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martedì, dicembre 29, 2009

Turista per caso

Uno degli ostacoli principali che ci impedisce di capire cosa stia succedendo intorno a noi risiede nella difficoltà di accettare la verità su Al Qaeda e sui suoi attentati.

Svelato l'arcano mistero dietro questa fantomatica organizzazione che, un po' come la mafia nostrana, si trova sempre al posto giusto al momento giusto, altri pezzi del puzzle combaceranno meglio l'uno con l'altro chiarendo meglio il quadro generale.

La verità è così palesemente sfacciata da rendere misterioso più che altro il motivo per cui il “popolo” si ostini a tenere gli occhi ben chiusi.

Un motivo che non è solo dovuto alla disinformazione scientificamente diramata dei mass-media, ma anche agli agganci che Al Qaeda ha trovato dentro di noi, alla comodità offerta da un ombrello che copra la nostra mancanza di coraggio nel vivere. Al Qaeda, con i suoi “suicide bombers” dagli occhi iniettati di sangue, folli nel voler preferire l'aldilà all'aldiquà, perdona implicitamente la nostra paura di morire ed il nostro attaccamento ad una vita che si misura con il numero di pollici esposti in salotto.

Il 18 dicembre scorso in Mauritania è stato rapito un siciliano di Carini, Sergio Cicala, insieme alla moglie originaria del Burkina Faso. Chissà in base a quale sibilo di vento, invece di addossare la colpa ai Tuareg o ai tanti gruppi ribelli che imperversano un po' ovunque nel Sahara e che si finanziano proprio tramite rapimenti di turisti ed ingegneri occidentali, gli “esperti” suggerivano prontamente che a rapire la coppia poteva essere stata proprio la famigerata formazione:

“Secondo alcuni osservatori locali, si tratta senza dubbio di un sequestro compiuto da uomini dell'organizzazione al Qaeda nel Maghreb islamico.” (“Mauritania: rapiti due italiani nel deserto” Corriere.it 19 dicembre 2009)

Oggi finalmente le previsioni degli esperti sono state confermate: Azione compiuta «contro i crimini compiuti dal governo italiano in Afghanistan e nell’Iraq», sottotitola il Corriere in rete (“Mauritania, Al Qaeda rivendica il sequestro della coppia italiana”, 28 dicembre 2009).

Peccato che l'Italia sia in occidente la nazione che più di tutte, per mano del capo del governo Silvio Berlusconi, abbia combattuto USA e GB, dando per lo meno indirettamente una mano d'aiuto ai musulmani contro l'occupazione anglosassone. Quindi, quali crimini avrebbero commesso gli italiani in Iraq o in Afghanistan contro l'Islam?

Se Al Qaeda fosse veramente quella che ci raccontano, non avrebbe alcun senso rapire un italiano con quelle motivazioni. Diversa sarebbe la storia nel caso in cui Al Qaeda fosse invece alleata di Washington. In quel caso si capirebbe benissimo quali siano questi “crimini compiuti dal governo italiano in Afghanistan e nell’Iraq”: crimini contro l'occidente.

Basterebbe fare più attenzione a dove colpiscono i “terroristi” per notare come questo sia un “pattern” ricorrente. Al Qaeda ad esempio ha minacciato gli Emirati Arabi («Dubai, sventato un piano per colpire il più alto grattacielo del mondo», Corriere.it 15 settembre 2009) mentre gli sceicchi si preparavano a dare il ben servito a Sua Maestà (si veda il post “Un tacchino indigesto”).

Tornando all'ultimo rapimento, innanzitutto il Cicala non è un turista dell'ultima ora. Già nel 1994 in Ciad ebbe la sfortuna di saltare su una mina mentre accompagnava dei turisti in una delle zone più pericolose di tutto il Sahara. Dopo quella “avventura” si è trasferito più ad occidente, tra il Marocco ed il Mali.

Cicala è quindi un esperto dell'area, tanto che i tour operator affidano a lui intere carovane di turisti. Come si sia fatto questa esperienza non è chiaro. Ma è ovvio che sapeva quello che stava facendo.

Anche il motivo del viaggio risulta difficile da inquadrare. I giornali parlano di un marito che accompagna la moglie a trovare la figlia in Burkina Faso. Ma se l'obiettivo era quello, non sarebbe stato più comodo arrivare in aereo ad Ouadougou, la capitale, invece di percorrere in macchina 2 o 3000 chilometri dalla Mauritania? Sembra che si voglia dipingere il siciliano di Cinisi come un folle allo sbaraglio in un'area pericolosa. Solo che, La Russa o non La Russa, per viaggiare in quelle zone di solito hai bisogno di permessi speciali e lasciapassare da parte dei governi. Hai bisogno in poche parole di una certa capacità organizzativa e di conoscenza diretta dei luoghi. Di nuovo, Cicala non può essere lo sprovveduto che ci vogliono far credere.

Il territorio sahariano inoltre non è quasi mai sotto il controllo degli stati di cui fa nominalmente parte. Le tribù di beduini che lo abitano lo amministrano indipendentemente e per passare dai loro feudi è necessario pagare il pedaggio. Cicala è una fonte di guadagno non indifferente per i locali, che difficilmente lo avrebbero preso di mira o avrebbero permesso a gruppi esterni di farlo.

Insomma, il nostro conterraneo non era per niente un obiettivo facile facile. Al Qaeda avrebbe potuto rapire un italiano ovunque senza dover affrontare gli stessi rischi. Invece ha scelto quell'area dell'Africa ed ha scelto un siciliano.

Coincidenza vuole che negli ultimi giorni non sia questa l'unica azione dei terroristi che tocchi i paesi dell'Africa occidentale. Come detto Cicala e la sua compagna, se sono vere le notizie riportate dai media, erano diretti in Burkina Faso, nazione che gravita intorno al gigante petrolifero nigeriano.

E proprio nigeriano è l'attentatore che sotto Natale ha fatto esplodere una bomba su un volo della Delta Airlines per Detroit. E' facile capire dal modo in cui il ragazzo ha agito che uno degli obiettivi degli organizzatori era fare accettare al gregge il cosiddetto “body scanner”, un attrezzo che serve semplicemente a rendere più “orwelliano” il controllo dei passeggeri (ed infatti in Gran Bretagna hanno subito detto che l'aggeggio sarà montato in tutti gli aeroporti). Ma anche qui la scelta della nazionalità fa riflettere, perché guarda caso anche la Nigeria (come un po' tutti i paesi “segnalati” da Al Qaeda) è una di quelle nazioni che sta abbandonando l'occidente per stringere patti economici e petroliferi con la Cina, con la Russia e con l'Italia.

L'accordo che vede interessato il nostro paese riguarda l'importazione in Europa di gas tramite il rigassificatore di Porto Empedocle, struttura per la quale la Regione Siciliana (ecco il primo lato del triangolo) si è mostrata ampiamente disponibile (“Porto Empedocle, sì al rigassificatore”, La Repubblica, 21 gennaio 2009):

“Il gas per il terminale, annuncia intanto l'ad dell'Enel Fulvio Conti, arriverà dalla Nigeria”

Tra i fondi negati dalla comunità europea e le grane legali piantate dal Sindaco di Agrigento la sua realizzazione è ancora tutt'altro che certa. Ma passando dall'altra parte dell'isola (secondo lato del triangolo) ad essere definitivamente affossato è stato un altro rigassificatore, quello di Melilli, progettato da Shell. Le motivazioni addotte dall'assessorato competente (Territorio ed Ambiente) sono tanto gravi da non lasciare spazio a futuri ripensamenti. Ecco le conclusioni del documento firmato dalla Interlandi (Rigassificatore Melilli: Dietro front!, Cip 6 blog 4 dicembre 2009):

Il sito prescelto ha un grado di pericolosità tale da rendere necessario un approfondimento e una riduzione del rischio prima della realizzazione di un analogo impianto quale è il rigassificatore. L’opera in argomento non risulta coerente con i principi di risanamento ambientale di cui al predetto Piano, considerando che lo stesso pone tra detti principi il contenimento e la riduzione dei rischi. (...) Per quanto sopra rappresentato, nell’ottica della prevenzione, della sicurezza e del contenimento e riduzione degli incidenti derivanti dai rischi prima evidenziati, si esprime parere negativo alla realizzazione dell’opera nell’area prevista dal progetto.

In altre parole si dovrebbero eliminare prima tutti gli altri impianti di produzione di idrocarburi (la “riduzione dei rischi”).

Il vicolo cieco imboccato in Sicilia avrà pesanti conseguenze per la Shell. Con l'esaurimento dei giacimenti del Mare del Nord ormai prossimo, le tubature siciliane costituiscono la principale porta d'ingresso al mercato europeo per gli idrocarburi provenienti dall'Africa e dal Golfo persico. Considerando la non felice situazione ad est, dove la Russia controlla tutto, il rigassificatore era di fatto l'ultima spiaggia. Shell, già in ritirata in parecchie aree strategiche, potrebbe ora rischiare il tracollo.

Come se non bastasse, nei giorni in cui gli attacchi di Al Qaeda si materializzavano i lati del triangolo si chiudevano intorno al vertice africano (“Shell plans $5 billion sale of assets in Nigeria: report”, Reuters 20 dicembre 2009):

Royal Dutch Shell, la più grande compagnia petrolifera d'Europa, sta pianificando la vendita di alcuni campi petroliferi in Nigeria valutati sino a 5 miliardi di dollari. (...) L'asta arriva mentre la Nigeria si prepara ad imporre termini contrattuali più duri agli operatori stranieri ed a lasciare un maggiore controllo alle aziende domestiche.

Dopo anni di attacchi, rapimenti e minacce la vendita potrebbe essere stata “consigliata” alla Shell dallo stesso governo nigeriano per prevenire problemi peggiori. A subentrare, sempre secondo l'agenzia, sarebbero pronte un paio di aziende cinesi.

Chi per caso si trovasse a cadere in questo triangolo rischierebbe di finire nei guai.

L'evidenza di un qualche legame tra il rapimento dell'avventuriero italiano e la situazione petrolifera nigeriana è sicuramente tenue. Sappiamo però che enormi pressioni vengono fatte sul governo centrale di Roma per capovolgere il verdetto sulla struttura di Melilli: il “ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha minacciato conseguenze sul piano dei rapporti fra (ex) alleati e da parte dell’assessore Regionale alla Cooperazione Titti Bufardeci che ha parlato nelle settimane scorse di un nuovo rapporto diametralmente opposto a quello dei dirigenti dell’assessorato regionale al Territorio e Ambiente Cuspilici e Interlandi che ritengono pericolosa e dannosa l’installazione del rigassificatore in un’area già fortemente compromessa.” (“Qualche spiraglio di sole nell’Isola offuscata dalle emissioni di idrocarburi”, Quotidiano di Sicilia 29 dicembre 2009), tanto da portare frizione tra l'MPA (a cui la Interlandi fa riferimento) e gli uomini di Miccichè (Prestigiacomo e Buffardeci).

La Shell in fondo è solo un piccolo ingranaggio di un meccanismo molto più complesso con raggi d'azione ben più ampi. L'azienda petrolifera non ha sicuramente niente a che vedere con il rapimento di Cicala, ma il coacervo di interessi nel quale rientra il petrolio africano potrebbe avere spinto un qualche grumo di potere “deviato” all'azione. Una deviazione clinica più che politica.

3 commenti:

amicopaolo ha detto...

Abate,
non sono molte le persone che intellettualmente mi stimolano, e sono sicuro che molti seguono questo blog per il mio stesso motivo.
E' affascinante come riesci a dare corpo e senso ad alcuni fatti mettendo insieme circostanze insignificanti ai più.
Sinceri auguri per un buon anno a te e tutti i frequentatori del blog.

Abate Vella ha detto...

Grazie per i complimenti...

Ricambio di cuore gli auguri a te ed a tutti gli altri lettori.

zetan ha detto...

Non so quanti hanno avuto modo di vedere il filmato realizzato da alcuni parenti delle vittime delle torri gemelle, dove tramite attenti analisi hanno rilevato che il crollo sia stato realizzato mediante la collocazione di mine installate sui sostegni principali delle strutture sprofondate.

Al qaeda ha solo spettacolarizzato l’evento assumendosi la paternità e la responsabilità dell’avvenimento ma, con rozzezza i veri ispiratori hanno lasciato le tracce firmando sull’accaduto.

Certo che da un evento tanto spettacolare al rapimento di Cicala, con tutto il rispetto per il nostro conterraneo, ne passa, testimoniando, qualora fosse necessario, l’involuzione tanto dei fiancheggiatori quanto dei protagonisti “americani”, oggi costretti ad occuparsi di azioni minori, rivelando ancora una volta il decadimento che li attanaglia, lasciandoli privi di ogni speranza.

Che la vicenda possa nell’immediato avere un epilogo favorevole per il nostro e la moglie intendo esprimerlo come augurio, la liberazione di un uomo trascina inesorabilmente quale interfaccia la liberazione di una terra e di un popolo.

Come l’Amicopaolo esprimo il mio apprezzamento per il tuo lavoro serio di ricerca della verità, che rappresenta l’ispirazione della principale fonte di spiritualità.

Buon anno a tutti.