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venerdì, febbraio 05, 2010

C'est la vie

Nel fervere dei preparativi per la visita di stato in Francia da parte del Presidente americano Barack Obama nel giugno del 2009, un aereo di linea dell'Air France scomparve misteriosamente dai radar mentre faceva ritorno dal Brasile.

Le ricerche continuarono inutilmente per diversi giorni tra falsi allarmi ed una ridda di strane ipotesi sul destino del volo sino a quando, in coincidenza con la fine dell'“amichevole” incontro, all'improvviso corpi e rottami cominciarono a riapparire tra le fredde acque dell'atlantico.

I più smaliziati, prendendo nota delle solite inusitate concomitanze, capirono che Sarkozy aveva in mente qualcosa di prodigioso: il ritorno della “grandeur”, il rilancio sulla scena politica internazionale dell'immagine dei suo paese attraverso gli ampi spazi apertisi grazie al veloce crollo statunitense.

Per essere protagonisti oggi sul palcoscenico globale è necessario posizionarsi lungo la nuova via della seta, tra l'India, il medio-oriente, l'Africa e sopratutto il Mediterraneo. L'ambizioso transalpino ha per questo fatto uscire il classico coniglio dal cilindro ed ha lanciato al mondo la sua strabiliante invenzione della “ciambella” mediterranea (si veda il post “Le ciambelle arabe non hanno il buco”).

Questa non sarebbe altro che una “Unione Mediterranea” zoppa. Presentata il 13 luglio 2008 a Parigi, essa pretende di amplificare la farneticante unione massonica europea in ambito maghrebino-mediorientale (naturalmente con Israele nel mezzo...) senza tener minimamente conto della storia dei popoli che vi dovrebbero fare parte e pretendendo di essersi scordati dei Vespri e degli eventi che a suo tempo mortificarono le mire di controllo mediterraneo dei mangia-rane.

Chiave per il successo di tale strategia, oggi come allora, è l'acquisizione della corona del Regno di Sicilia: il nostro per raggiungere questo scopo è partito da lontano e si è subito cavourescamente sposato con la piemontese Carla Bruni quasi a voler simboleggiare dei rinnovati interessi strategici sul nord Italia.

L'accerchiamento dei padani ha subito una accelerata con l'accordo raggiunto per il sostanziale controllo di Alitalia che ha permesso ad Air France di dirottare il traffico da e per l'Italia a Parigi (si veda il post “Chiuditi cielo”) e si è poi assestato con l'accordo per il nucleare firmato con il Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi il 25 febbraio 2009. Con questo accordo il presidente francese credeva di essere in procinto di mettere le sue grinfie radioattive sul sud Italia e sulla Sicilia, chiudendo la famosa ciambella col buco di cui sopra.

Le strategie transalpine non si limitavano certo al vicinato sub-alpino. Oltre che al rinnovo dei loro interessi in Africa, i francesi puntavano a tornare a stringere importanti relazioni internazionali in medio-oriente.

Fulcro di questa azione dovevano essere gli accordi siglati con lo sceicco di Abu Dhabi per la costruzione di alcune centrali negli emirati arabi, un accordo che poneva un freno ai già traballanti interessi americani nell'area. Più a nord, la Total sperava di assicurarsi un qualche giacimento di primo piano in Iraq per assicurare alla rinata pretesa di grandeur il giusto supporto energetico.

Era stato lo stesso presidente iracheno, Jalal Talabani, a dare concrete speranze ai francesi. Durante la sua visita in Francia lo scorso novembre aveva detto a proposito delle gare per l'assegnazione dei diritti petroliferi:

La gara non si basa solo sui numeri; noi dovremmo favorire un'offerta francese indipendentemente dai numeri (...) E' la nostra politica, vogliamo vedere la Total lavorare nei nostri campi” (“Iraq oil: Baghdad bats its eye lashes at France and Total”, FT.com 19 novembre 2009)

Sarkozy si stava già sfregando le mani con foga a questo punto, salivando smodatamente nel vedere come quella ciambella lievitasse nel forno. Non sapeva, il tapino, che da li a poco una vampata avrebbe bruciato tutto.

Il 12 dicembre al termine dell'asta per l'assegnazione dei campi di maggiori dimensioni in Iraq, Total si è ritrovata a mani vuote. L'amministratore delegato dell'azienda, Christophe de Margerie, intervistato dal periodico arabo The Gulf, commentava laconicamente quella che noi verrebbe descritta come una tagliata di faccia: “Mi chiede se sono contento del risultato? No” (“Oil deals a Total disappointment”, 19 dicembre 2009)

E prima della fine dell'anno un'altra porta in faccia ha rischiato di ridurre a dimensioni più consone il naso di Sarkozy:

Il governo di Abu Dhabi ha scelto un gruppo di aziende Sud Coreane per costruire la prima centrale elettrica nucleare della nazione, portando avanti l'obiettivo degli EAU di diventare la prima nazione araba a fare uso dell'energia atomica su scala commerciale. (“Abu Dhabi signs nuclear power deal with South Korean group”, The National 28 dicembre 2009)

Abu Dhabi è al momento la città più ricca del mondo ed uno dei più feroci oppositori del regime finanziario anglosassone, una punta avanzata del mondo arabo. Perdere preziose posizioni sul nucleare qui per Areva significa perdere tanto, se non tutto, in medio oriente. Lo sceicco si sarà forse indispettito per le sembianze della bandiera della sedicente “Unione Mediterranea” (riprodotta a lato), neanche tanto vagamente simile a quella di Israele?

Senza contare che nel mezzo tra i due eventi era caduta un'altra tegola.

Come una riproduzione della cattedrale di Notre Dame conficcata nel cuore: così deve essere stata recepita a Parigi la notizia del ferimento di Berlusconi (si veda il post “Intrigo internazionale”). La fine dei sogni di gloria in Sicilia: senza il pecoraio sarebbe stata solo questione tempo ed anche l'accordo nucleare italiano sarebbe stato smantellato.

Ora che Arcore è stata bloccata, persino la Padania rischia di sfuggire al controllo transalpino: Tremonti si è subito inginocchiato a Londra per fermare al valico Sarkozy (si veda il post "Mi arrendo") e come d'incanto la Bruni si è ritirata dal Festival di Sanremo, offesa (pare...) per certi versi poco cortesi.

Il 19 gennaio a Palermo Raffaele Lombardo ha piantato il paletto di frassino nel cuore del vampiro, appoggiando l'approvazione di un ordine del giorno del PD: “Ci batteremo perché in Sicilia non si parli nemmeno lontanamente di nucleare”, ha detto il Presidente. Aggiungendo poi il carico da 11:

“I rischi non si riducono enormemente se questa centrale anziché a Palma di Montechiaro viene collocata a Sibari, a Taranto o a Napoli (...) Non si riducono assolutamente - ha concluso - senza considerare che lo Stato autonomo di Malta, che dista una novantina di chilometri dalle coste sud della Sicilia, potrebbe anch'esso dotarsi di una centrale nucleare” (“Nucleare in Sicilia? No, grazie. Approvato ordine del giorno del Pd all'Ars”, SiciliaInformazioni.com)

Le vie del Mediterraneo sono chiuse per la Francia: la Sicilia, crocevia energetico globale, ha i mezzi economici e politici per sopperire alle necessità di Malta e del Sud Italia.

Certo, ci aspettavamo un osso più duro. Invece la rabbia dei francesi sino ad ora si è risolta tutta in un tentativo di diffamazione a mezzo stampa sul un loro giornaletto che sin dal titolo appare tutto tranne che minaccioso: Le Figaro (“Sicilia, Le Figaro attacca i dipendenti pubblici”, IlGiornale.it 2 febbraio 2010 - vedi l'articolo originale di Le Figaro).

Che mancanza di classe, di originalità. Che delusione per chi credeva di prepararsi ad un nuovo Vespro...


Lombardo sgonfia la ciambella francese



4 commenti:

rrusariu ha detto...

U Sicilianu kanta la marsigghisi!
http://www.youtube.com/watch?v=QXXstOweChc

Talia nta posta!

Certo la francia si scorna sempre con la Sicilia... probabilmente ai franchi sicambri qualcosa ci va storto se dopo 3 mila anni i cugini dei filistei gli sbarrano il passo...

Le linee del tempo sono cambiate...

amicopaolo ha detto...

amici,
questi hanno capito che vogliamo alzare la testa e vogliono prenderci per la fame.
Keller e Fiat sono i primi avvertimenti dei capitalisti italiani filo angloamericani che minacciano apertamente il Governo siciliano che tira calci per uno strappo al sistema.

Abate,
Se Berlusconi cade e il PDL si sfascia credo che maturerebbero le condizioni per dare corpo a quel progetto, sempre vivo e che cova sotto la cenere, di "Italia Futura" con Fini-D'Alema-Montezemolo-Draghi-Monti ecc...
Che ne pensi?

Spero che qualche politico siciliano si sbrighi a prendere le redini della nostra Isola mentre c'è Berlusconi e prima che qualche altro ci azzeri le condizioni e le possibilità di farlo.

Abate Vella ha detto...

Amicopaolo,

le redini della Sicilia sono nelle mani di Lombardo e per i prossimi anni difficilmente qualcuno potrá cambiare le cose.

D'altronde Lombardo sta facendo quello che bisogna fare e tutti gli stupidi attacchi della stampa fanno solo ridere.

Ora invece deve crescere una nuova generazione di politici che possa permettersi di agire da Siciliana.

I settentrionali sono stati giá battuti e tutti i loro tentativi di prenderci per fame sono destinati a fallire. Invece di preoccuparci per queste cose, si dovrebbe guardare un pó piú in lá al dopo-Lombardo.

Anonimo ha detto...

Stu Sarkozy e` lo stesso farabutto che insiste che i nostri fratelli Corsi dichiarano che la Nazione Corsa e` francese. La Corsica deve essere indipemdente ocme dovrebbero essere indipendenti la Sicilia e la Sardegna!!!