del Nord, e le previsioni a medio termine prospettano un aumento costante dei prezzi. La proposta del Partito nazionale scozzese in materia di petrolio è amministrare la risorsa con prudenza - come ha fatto la Norvegia, attraverso un fondo d'investimenti - senza arraffare tutto e subito, come prevede l'atteggiamento di Gordon Brown.
La situazione economica della Scozia oggi è insoddisfacente per ogni scozzese che si rispetti. Abbiamo urgente bisogno di un approccio nuovo e innovativo. Possiamo far meglio: possiamo creare una nazione più ricca, equa e dinamica. Tutt'intorno a noi abbiamo esempi di paesi indipendenti e ricchi. L'indice di sviluppo umano è un parametro delle Nazioni Unite che esamina sia l'andamento dell'economia di una nazione sia il benessere della sua società. A ovest abbiamo l'Irlanda, al quarto posto in questa graduatoria; a nord l'Islanda, al secondo; e a est la Norvegia, il primo paese per qualità della vita per il sesto anno consecutivo. Questi paesi sono tra i primi sei anche per il prodotto interno lordo pro capite e formano un'area di benessere a cui deve ambire anche la Scozia. Talento, energia ed entusiasmo non ci mancano. Abbiamo cittadini qualificati; una posizione geografia con molti vantaggi e le stesse risorse naturali della Norvegia.
Vicini e amici
Allora perché gli altri paesi crescono mentre l'economia scozzese va a rilento? La chiave è l'indipendenza. Norvegia, Irlanda, Islanda, Finlandia, Danimarca e Svezia sono paesi paragonabili alla Scozia, ma liberi di scegliere il modo migliore per rendere la loro economia più competitiva. Nessuno lascerebbe il proprio successo nelle mani di un'altra nazione o sopporterebbe il piagnucoloso disfattismo usato come scusa per l'unionismo in Scozia - secondo cui il nostro paese è incapace di gestire un'economia vincente. Abbiamo provato con la devolution e, dopo quasi otto anni, ne conosciamo i limiti. È ora che Scozia e Inghilterra siano partner, vicini e amici, uguali e indipendenti.
ALEX SALMOND
SNP Leader
Ho voluto pubblicare questo commento, e penso che presto sarà un dibattito a livello pubblico dalle nostre parti.
Di contorsionisti "made in italy" spero che a breve non avremo più bisogno, tra poco la campagna politica sarà per chi è per la Sicilia o per chi vuole a continuare a servire Roma guidata dai tosco-padani!
io chiedo: cosa serve realmente affinché lo Statuto della Regione Autonoma della Sicilia sia attuato?
Sr senti che dice il nostro "ministro" per l'istruzione!
http://www.siciliaoggi.net/pos_4.php
Seconde me bisognerebbe che il governo siciliano faccia una campagna pubblicitaria in tutti i paesi anche negli arcipelaghi a sottolineare di lavorare per il bene della nostra "regione", dare consapevolezza di avere gli strumenti per attuarla, dare a tutte le famiglie una copia dello Statuto Autonomo Siciliano a mo di catechismo, con f.a.q. facilmente comprensibili.
Appizzaru li manifesti nta li kiazzi ra Xicilia
Libbertà e Ndipendenza
o carni macellu ha da fari.
Taliati ke bbeddi sunnu li nostri liggi,
avi millenni ka li sapemu fari!
http://www.siciliaoggi.net/Primopiano.php
scusate ma questo è il link corretto
Per associazione di idee l'atto di "avviso" di Napolitano, mi ha fatto venire in mente le regole del trattato di Lisbona, ove per ragioni di pretesa sedizione (peraltro concepita su basi puramente discrezioali) si può anche essere condannati a morte, o sbaglio?
Esattamente Peppinnappa, ma se c'è un governo però mina le basi economiche dell'unione(!?!?) allora lo cacciano fuori! Allora non c'è sedizione, in pratica dovremo sperare che Berlusca spende e spande, noi non paghiamo le tasse perchè non c'è lavoro, allora questi ci buttano fuori per il default economico!
Nel club ci possono stare chi riesce a far pagare la tangente al proprio popolo!
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