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venerdì, febbraio 23, 2007

Mala sanità, malo governo: ed i meridionali pagano

La luce manca in una sala operatoria di Vibo Valentia. La piccola Federica, in quel momento sotto i ferri, entra in coma e muore dopo qualche giorno. Le reazioni non tardano: tra visite immediate del ministro e fiaccolate di sdegno tutti da domani ci penseremo due volte prima di scegliere tra l'ingresso dell'ospedale sotto casa ed un biglietto su un treno della speranza verso il Nord Italia.

Spostiamoci a Firenze, un paio di giorni or sono. A tre persone vengono trapiantati gli organi infetti di una donna sieropositiva. Una vergogna di cui non si era mai sentito prima. Ma non è la stessa storia: niente malasanità nei titoli dei giornali. Solo il “tragico” errore di un analista che ora subirà la meritata gogna mediatica. Niente fiaccolate di vergogna: gli ospedali di Firenze sono ultrasicuri. Non voltatevi, salite pure su quel treno.

Il Blog “Il Consiglio” si propone di sollevare quel velo appiccicaticcio che ricopre la realtà siciliana (ed italiana) di oggi emanando quel puzzo insopportabile di risorgimento in decomposizione.
Uno degli aspetti che più contribuisce ad appesantire la sporca patina che ci avvolge è il supposto “vittimismo” dei meridionali, che da ogni lato vedono complotti, tentativi di sabotaggio e quant'altro ogni decente regime coloniale che si rispetti ha sempre perpetrato ai danni delle sue vittime.

Avvicinare tra di loro azioni che l'ufficialità vuole distinte e separate al contrario di ogni evidenza, sottolineare toni e risvolti della stampa, riportare i fatti in contesti più appropriati: ecco come possiamo cercare di capire finalmente che tipo di vittime siamo, se reali oppure (per dirla alla Molière) immaginarie.

Cercare di capire, ad esempio, come mai i cori al Barbera di Palermo contro la polizia sarebbero vergognosi e quelli di Vicenza a favore dei brigatisti una semplice marachella. Oppure perchè quando un lombardo ed un siciliano delinquono insieme, il settentrionale è un imprenditore ed il meridionale il figlio di un mafioso (ma non mafioso lui stesso, altrimenti pure il lombardo dovrebbe essere accusato di mafia) come per i fatti di Brescia (vedi post).

Telegiornali, radiogiornali, giornali sono pieni dei casi di malasanità siciliana (o meridionale in generale). Il fatto che siano esposti in modo così rumoroso non ci dispiace poi tanto: uno degli effetti di tanta pubblicità è stato lo spingere chi si è visto danneggiato dal solito figlio di papà salito in cattedra grazie alla tipica raccomandazione a sporgere denuncia.

Il conto però non torna quando si allarga l'orizzonte all'Italia intera. Secondo diverse indagini i morti di malasanità in Italia oscillano ogni anno tra i 14 mila ed i 50 mila, tanto che lo scorso settembre i giornali titolarono “Sono 90 al giorno i morti per malasanità in Italia”. Ancora più allarmante è sapere che i dati circa i 320.000 casi di malasanità registrati provengono da una indagine condotta su sei regioni (Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Sardegna) tra le quali risulta una sola regione meridionale (più la Sardegna). Come mai questa situazione di sostanziale “parità” tra nord e sud non può essere desunta dalle notizie riportate dai mezzi di informazione?

Sull'onda dei numerosi casi segnalati dalla stampa, il ministro della sanità Livia Turco ha anche disposto una indagine negli ospedali italiani che non ha avuto alcun significato: l'indagine dei NAS infatti tendeva ad evidenziare carenze igienico – sanitarie. I casi riportati dalla stampa si riferiscono invece ad errori umani ed a carenze amministrative che poco hanno a che vedere con l'igiene.

Il settore della sanità pubblica nel Bel Paese è lottizzato, da Milano a Ragusa. I dirigenti vengono selezionati in base al loro allineamento politico perchè gestire una ASL o un nosocomio pubblico significa gestire posti di lavoro traducibili in voti: il più classico dei voti di scambio. I casi di malasanità sono dovuti ad un sistema che ricalca paro paro il sistema di governo. Malasanità e malgoverno vanno a braccetto in tutta la penisola.

L'esempio più clamoroso che da solo chiarisce sia il tipo di gestione che caratterizza gli ospedali italiani, sia cosa realmente significhi malasanità non viene dalla Sicilia, ma dalla Lombardia dove nel '97 veniva smascherato il medico – truffatore Poggi Longostrevi che, tramite una rete di compiacenze politiche (senti che odore di tangenti...), si faceva rimborsare dalla ASL esami mai effettuati. Una truffa da miliardi. Risultato? Il medico nel '98 fu riabilitato dall'ordine (si suicidò nel 2000), mentre i due dirigenti della ASL (meridionali) che denunciarono furono silurati (politicamente).

La sporcizia è ovunque. Una differenza tra nord e sud riguardo alla sanità comunque c'è, e risiede nei bilanci. Quelli di Campania e Sicilia sono addirittura disastrosi (insieme alla regione Lazio fanno il 58% del rosso totale italiano). Ed i soldi non vengono spesi neanche tanto bene. Mancano le strutture ma in compenso si comprano medicine e si eseguono esami in quantità vertiginosa: non sono infrequenti i ritrovamenti di partite di medicinali scaduti negli ospedali e solo una tac su dieci produce una diagnosi positivo (dati Sicilia).

Risultato? Quest'anno i siciliani si troveranno a pagare per gli sperperi un ulteriore addizionale sull'IRPEF che andrà a finire dritta dritta nelle tasche delle multinazionali farmaceutiche (e non mi sembra che in Sicilia ve ne siano poi tante...) ed in quelle delle aziende produttrici di macchinari per la diagnostica (anche per queste: quante sono siciliane?).

Nel frattempo, la mancanza di strutture adeguate (e la pubblicità dei giornali...) spingono i siciliani a spostarsi al nord per le cure esportando valuta da una regione non così ricca che poi paga anche una parte delle cure e delle visite effettuate al di fuori del suo territorio.

Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire il solito flusso di danaro che da sud fluisce verso nord. Ecco perchè per Vibo si fa una fiaccolata e per Firenze si fa velocemente sparire la notizia dalle pagine dei giornali e dei siti.

Ecco perchè all'ISMETT di Palermo si lavora con il cuore in gola: se una tragica fatalità dovesse accadere proprio lì... altro che squalifica del campo per otto giornate. Potremo dire addio al centro di eccellenza trapianti per sempre.

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