Vogliono accendere un fuoco
Per capire gli eventi che stanno accadendo intorno a noi in questi tempi non basta esserne coinvolti in prima persona. Non basta neanche essere sul campo direttamente a raccogliere le testimonianze perché i fili che dirigono quegli eventi sono così lunghi e sottili da non permettere all'occhio di seguirne la traccia. Per avere un quadro più completo, a tutto questo dobbiamo sempre aggiungere giornali, televisione, ed oggi anche internet. Ma bisogna anche fare attenzione a quelli che potremmo definire i diversi “livelli di lettura”.
La realtà, le sue cause e le sue possibili conseguenze, non sono comunicate esplicitamente da questi media “ufficiali”. Sono nascoste in un codice fatto di segnali e simboli che nel tempo è diventato il linguaggio usato dai pupari (che quei fili tirano) per comunicare con i loro alleati o con i loro avversari e lanciarsi sfide, minacce, consigli, insulti, per dare ordini o per riportarne la corretta esecuzione.
Il disarticolato giornalino locale che trovate sgualcito dal barbiere o al bar (le notizie vengono tutte diramate da poche agenzie) può così essere letto secondo codici e livelli. Riuscire a decifrare quei diversi livelli (che possono essere molteplici, anche in base alle stratificazioni del potere) significa aprire le porte sulla realtà. Sulla storia. A volte sull'inferno.
Per iniziare in modo abbastanza semplice, ogni volta che leggiamo una notizia potremmo andare a controllare il luogo da cui essa viene diramata, di solito posto all'inizio. Il ministro La Russa rilascia le dichiarazioni sull'uso dell'esercito nelle città italiane da Bruxelles. Come mai una decisione tanto delicata non viene resa pubblica dall'interno del parlamento italiano? Pensate pure male, anzi malissimo: l'esercito non lo sta schierando l'Italia quale stato sovrano, ma Bruxelles quale ente abusivo e fascista che con un colpo di stato (il trattato di Lisbona) sta occupando i nostri territori. Per essere precisi, i territori del sud Italia e della Sicilia. Il nord è già occupato.
Episodi come questo permettono di trovare delle chiavi per decifrare questo oscuro alfabeto. Non sempre però i segnali sono così chiari, anche perché le azioni compiute sembrano così stravaganti, quando non abominevoli, da impedire al cittadino medio di poter immaginare tali turpitudini nelle peraltro già screditate classi dirigenti del paese.
E' il caso ad esempio degli strani incendi che si sono verificati negli ultimi mesi in Sicilia.
Invece di concentrarci su chi, come e perché ha appiccato quei fuochi, tentiamo di rileggere attentamente le notizie come riportate sui giornali, che poi è lo stesso che dire 'come diramate dalle agenzie'. Concentrandoci sui luoghi.
Della maggior parte degli incendi è stata data una descrizione abbastanza precisa dei luoghi in cui si sono sviluppati. A volte anche di un qualche 'marker' presente nelle vicinanze. Vediamo quali sono questi marker.
Innumerevoli roghi si sono verificati nelle vicinanze di autostrade, specialmente nei dintorni di Palermo, e sull'asse Palermo-Trapani. Ricordiamo quelli nei pressi dello svincolo di Termini Imerese lo scorso 18 giugno e quello di ieri (7 luglio) nelle vicinanze di Salemi. Ma anche lo stranissimo rogo sul treno PA-TP.
Seguono poi i roghi avvenuti in aree sensibili dal punto di vista energetico. Il 26 maggio un incendio si sviluppa nel messinese dalle parti di Rometta. Secondo i giornali “il rogo sembra che sia iniziato dalla zona vicino al metanodotto dove si stanno effettuando lavori”. Il primo giugno l'ansa si sofferma su due mezzi dati a fuoco a Priolo. Stranamente anche questi sono indicati quali “incendi” e non quali attentati, come sarebbe più logico chiamarli:
La polizia é intervenuta la notte scorsa a Priolo Gargallo per due incendi, divampati tra l'1.30 e l'1.50, rispettivamente in via De Gasperi ed in via Bari, il primo ad un'auto, il secondo ad un motociclo.
Negli ultimi giorni abbiamo poi assistito ad una concentrazione di eventi nel siracusano.
Non possiamo trascurare l'incendio nei pressi dell'ospedale Cervello di Palermo, a causa del quale “per precauzione sono stati evacuati il Poliambulatorio ed il reparto di Medicina Nucleare”, e quelli collegati alla crisi dei rifiuti ed agli inceneritori: la sequenza di fuoco è iniziata a Messina all'improvviso quando di notte i cassonetti vennero dati alle fiamme mentre a Napoli Berlusconi trovava una inattesa resistenza al suo piano di strage tramite rifiuti tossici.
L'ultima concomitanza ci permette di introdurre un altra stranezza di questa epidemia di fuoco: la coincidenza delle 'crisi' con determinati eventi politici. Oltre al collegamento con la crisi campana, gli eventi sono sembrati precipitare durante il periodo di gestazione del nuovo governo regionale, quindi all'indomani della tornata elettorale amministrativa (quando si è verificato l'episodio più clamoroso, quello dell'incendio alla collina del disonore) e di nuovo oggi che il PDL sembrerebbe sfaldarsi sempre di più in Sicilia e le inchieste sulle tre emme (mafia, massoneria, magistratura) proseguono stringendosi intorno alla provincia di Trapani (nelle cui vicinanze, a Salemi, si segnala uno strano affollamento di inutili fannulloni perdigiorno).
Dobbiamo credere che questi eventi siano innescati con la precisa intenzione di minacciare qualcuno in Sicilia, o che siano piuttosto i media a filtrare le notizie in modo da farle apparire tali? L'incendio alla collina del disonore, dove le fiamme appena spente dai vigili riprendevano inaspettatamente vigore, sembra suggerire una combinazione dei due.
A ben guardare la banale spiegazione della follia “piromane” non regge in un susseguirsi di “incidenti” così ampio. Come non reggono quella dell'interesse per le lottizzazioni (cosa devono lottizzare vicino all'ospedale Cervello o nei pressi di uno svincolo autostradale?) e quella dell'incendio da parte dei pastori, un mestiere non tanto diffuso nelle aree interessate. Sempre che qualche pecoraio non sia sceso da nord a creare pascolo per le sue greggi di ascari.
Ed una volta eliminate tutte le spiegazioni possibili, non rimangono altro che quelle impossibili. L'unica: gli incendi sono atti premeditati di intimidazione politica. Sentite una imprecisata fonte della protezione civile cosa disse in occasione di una serie di indendi il mese scorso:
«Quello che sta succedendo dimostra la matrice dolosa di molti degli incendi in Sicilia. È impossibile che si siano sviluppati centinaia di roghi contemporaneamente, in aree peraltro strategiche: autostrade, ferrovia, centri abitati e centri urbani: dietro c'è senz'altro una sorta di guerriglia in atto e quindi dovremmo fare anche un'azione di intelligence su altri versanti».
O dobbiamo credere alla notizia secondo cui dei ragazzotti avrebbero appiccato il fuoco ... “perchè si annoiavano”? Ma forse questa notizia diramata in questi termini serviva a rassicurare coloro i quali avevano pagato gli sconsiderati per compiere il misfatto: tranquilli, niente è stato da costoro rivelato.
4 commenti:
abate Vella, trovo delle assonanze tra il disegno di occupazione militare della Sicilia, che tu intravedi e quanto paventato dall'economista Massimo Costa su Sicilia informazioni in ordine al tentativo di isolamento della Sicilia.
Peppinnappa,
la Sicilia in Europa é sempre stata malvista per la sua posizione centralizzata nel Mediterraneo. Riconoscere la posizione della Sicilia significa cancellare le pretese da sbruffoni e sciovinisti dei francesi.
Qualunque sviluppo autonomo della Sicilia deve essere bloccato dall'occidente perché esso significherebbe una perdita di potere per qualcun'altro.
Allo stesso tempo la Sicilia deve essere sottomessa ed occupata militarmente, altrimenti l'indole poco remissiva dei Siciliani la porterebbe in altre "orbite" che ne favorirebbero lo sviluppo. Sempre a scapito dell'occidente.
D'accordo abate Vella, però a questo punto, oltre all'indipendenza, quattru amici ni l'ama ciccari, suli mancu mparadisu iè bonu. In occidente qualcuno potrebbe avere l'interesse a contrastare la grandeur dei francesi, a sud la Libia, la Tunisia potrebbero avere interesse ad un'interlocuzione più amichevole con la Sicilia. Bisogna trovare gli strumenti per uscire dall'isolamento politico in cui, di fatto, ci hanno già cacciati. Voglio dire che oltre alle indispensabili analisi, bisogna attrezzarsi per individuare i termini di una strategia operativa.
Peppinnappa,
hai ragione. Ed ho cominciato subito con un piccolo post sugli arabi ;)
Vedró di rendere il discorso piú organico nei prossimi post.
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