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giovedì, dicembre 10, 2009

Il fantasma dello stadio (terza parte)

3 - L'avvertimento

La domenica sportiva catanese ha sempre flirtato con la violenza. Partecipare ad un qualche tafferuglio con la polizia in occasione di un derby esercita un'attrazione irresistibile anche per il giovanotto di “buona famiglia” annoiato ed incapace altrimenti di sentirsi “popolo”.

Ogni tanto la ragazzata provoca però conseguenze di una certa serietà. Come quando negli anni '80 un guardiano esasperato sparò in aria da sotto la curva uccidendo alcuni spettatori. O come quando sempre in quegli anni, e con il Catania in serie A, durante la partita casalinga con il Milan l'aggressione all'arbitro costò alla squadra diverse giornate di squalifica del campo.

Un tale ambiente si presta perfettamente a strumentalizzazioni e stimoli esterni. Ad infiltrazioni ed all'innesco di scoppi di violenza in momenti di particolare tensione.

Bisogna peraltro ammettere che la morte dell'ispettore Raciti in quel 2 febbraio 2007 non stona assolutamente con un ambiente degradato socialmente e moralmente come quello raccolto intorno allo stadio etneo, dove la rabbia repressa acuita dalle precarie condizione economiche si mescola al bisogno di un qualche sfogo collettivo. Non vi sono dubbi che “il morto” a Catania ci sarebbe potuto scappare in ogni momento senza chiamare in causa complotti o cospirazioni.

Allora il fatto che la stampa nazionale ponesse giustamente l'accento sui comportamenti della “tifoseria” etnea, da solo, non può essere considerato indice di pianificazione.

Alcuni elementi di una certa importanza suggeriscono tuttavia che i tragici fatti del 2 febbraio 2007 si siano sviluppati intorno ad un qualche canovaccio attentamente predisposto.

Nella stagione agonistica 2006-2007 in serie A sono presenti 3 squadre siciliane: Palermo, Catania e Messina. Sin dalle prime giornate, inaspettatamente, il Catania riesce a seguire il Palermo nei piani alti della classifica oscillando sempre tra il quarto ed il quinto posto.

In questo quadro calcistico sicuramente anomalo, il 28 ottobre 2006 il Financial Times pubblica un articolo sulla situazione della serie A che avrà una larga eco anche sui giornali italiani: “Sorry state of Italian football boosts Sicily” (“Lo stato pietoso del calcio italiano permette il decollo della Sicilia”):

“Il calcio isolano non è mai stato così forte. Sarebbe bello dire che questo simboleggia una nuova Sicilia, ma non è così. Il sorgere della Sicilia simboleggia il malanno presente in Italia, la terra dei campioni del mondo”

Si sta veramente parlando solo di calcio o c'è dell'altro? La laconica chiusura del pezzo è ancora più incisiva:

“Quando la Sicilia può competere, allora sai che il sistema italiano è andato in frantumi”.

E' difficile non dare risvolti politici alla frase, anche dopo averla riletta inserita nel suo giusto contesto. Se la Sicilia vivesse veramente di assistenzialismo ed il sistema andasse in frantumi sarebbe proprio l'isola a soffrirne di più. Altro che decollo! Un dettaglio che non può certo sfuggire al Financial Times, che in fatto di economia la sa lunga.

Ma non è questo il brano che da più da pensare.

Malgrado l'elevato tasso di violenza esistente tra gli spalti degli stadi siciliani, non era solo qui che si erano registrati episodi tanto gravi. A partire dal 22 marzo 1982, quando Andrea Vitone, milanista, fu ucciso da una coltellata durante Milan-Cremonese, i morti non sono mancati su e giù per lo stivale. Arrivando a tempi più recenti si può ricordare Claudio Spagnolo, ucciso nel 1995 a Genova prima della partita con il Milan. Oppure Fabio Di Mare, morto per infarto durante gli scontri a seguito della partita Traviso-Cagliari. O ancora Alessandro Spoletini, precipitato dagli spalti del Dall'Ara (Bologna) l'11 febbraio 2001. Tutti fatti che coinvolgono squadre di primissimo piano.

Eppure il giornalista inglese, Simon Kuper, fa profeticamente di tutto per mettere in evidenza l'estrema violenza di cui sarebbe intrisa la cultura siciliana. Per spiegare gli eventi (e giustificarli, verrebbe da pensare a posteriori) chiama in causa persino il criminologo:

“Come dice il criminologo Nigel Walker: «L'usanza della vendetta è seguita non solo dai contadini siciliani, ma anche dalle squadre di calcio, dalle università, dai politici, da chi recensisce i libri e dai personaggi pubblici.»”

Il 7 marzo del 2000 un tifoso inglese viene accoltellato prima della partita di Coppa Uefa Roma-Leeds. Il 22 aprile dello stesso anno è il turno di un tifoso dell'Arsenal prima dell'incontro con la Lazio. Ma Simon, invece di avere il dente avvelenato contro i romanacci, insiste sempre con la Sicilia:

“Così nel 2001 gli hooligans del Catania festeggiarono quando lanciarono un razzo verso la tribuna dei tifosi del Messina. Un ventiquattrenne fu ucciso.”

Il tutto prende una piega sfacciatamente razziale quando, ricordando le magliette del West Ham con la scritta “Hammer vs The Mafia” o l'articolo della stampa ceca dedicato al Palermo ed intitolato “Kosa Nostra”, si farfuglia che “I siciliani se la prendono quando qualcuno da fuori cita la loro tradizione di violenza

In Italia siamo abituati a questo genere di invettive a mezzo stampa. Toni di questo livello si ritrovano spesso sulla stampa nazionale rivolti in senso generalizzato agli italiani del sud o del nord, oppure solo agli abitanti della città rivale. Ma che c'entra il Financial Times con le beghe da parrocchia nostrane? Che motivo ha Simon Kuper di prendersela con i siciliani in questo modo? Il tono suggerisce nuovamente astio politico dovuto a motivi molto più vasti che non la semplice e forse anche fortunosa permanenza di due squadre di calcio nei quartieri alti del campionato.

Vi sono altri due particolari che contribuiscono a rendere il quadro ancora più sospetto.

Il primo è il riferimento alla cattura di Provenzano, un passo che potremmo anche tentare di tradurre con un “avete vinto una battaglia ma non la guerra”:

“Le glorie calcistiche siciliane coincidono con la recente cattura in una casa di campagna isolata di Bernardo Provenzano, capo dei capi della mafia siciliana (...) Si sarebbe tentati di dire che questi eventi puntino verso una più generale rinascita locale. In realtà non è così. L'isola rimane disperata.”

Il secondo è il campanello che tuttora continua a risuonare a più di tre anni di distanza:

“Questo articolo si rifiuta di denigrare la Sicilia con vecchi stereotipi, ed in ogni caso sarebbe da sciocchi irritare gente che può fare offerte che non puoi rifiutare.”

A parte la stupida provocazione, la seconda parte di questa frase mal costruita ha un suono sinistro. Il riferimento al Padrino, il film di Coppola, sembra solo un altro insulto, ma potrebbe essere letto anche in forma generalizzata: “E' da sciocchi irritare gente che può fare offerte che non puoi rifiutare”. In fondo è una norma sempre valida.

Il pezzo di Kuper ha avuto larga eco sui giornali italiani, da Repubblica (Financial Times contro il calcio italiano "Sicilia in testa simbolo del declino", 29 ottobre) al Corriere della Sera (“Dal «Financial Times» pallonate al calcio italiano: «Brutto segno se vince la Sicilia»", 29 ottobre), dove è stato tradotto e riproposto fedelmente anche nei dettagli di quest'ultimo fraterno suggerimento. Particolare interessante, il Corriere fa una piccola aggiunta di propria iniziativa, dei puntini di sospensione che fungono anche da sottolineatura:

«sarebbe sciocco irritare persone capaci di fare offerte che non si possono rifiutare...»

L'articolo del Financial Times era un avvertimento per qualcuno in Sicilia? Forse. Sicuramente se fossi il presidente di una delle squadre coinvolte mi chiederei il perchè di un attacco mediatico da Londra. Zamparini (Palermo), Franza (Messina) e Pulvirenti (Catania) si saranno pur fatti qualche domanda. I giornalisti italiani stranamente non hanno creduto opportuno farsi alcuna domanda.

Ma le sole parole senza un “fatto” sarebbero certamente rimaste un avvertimento poco convincente. La mafia non ti fa saltare direttamente il negozio. L'obiettivo è quello di addomesticarti, di sottometterti e di costringerti a pagare il pizzo. Non quello di farti chiudere bottega. La bomba o la pallottola sono rimedi estremi.

Se i fili del 2 febbraio sono stati tirati veramente da Londra e quel pezzo è un avvertimento, prima di accendere la miccia che avrebbe dovuto fare chiudere definitivamente la bottega ci sarebbe dovuta essere una qualche dimostrazione di forza. Un chiaro esempio di quello che sarebbe potuto succedere.

Ebbene, quella “dimostrazione” ci fu ed ebbe luogo circa un mese prima della pubblicazione dell'avvertimento. Il 23 settembre 2006, durante il derby Catania-Messina, vi furono alcuni scontri tra sedicenti “tifosi” del Catania e le forze dell'ordine:

Da segnalare che prima della fine del primo tempo due agenti di polizia che prestavano servizio all'interno dello stadio sono rimasti feriti. I due sono stati colpiti nella zona della curva nord mentre tentavano di soccorrere un tifoso colto da malore. Sono stati medicati in ospedale, le loro condizioni non sarebbero gravi. (“Reti, espulsioni e colpi di scena, alla fine è pari tra Catania e Messina” Repubblica.it 23 settembre 2006)

I poliziotti caddero in un'imboscata appositamente pianificata: il tifoso colto da malore si rivelò poi uno degli assalitori e le condizioni per almeno uno dei poliziotti furono in realtà piuttosto gravi, tanto che si vide costretto sulla sedia a rotelle per diverso tempo. In seguito a questi scontri il Catania fu condannato a giocare due partite casalinghe in campo neutro ed a porte chiuse.

Scontri con le forze dell'ordine durante un derby al Massimino, agguato ad un poliziotto che viene ridotto in fin di vita, squalifica del campo per diverse giornate: le prove generali di quello che sarebbe successo pochi mesi dopo. L'offerta che non si sarebbe dovuta rifiutare.

Capitoli precedenti
1 – L'introduzione
2 - L'antefatto

5 commenti:

amicopaolo ha detto...

Complimenti Abate,
ottima ricostruzione probatoria di una vicenda a tinte fosche.

Abate Vella ha detto...

Grazie Amicopaolo.

Siamo ancora all'inizio della storia. A poco a poco vedremo tanti altri strani segnali che puntano nella direzione di una qualche pianificazione.

Anonimo ha detto...

Volevo segnalare questo articolo interessante: dopo il caso dell'ispettore Raciti, potremmo aspettarci anche in Sicilia una rivoluzione colorata, magari rossa per ricordare le camice di un tempo

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=6556

saluti
Brigante

amicopaolo ha detto...

Ciao Brigante,

grazie per la tua segnalazione.
Quest'articolo è un'analisi che rimarca dei fatti già noti e fa vedere il berlusca camminare in un campo minato, ed è difficile scommettere sulla sua vincita.
Nonostante ciò, l'elezione di una testa di legno, come Presidente UE, mi fa capire che i giochi sono ancora aperti. Anche le ultime vicende italiane non hanno scalfito per nulla la sua popolarità come leader del Paese, anzi, gli hanno fornito l'opportunità di reagire in maniera quasi disinvolta contro quei poteri "militari della democrazia" (magistratura) servi e filo anglo-americani.

rrusariu ha detto...

I fantasimi stannu akkumparennu!

http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/mafia-12/segreto-stato/segreto-stato.html