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sabato, aprile 11, 2009

L'opinione: Rosario Brancato, MPA Lombardia

A circa un anno dell'investitura a Capo del Governo Siciliano, Raffaele Lombardo si è trovato a gestire la Sicilia in una situazione politica nuova. Da un lato la scomparsa la vecchia sinistra rivendicazionista ma negatrice della specificità siciliana ed un partito democratico nato già decapitato per l'ovvia scelta da parte della Finocchiaro in direzione di Roma in seguito alla sconfitta nella sua terra di origine, con obolo di aver mandato anche dei parlamentari non siciliani sui colli romani. Dall'altra parte la sconfitta della vecchia destra isolana arroccata dell'anacronistica difesa della presunta italianità dei sui elettori, che a tutt'oggi sono sbeffeggiati dalle scelte di un governo romano rivolto solo a portare liquidità finanziaria in una determinata parte della linea Gaeta/Foce del Tronto.

Ci ritroviamo con tre attori politici, la vecchia nomenklatura dei democratici a difesa dei privilegi dei grandi commis di interessi privati costituiti che danno supporto a taluni politici ormai perdenti nel resto della penisola. Il nuovo Rassemblement pour la Libertè, dove tutti si dicono fratelli, ma soprattutto fratelli coltelli. Dove la politica viene condotta come una campagna di marketing volta a svuotare la capacita' mentali della gente, cioè a (non) far ragionare i cittadini sulle scemenze veicolate dalla scatola magica.

Quanto durerà il Deus ex machina, chi tira le corde dietro di esso? Ho la vaga sensazione che tutti i politici stiano aspettando il momento in cui la corda che tiene unita questa repubblica si spezzerà ed in cui la gente capirà di essere stata defraudata dei soldi pagati in tasse e contributi sociali. Capirà di non poter più dare un futuro per i propri giovani.

Alcuni giorni fa ascoltavo l'intervista ad Barack Obama: quantunque abbia ammesso gli errori commessi dalle corporations del suo paese, ha voluto rivolgere un appello per creare un'aspettativa migliore alla società statunitense. Era un discorso politico molto ben lontano dai discorsi politici italiani.

Ritornando all'incipit rimane il cosiddetto Movimento per le Autonomie. Per quali Autonomie? Onestamente intravvedo solo Raffaele Lombardo, che sfruttando la veste istituzionale riesce a portare avanti con altri presidente regionali una politica volta a difendere l'Autonomia Siciliana allargandola alle altre regioni insulari e peninsulari.

Oggi la politica, al di là delle parole, si misura anche dalla capacità di muovere risorse finanziarie allocandole dove serve e dal garantire ai notabili politici locali la continuità di governo negli ambiti regionali.

Lombardo si trova nella continua morsa politica e gestionale da parte di chi, legato a logiche centralistiche romane, preme per negare le risorse per far gestire un bilancio regionale volto allo sviluppo. Dall'altra parte abbiamo una classe politica siciliana che onestamente non sa se aggrapparsi a Berlusconi per poter gestire il consenso elettorale, oppure andargli contro con la consapevolezza di trovarsi a corto di denari e di non poter più ambire a posti di responsabilità amministrativa.

L'esperienza recente da parte mia nella partecipazione alla costituente Mpa Lombardia, ha segnato qualche momento di delusione personale per l'attesa per le scelte politiche relative al superamento dello sbarramento alle elezioni europee. Ma al tempo stesso c'è voglia di partecipare con un certo slancio, insieme a tante persone che si incontrano per dar vita a questo gruppo, ad affrontare una sfida in un territorio difficile dove per la prima volta un movimento politico nato in Sicilia, dopo l'epoca sturziana, si propone di portare avanti un nuovo modus operandi che si slega inevitabilmente dalle vecchie logiche di potere dei lacchè locali della politica.

Con questo coraggio che ci contraddistingue e la consapevolezza di entrare in un terreno nuovo e vergine in un certo senso, oggi si tratta di far vedere di come le nostre popolazioni integrate in queste regioni, daranno nuova linfa al dibattito politico che rischia di scemare verso un partito unico camuffato da bipartitismo. Domani rischia di diventare ancora peggio, ci toglieranno il voto. Allora chi ci ascolterà se tutto calerà dal "ghe pensi mì" meneghino che sciorina le soluzioni attraverso le scatole magiche che imbambolano le persone?

Certo ci vorrà grande coraggio ed entusiasmo per andare a cercare le persone attraverso i nostri rapporti di amicizia, di collaborazione professionale e di partecipazione agli eventi sociali. Avere la capacità di recuperare quelle tradizioni federaliste proprie della genti della pianura padana e dell'arco alpino che invece la Lega ha tradito a beneficio solo di interessi privati di gruppi di potere camuffati dalla difesa del nord dal centralismo romano.

Dobbiamo allontanare ciò che puzza già di vecchio. Dobbiamo riscoprire la politica come un occasione dello stare insieme, simili ai bouleterion/parlamentini delle antiche città sicule. Comunicare in modo trasparente affinché il nostro linguaggio sia l'espressione del nostro modo di essere, di saper affrontare i problemi, e di cercare di dare un futuro alla nostra gioventù, di creare un futuro sostenibile aperto alle nuove tecnologie. Dobbiamo dare linfa alla gente con un linguaggio nel quale le parole ritrovino senso, e senza la vacuità tipica di quel linguaggio "post" che invece mostra solo i posteriori.

In questi giorni leggevo in un post in cui si citava il vecchio questore di Lilibeo, Cicerone, che rammentava che la politica deve far ravvicinare gli uomini a Dio, non allontanarli. Spero che l'invocazione alla Provvidenza Divina da parte di Raffaele Lombardo ci aiuti ad aver più coraggio nel proporci per migliorare il momento in cui viviamo.

f.to Rosario Brancato


La foto a corredo dell'articolo, richiesta dallo stesso autore, rappresenta la Madonna Odigitria, protettrice della Nazione Siciliana.

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