Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

martedì, aprile 29, 2008

L'Ultimo


Che la rotta finale della mafia stia facendo pericolosamente scoprire le carte ai suoi sostenitori “esterni”? Da qualche tempo una “certa stampa” di regime si è esposta forse più del dovuto nel tentativo di mettere i bastoni tra le ruote a chi in Sicilia oramai va dritto per la sua strada e non teme più repentini cambi di vento.

Le strane complicità esistenti all'interno di un giornale quale “La Repubblica” sono state finalmente esposte lo scorso 17 gennaio quando alcuni giornalisti della sede palermitana del quotidiano furono messi sotto inchiesta con l'accusa di favoreggiamento nei confronti di cosa nostra. Gli indagati avevano pubblicato una lista contenente i nominativi delle aziende che avrebbero pagato il pizzo ai Lo Piccolo.

Il motivo per cui questo sia un favoreggiamento, e non solo una fuga di notizie riservate, non può risultare chiaro agli italioti imbevuti del razzismo terminale propagandato dallo stato per ribaltare la verità dipingendo le vittime della violenza mafiosa addirittura come i carnefici, come coloro i quali coscientemente e con omertoso orgoglio pagavano il pizzo permettendo alla delinquenza di prosperare.

Cosa è successo una volta pubblicata la lista? Grazie alle premesse di cui sopra, gli italioti hanno dato addosso ai proscritti. I “marchiati”, dopo aver subito per anni i soprusi di quelle bestie per mandare avanti la baracca, ora venivano anche assaliti dalla folla inferocita che, accusando le vittime dello stupro di aver essi stessi provocato la stupratore, gli ricordavano che l'unico Siciliano buono è quello morto (per mano di mafia, ovviamente). Quello vivo è sicuramente colluso.

Ma se la smettiamo con tutte queste “sovrastrutture” mediatiche e cominciamo a chiamare le cose con il loro nome, allora dovremmo tornare a sostituire il termine “proscritto” con quello di “vittima”. E le vittime di solito vengono ascoltate nei processi in qualità di “testimoni”, termine giuridicamente ben più rilevante. Non solo. I “testimoni” hanno sovente bisogno di protezione da parte delle autorità. Pubblicare la loro lista (segreta) su La Repubblica allora suona quasi come un avvertimento a chi fra quei testimoni avesse potuto dare qualche indicazione in più.

E quello che sta accadendo negli ultimi giorni poi è ancora più significativo.

Il 24 aprile scorso improvvisamente spunta la notizia del ritrovamento di un murales raffigurante Matteo Messina Denaro nei pressi della cattedrale di Palermo. Giorno 26 poi ne spunta fuori un secondo. Le Repubblica ed il Corriere subito parlano di “segnali inquietanti”, di qualcuno che inneggia alla mafia.

Il segnale lanciato dai giornali è sì inquietante, ma non nel senso che ci vorrebbero fare credere. Inquietante è il fatto che quel murales si trovava lì da mesi, e nessuno prima gli aveva dato alcuna importanza. Che il primo disegno esisteva già lo scorso gennaio lo mette in evidenza per primo Walter Giannò, affidabilissimo blogger(*) palermitano che riporta come prova anche una foto con data da lui stesso pubblicata su Flickr.

Certo potrebbe essere un caso: un giornalista se ne accorge all'improvviso e prende al balzo l'occasione per uno scoop, sul quale poi la solita “certa stampa” fa un bel ricamino.

Viene però difficile accreditare la “riscoperta” del murales ancora ad un caso quando un pentito, in passato appartenente (manco a dirlo) al clan di Matteo Messina Denaro, pochi giorni dopo, il 26 aprile, si “suicida” nella sezione di osservazione e trattamento psichiatrico dei detenuti. Certo un “pazzo” può anche suicidarsi, nessuno dovrebbe stupirsi (e per non fare stupire nessuno basta mettere in evidenza le cure alle quali si era sottoposta la vittima ed il luogo in cui il suicidio si è consumato). Ma la notizia così come diramata dalle agenzie contiene anche un inquietante messaggio ripreso da tutti i giornali: “Il suicidio è avvenuto nonostante il reparto fosse controllato da telecamere”. Praticamente, chi doveva capire ha capito. Viene solo da chiedersi se per caso i piedi del “suicida” toccassero terra quando il corpo è stato rinvenuto.

E l'ipotesi della coincidenza cade completamente dopo che alcune dettagliate lettere e intercettazioni del Denaro vengono pubblicate con dovizia di particolari sul Corriere e su altri giornali.

Come mai i muratori della carta stampata all'improvviso hanno costruito tutti questi scoop riguardanti “L'Ultimo”? Può anche darsi che non ci sarà mai permesso di venire a capo di tutta la rete di protezioni extra-siciliane con nomi e cognomi di cui gode “L'Ultimo”, ma questi sono segnali chiarissimi di come il cappio (quello della giustizia questa volta) si stia stringendo e l'ultimo in libertà diventerà presto l'ultimo dei grandi boss ad essere assicurato alla giustizia.

La cosa è degenerata tanto che Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, è dovuto intervenire (visto che tra l'altro in alcune intercettazioni si discuteva di un possibile attentato contro di lui...) parlando apertamente di “tradimento di servitori dello stato” in merito ad un articolo del Corriere della Sera:

“Rimane il panorama desolante del 'tradimento' del giuramento di fedeltà che ogni servitore dello Stato fa all'inizio della sua attività, unitamente alla mancanza di remore di qualsiasi natura da parte di chi ha proceduto alla pubblicazione di notizie di tale gravità, da poter mettere in pericolo l'incolumità delle fonti originarie, ben individuabili dalle organizzazioni mafiose”.

Come nel caso della lista delle vittime dei Lo Piccolo, anche qui il problema è l'incolumità delle fonti originarie che, a quanto sembra, quella solita “certa stampa” cerca costantemente di minare. Quando ci sono dei fratelli in pericolo...

(*) Ecco la vera forza dei blog: tranne che in rare eccezioni, non possono raggiungere le masse. Ma mettono in circolo testimonianze e dettagli a volte fondamentali sui quali gli “addetti ai lavori” (avvocati, inquirenti, giornalisti veri) possono lavorare per arrivare alla verità.
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lunedì, aprile 28, 2008

Dalla Scozia con amore

Pubblico di seguito la traduzione di un articolo apparso sul Los Angeles Times dello scorso 6 aprile a firma di Sir Sean Connery che tratteggia alcuni fatti salienti della storia scozzese confrontandoli con la sua situazione politica attuale. Dalle parole dell'attore traspare un incredibile parallelismo con la storia della Sicilia, basti pensare alla quasi contemporaneità degli eventi che portarono alla Dichiarazione di Arbroath con i fatti del Vespro, oltre ad una netta convergenza d'animo che unisce idealmente Siciliani e Scozzesi. Infine merita attenzione lo status giuridico che viene prefigurato per la Scozia e per l'Inghilterra nel prossimo futuro: identico a quello vigente tra la Sicilia ed il Regno di Napoli fino al 1812, anno in cui i Borbone non si sa ancora per quale motivo emanarono quell' “Act of Union” mediterraneo che di lì a qualche decennio risulterà loro fatale.

Gli Scozzesi mostrano i loro veri colori
Sean Connery sostiene che il giorno dell'indipendenza scozzese potrebbe essere più vicino che mai.

Sean Connery,
5 aprile 2008

Ci sono pochi ideali americani tanto riveriti quanto l'indipendenza. I preparativi per la celebrazione del “Tartan Day”, stabilito per il 6 aprile da una risoluzione del senato americano nel 1998 per commemorare una delle ispirazioni alla Dichiarazione d'Indipendenza – la Dichiarazione scozzese di Arbroath – sono un buon momento per raccontare storia unica dell'indipendenza scozzese.

Nel 1320 gli Scozzesi stesero la Dichiarazione di Arbroath. In righe il cui eco si propagherà lungo la storia, scrissero, “In verità non è per la gloria, né per le ricchezze, né per gli onori che stiamo combattendo, ma per la libertà – solo per quella, che nessun uomo onesto dà via se non con la vita stessa”.

Molti americani sono familiari con quella parte della storia – del patriota William Wallace e degli scozzesi che presero posizione per l'indipendenza. Quello che è comprensibilmente meno familiare è che nel 1707, un gruppo di nobili Scozzesi vendette l'indipendenza della Scozia per unirsi all'Inghilterra per diventare il Regno Unito di Gran Bretagna.

Non è stata un decisione popolare. Infatti Daniel Defoe scrisse che “per ogni scozzese a favore, 99 sono contrari”.

Dunque non dovrebbe sorprendere che alcune persone hanno lavorato sin da allora per cambiare tutto ciò.

Ancora più interessante del passato però è la discussione nazionale che si sta tenendo in Scozia ora. Quello che c'è di speciale in esso è che il mondo ha un esempio di un processo completamente democratico nel quale la gente sta considerando il suo futuro, e nel quale la parola finale sarà data dalla loro voce.

Nel 1997 gli Scozzesi alzarono la voce quando votarono per riaprire il loro parlamento. Quando la presidente del Partito Nazionalista Scozzese Winifred Ewing poté dire “Il Parlamento scozzese, aggiornato il 25 marzo 1707, è qui di nuovo raccolto in assemblea” ella toccò i cuori dell'intera nazione.

Il Parlamento scozzese ha autorità per la salute, l'educazione, i tribunali e l'ambiente. Il Parlamento Britannico mantiene il controllo sulle tasse e sugli esteri.

La domanda da porsi è, cosa viene ora? Il presente governo scozzese è il primo nei tempi moderni che vuol vedere la Scozia reclamare la sua indipendenza.

La parte migliore di questo dibattito è che è basato sulle idee, non su concetti etnici. Discussioni su quale possa essere il futuro migliore per la nazione avvengono nel Parlamento Scozzese, nelle case, al lavoro in tutta la nazione.

Il governo scozzese vuole che la Scozia e l'Inghilterra diventino nazioni indipendenti ed uguali, con la regina ed i suoi successori sempre come capo di stato comune ad ambedue – in modo simile a quello che è accaduto in Canada ed in Australia nel 20 secolo. In altre parole, andremo nella direzione di diventare regni uniti, piuttosto che un Regno Unito.

Il dibattere il loro futuro costituzionale non impedisce agli scozzesi di contribuire ad importanti questioni internazionali. Questa settimana il governo scozzese, con il supporto della National Geographic Society, ha annunciato il premio Saltire – un premio di 20 milioni di dollari per l'innovazione nel campo dell'energia rinnovabile – competizione alla quale sono chiamati a partecipare gli scienziati di tutto il mondo. Il messaggio che la Scozia è aperta alle imprese è arrivato all'inizio della settimana quando la Scozia ha abbassato le tasse sulle imprese per diventare più competitiva sul piano internazionale. E potreste anche non pensare Scozia quando pensate al football americano, ma oggi Lawrence Tynes di Greenock dei New York Giants sarà alla testa del corteo del Tartan Day sulla 6th avenue.

L'indipendenza è qualcosa di inerente al modo di essere degli americani. La mia intera vita da adulto ho aspettato e lavorato per il giorno in cui gli Scozzesi saranno capaci di decidere democraticamente qualora desiderino tornare tra la comunità delle nazioni come un membro indipendente ed alla pari degli altri. Un recente sondaggio ha mostrato che due terzi degli Scozzesi sarebbe favorevole a questa opportunità sotto determinate circostanze.

Io credo che quel giorno – il giorno dell'indipendenza della Scozia – sia più vicino che mai.
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martedì, aprile 22, 2008

Raffaele Lombardo? In prigione!

Come è finita ai politici siciliani che tentavano di appropriarsi del “Sacro Graal” dei sicilianismo? Ci hanno provato in molti negli ultimi anni: dal post-fascista Granata (chi ricorda il suo slogan “Siamo 6 milioni, siamo una nazione”?), al collega Nello Musumeci, allo stesso Cuffaro con il suo insulso inno siciliano, al pavido Miccichè. Li abbiamo sentiti tutti gonfiarsi il petto di amore per la loro patria, alcuni li abbiamo anche avvistati presso il cippo di Randazzo, di persona o tramite i loro emissari. E poi? Poi li abbiamo visti ri-sprofondare nella melma risorgimentale, ascari in pensione al parlamento nazionale (Granata e Cuffaro) o peggio completamente eclissati dal panorama politico (Miccichè e Musumeci).

Uno però è rimasto in sella, anche se la scorsa estate sembrava anche lui essersi lasciato sfuggire l'ambita preda dalle mani. Ed è arrivato il più in alto possibile (visto che come detto oramai al parlamento nazionale i politici siciliani vanno in vista del pre-pensionamento). Raffaele Lombardo ha promesso l'attuazione dello Statuto. Ed i Siciliani gli hanno dato fiducia, affidandogli un mandato molto particolare e lanciando un chiaro messaggio di “minaccia” che sicuramente tutti hanno visto in Italia, ma che a nessuno è convenuto mettere in risalto.

Un messaggio che dimostra quanto poco conti oggi in Sicilia il voto clientelare, la compravendita di voti o la criminalità organizzata. Non che non ci siano. Ma non sono per niente decisivi. Ed i risultati di queste elezioni lo dimostrano ampiamente.

Sì, sì. Tutti abbiamo notato il grande successo della Lega (che speriamo ci aiuti a fermare la follia del ponte). Tutti abbiamo notato l'insuccesso di Lombardo nel meridione d'Italia. Ma in Sicilia nessuno ha fatto caso all'eclatante differenziazione del voto per l'MPA tra le regionali e le politiche nazionali: alle prime la percentuale di voto per il movimento autonomista è stata del 21,6 %, con un 13,8% alla lista MPA ed il resto diviso tra le altre due liste ad esso collegate (Lista del Presidente e Democratici Autonomisti). Alle nazionali questi valori sono scesi per la camera al 5,6% nella Sicilia occidentale ed al 9,6% in quella orientale, con un 7.9% al senato, media tra i due valori precedenti (1).

I Siciliani hanno quindi bocciato clamorosamente l'idea di un partito del sud. I Siciliani vogliono prima di tutto un partito Siciliano che curi gli interessi della Sicilia e non hanno alcuna intenzione di essere inglobati in un indistinto ed indifferenziato sud. Questo imprigiona il neo-presidente in un angolo, stretto a nord dalla Lega, al sud dal non-voto dei meridionali, ed in Sicilia dal nostro indice puntato che certamente lo punirà alla prima occasione.

Lombardo ha un solo modo di attuare qualcosa del suo programma: l'applicazione dello Statuto, visto che nemmeno Berlusconi, a sua volta costretto a dare maggiore ascolto alla Lega, potrà aiutarlo più di tanto. Senza lo Statuto il medico di Grammichele tornerebbe nella polvere, come quelli che lo hanno preceduto (2).

I risultati di queste elezioni dovrebbero essere analizzati con molta attenzione anche dagli altri partiti siciliani. La cosiddetta “sinistra” nazionale sta scomparendo dalla Sicilia. A Roma lo sapevano prima ancora di andare alle urne, ed infatti avevano eliminato i candidati siciliani dalle liste. Lo sanno ora ancora di più tanto che la Finocchiaro ha scelto di tornare a Roma. Che dovrebbe fare a Palermo, dove non hanno più niente da gestire?

Un vuoto enorme rimane da colmare: quello di una opposizione veramente Siciliana, una sinistra che sia finalmente nostra e che lasci l'immondizia europea fuori dalla porta occupandosi dei veri problemi della gente. Abbiamo già un possibile leader, se lo si strappa alle grinfie di un altro invasore: Sonia Alfano, che forse entrerà subito all'ARS al posto della Finocchiaro fuggitiva.

Questo è il momento per i partiti siciliani di unirsi e formare il nucleo di quella che tra qualche anno sarà la sinistra Siciliana, totalmente sganciata dal mezzo secolo di truffe ideologiche della sinistra nazionale.

Non cadiamo però nello stesso errore dell'MPA: i Siciliani vogliono un partito siciliano, non un “partito del sud”. Gli accordi con i territori del Regno al di là del faro vengono dopo. Ascoltiamo quindi i Siciliani, evitiamo di fare il passo più lungo della gamba e riportiamo la trinacria in primo piano.

E capiamo anche chi si sta facendo ammaliare da Lombardo. Tocca a tutti almeno una volta. Cerchiamo di svegliarci presto però, o il danno potrebbe rivelarsi irreparabile.

(1)Per confronto in Friuli, dove si è votato sia per le politiche che per le amministrative come in Sicilia, le percentuali di voto della Lega e del PDL tra le nazionali e le regionali sono assolutamente identiche.

(2) Attenzione sempre all' “affaire ponte”: a TV7 il neo-presidente ha già dichiarato che farà subito il ponte, ma che ci vorranno 8, 10 o più anni per l'alta velocità tra Catania e Palermo. Praticamente, lui non si preoccuperà mai di realizzarla...

Nota 23/04/08: Oramai ci accorgiamo dal puzzo di quali siano le trame del nemico, prima ancora di vederle. Che senso ha il polverone alzato da Repubblica e dal servizio di LA7 andato in onda su Exit sulla compravendita di voti da parte dell'MPA? Dopo 60 anni di vergogne continuate, in Sicilia come nel resto d'Italia, se ne sono accorti ora? Se oggi un voto si compra con una busta della spesa, immaginate 50 anni fa quando la fame c'era veramente.

Dove vogliono arrivare lo vediamo chiaramente. Ed è proprio per questo che Cuffaro ha fatto la sua azione politica più importante ora che non è più nessuno presentando ricorso nei giorni scorsi contro la sua sospensione effettuata illegalmente dal Consiglio dei Ministri a seguito della condanna ricevuta (Ricordate che ci fu una vera e propria corsa a sospendere Cuffaro prima che questi si dimettesse?).

La falla che si potrebbe aprire nello Statuto con quella "sospensione" avrebbe consequenze terrificanti per noi, in quanto si arriverrebbe ad un assurdo in virtù del quale il governo centrale potrebbe sostituire i presidenti della Regione Siciliana come fa con i presidenti di un Alitalia, di un ENI o di una qualunque delle tante aziende nazional-mafiose.

Non ci sono dubbi che chi dovesse sostenere o propagandare le versioni di Repubblica o di Exit sia da considerare un traditore. Indipendentemente da come la pensiamo su Raffaele Lombardo.

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venerdì, aprile 18, 2008

L'anno dei terremoti

Due importanti e significativi anniversari il fato vuole fare capitare in quest'anno che tanto decisivo è per il destino della nostra terra. Essi hanno aperto il 2008 e lo chiuderanno, accerchiando questa tornata elettorale che si concluderà con le amministrative di giugno. Due eventi sui quali innumerevoli politici (siciliani e non) hanno costruito le loro infami carriere da sciacalli e che per questo ci sembra il caso di ricordare prima di analizzare i risultati del voto appena concluso.

Cominciamo con il 40° anniversario del terremoto del Belice. In quel 15 gennaio 1968 l'intero sistema di vita di una vasta area della Sicilia occidentale fu cancellato all'improvviso. I malefici artigli degli ascari e del regime hanno rapinato tutto quello che c'era da rapinare e non contenti hanno persino speculato sulle macerie, sulle quali è stato simbolicamente vomitato quella vergogna che è il “cretto” dello pseudo-artista Burri, che sembra voler seppellire sotto il cemento l'identità e la memoria stessa dei siciliani, impedendo agli abitanti di quella città anche il dolore del ricordo alienandoli definitivamente dalla loro terra.

Il primo video proposto è parte di un documentario sulla vita di S. Margherita del Belice prima della tragedia: confusi ricordi di un tempo che i protagonisti si sono visti troncare all'improvviso e che per questo forse sognano con più dolore degli altri Siciliani, che invece se lo sono lasciati sguggire più dolcemente.



Il secondo mostra la vita degli abitanti dello stesso paese tra le baracche che sostituirono le piazze ed i balconi di pietra. Quelle stesse persone che prima abbiamo viste confuse ma integre nel loro spazio vitale, ora vagano sperse nei monotoni colori delle promesse non mantenute e nel puzzo di corruzione politica emanato dai prefabbricati.



L'ultimo è un amaro sketch di Massimo Troisi: che distanza dalle volgarità da stadio dei saltimbanchi di oggi!



Il 28 dicembre l'anno si chiuderà invece con il centenario del terremoto di Messina, che permise al regime di cancellare la seconda città della Sicilia e forse di tutte la più orgogliosa e recalcitrante. Messina non si è ancora risollevata da quell'evento mentre le baracche, vergogna di tutto l'occidente, vengono tenute nascoste al mondo e appena appena illuminate in vista di una qualche speculazione politica. Il Corriere della Sera in questi giorni dedica un buon reportage a quelle baracche. Il video del cantautore messinese Tony Canto chiude testimoniando la voglia di rivalsa non solo dei messinesi, ma di tutti i Siciliani.


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lunedì, aprile 14, 2008

Grano rosso sangue


Gli scontri tra i cultori di una certa globalizzazione ed i suoi più strenui oppositori nelle ultime settimane si sono potuti confrontare sul campo grazie alle veementi proteste degli agricoltori argentini, scesi in piazza per protestare contro i dazi decisi dal governo sui cereali e sul grano. I “protezionisti” italiani hanno applaudito al presidente argentino e gridato ai quattro venti la immediata necessità di un ritorno ai mitologici mercati chiusi degli anni 80.

I conti però non tornano. L'obbiettivo principale del protezionismo allora era quello di rendere impermeabili i mercati interni alla concorrenza straniera a basso costo, favorendo invece le esportazioni e la raccolta di valuta pregiata. In Argentina si sta facendo esattamente l'opposto, infatti i dazi colpiscono le esportazioni e non le importazioni, creando in pratica un ambiente favorevole ad attrarre la produzione estera ed a far abbassare i prezzi interni.

Da un punto di vista strettamente economico i sostenitori del libero mercato ad oltranza hanno ragione: la mossa potrebbe danneggiare i produttori agricoli argentini sottraendo loro profitti (che verranno redistribuiti alla popolazione attraverso il prelievo fiscale).

Ed allora? Allora succede che al contrario di quello che avviene in Europa, nei paesi “sovrani” gli eletti rispondono del loro operato al popolo e non ad oscuri potentati produttori di carta straccia. Per cui invece di fare la creste su luride speculazioni (come i “protezionisti” nostrani continuano a fare sul grano siciliano) decidono di salvare il paese dalla carestia globale nella quale gli operatori dei ricchi mercati finanziari occidentali stanno spingendo coscientemente i paesi in via di sviluppo (e senza alcun ritegno, in un futuro oramai prossimo i loro stessi concittadini).

Misure come quella argentina sono state adottate negli ultimi giorni da diversi paesi quali l'India, l'Egitto, il Vietnam. Mentre in molti altri paesi l'elevato costo degli elementi basilari dell'alimentazione dei più poveri sta causando proteste e disordini anche gravi ad Haiti, nelle Filippine, nello stesso Egitto.

Dato che gli analisti parlano di abbondanza di cibo, almeno una parte di questi incrementi deve essere di origine speculativa. Gli operatori cioè potrebbero prevedere (ad esempio) una carenza nel prossimo futuro. Se il prezzo dei prodotti agricoli di base (mais, riso, grano) aumenta in modo marcato e costante a poco a poco solo i paesi più ricchi potranno permettersi l'acquisto delle derrate. Ma nei paesi più ricchi, ed in quelli occidentali in particolare non si prevede alcuna penuria di quei generi. Allora qual'è il vero obiettivo degli “speculatori”? Sterminare i poveri, come ha proposto qualcuno? Forse no. Quello sarà solo un “danno collaterale”. La speculazione sta preparando il campo all'incetta di prodotti agricoli da parte dell'occidente.

Per capire le ragioni di questa strategia dell'accaparramento che causerà carestie e disastri di proporzioni mai viste nei paesi che non sono né produttori né tanto ricchi da poter acquistare a prezzi così alti si deve allargare un po' il campo.

I dibattiti concernenti il futuro energetico dell'umanità infuriano già da qualche anno concentrandosi su due temi principali: il picco del petrolio e il riscaldamento globale. Stranamente i due dibattiti sembrano procedere su binari paralleli incapaci di incontrarsi, quasi a nascondere una elementare connessione. Se il petrolio e gli idrocarburi stanno per terminare, allora la situazione ambientale non dovrebbe preoccuparci più di tanto perché... sta per risolversi da sé.

Il problema comunque non è così semplice. Innanzitutto ci sono molti più indizi che sembrano indicare una vicinanza al “picco” della produzione petrolifera rispetto a quante prove scientifiche ci siano del riscaldamento globale. Anzi, non vi è proprio niente di certo a quest'ultimo riguardo.

Amos Nur, uno geofisico israeliano di fama mondiale e professore all'università di Stanford da parecchi anni gira il mondo cercando di costringere la comunità scientifica ad aprire gli occhi sull'argomento. I suoi semplici e disarmanti calcoli (calcoli così ovvi che ciascuno di noi può verificare per conto proprio) mostrano che se i cinesi dovessero raggiungere un consumo per capita di circa la metà di quello degli Stati Uniti, la produzione mondiale di idrocarburi dovrebbe raddoppiare. E nel calcolo si stanno tralasciando gli incrementi di popolazione. Aggiungiamo l'India ed il Sudest asiatico. Aggiungiamo il Sud America. Aggiungiamo che non si sta spendendo neanche una frazione di quella che si dovrebbe spendere nel campo esplorativo per raggiungere questo traguardo. E poi tiriamo le somme: non si produce abbastanza petrolio (o gas) per tutti.

Gli effetti di questa penuria li stiamo già vivendo quotidianamente alla pompa di benzina. Nei prossimi anni potremmo anche rinunciare del tutto ad andarci. L'occidente sta perdendo risorse e le tensioni geopolitiche internazionali (l'11 settembre, Iraq, Iran, persino la situazione in Tibet) non sono altro che un riflesso di ciò. Golman Sachs prevede come possibile uno scenario con incrementi sino a 200$ al barile, e per buon conto aggiunge:

“I prezzi del petrolio continueranno a salire sino a quando la domanda non diminuirà a livello mondiale per un periodo di diversi anni, con conseguente ritorno di capacità in eccesso”

Il che tradotto vuol dire: fino a quando Cina, India e compagnia bella non smetteranno di crescere. Indipendentemente dalla sorte della torcia olimpica, ognuno può farsi un'idea di quanto realistica sia questa eventualità.

I dubbi sull'effettiva incidenza della CO2 sui cambiamenti climatici dall'altro lato persistono e diventano sempre più insistenti. Ed invece quello ambientale ci viene oggi più di prima proposto come un credo, una fede alla quale tutti si devono inchinare.

John Powell, direttore del Programma Mondiale per il Cibo delle Nazioni Unite indica quattro cause principali per spiegare questo pericolosissimo incremento dei prezzi alimentari: aumento del costo dell'energia necessaria alla produzione, le crescente domanda dei soliti noti (Cina, India, Brasile, i paesi in via di sviluppo), i disastri naturali (?!!??) ed infine un nuovissimo elemento, l'accaparramento dei prodotti agricoli dovuto alla richiesta di bio-carburanti.

Tralasciando l'insulsa spiegazione dei disastri naturali (sempre presenti), dobbiamo rilevare come sia l'incremento del prezzo del petrolio che la crescente domanda persistono già da qualche tempo, ma sino ad oggi non avevano procurato allarmi consistenti. Mettendo a confronto il grafico con l'andamento dei prezzi del petrolio e quello con l'andamento dei prezzi dei cereali (+40% negli ultimi 9 mesi) possiamo vedere quanta poca relazione vi sia tra i due (cliccare sul grafico per ingrandirlo). Anzi la correlazione dell'impennata della curva con l'annuncio da parte di Bush del piano per il sovvenzionamento del bio-etanolo (25 aprile 2006) e con la firma relativa allo stesso piano (gennaio 2007) la dice lunga.

La produzione di bio-carburanti rimane la causa più diretta degli aumenti. Traducendo in termini più pratici, l'ambientalismo occidentale sta coscientemente causando dei disastri di proporzioni mai viste. Ed il motivo non è neanche la protezione ambientale, visto che parecchi dati sembrano indicare che il prezzo degli idrocarburi, già in via di esaurimento, potrebbe presto salire tanto in alto da renderne l'utilizzo antieconomico.

Il motivo risiede nel fatto che nessuna delle cosiddette “energie rinnovabili”, ad esclusione dei bio-carburanti, offre la flessibilità data dagli idrocarburi specialmente per quel che concerne la mobilità. E siccome i potentati occidentali non hanno alcuna intenzione di modificare i loro modelli economici per salvare la vita a qualche miliardo di persone, si sono lanciati sul nuovo credo ambientalista.

Nei giorni scorsi uno di quei liberal-capitalisti che di solito ci viene venduto come eroi dell'umanità, quel Richard Branson proprietario della Virgin Atlantic, ha fatto volare un 747 da Londra ad Amsterdam usando solo bio-carburante, promettendo di far volare presto l'intera flotta con quel tipo di carburante. Quello che ci si dovrebbe chiedere non è solo quanta CO2 si risparmierà, ma anche quante persone moriranno di fame per ogni volo. L'eliminazione dei loro processi respirativi è già inclusa nel conto?
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sabato, aprile 12, 2008

Quasi tutta la verità

Riporto integralmente un ANSA ripresa dal sito dell'MPA prima di commentarla. A scanso di equivoci, mi preme precisare che considero l'ordinanza del Cga di Palermo un importantissimo passo avanti per la nostra terra.

Ambiente: Lombardo, Soddisfazione per Decisione Cga su Augusta

(ANSA) - CATANIA, 11 APR - Il leader del Mpa e candidato del centrodestra a presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, accoglie 'con soddisfazione infinita l'ordinanza del Cga di Palermo che impone la pulizia immediata dei fondali di Augusta inquinati dagli scarichi delle industrie petrolifere'.

'Il futuro della Sicilia orientale - aggiunge l'europarlamentare a margine di un incontro con Stefania Craxi - e' un porto integrato Catania-Augusto-Pozzallo. Ad Augusta, che ha i fondali molto profondi, potranno attraccare le grandi navi porta-container che navigano nel Mediterraneo. La merce che arriva sara' lavorata in Sicilia, creando posti di lavoro, e ripartira' per il resto d'Europa su treni veloci. Ma per fare questo - sottolinea Lombardo - occorre il Ponte sullo Stretto e accelerare i tempi, per evitare che questo progetto lo si realizzi in Spagna o in Grecia, che rispetto a noi corrono'.

La decisione del Consiglio di giustizia amministrativa di Palermo, che ribalta la decisione del Tar di Catania, ha ritenuto legittimi i provvedimenti del ministero dell'Ambiente, dando cosi' via alla bonifica immediata dei fondali di Augusta.


Ecco che Lombardo si lascia scappare qualcosa di più sul ponte. E quel qualcosa di più non fa altro che confermare quello che Il Consiglio diceva nei post Palermo Delenda Est, Prima e Seconda parte. Manca solo un elemento per confermare tutto in pieno, una cosa che Lombardo non può dire prima delle elezioni perchè gli costerebbe cara in termini di voti siciliani: il porto di Gioia Tauro.

Il ponte serve a portare quelle merci al porto tedesco di Gioia Tauro (ricordo che tra gli azionisti della società di gestione non c'è il comune calabro, ma fa bella mostra di sè la città di Brema...). L'alta velocità non serve per la distribuzione in Europa, infatti il suddetto porto tedesco è già il primo del Mediterraneo senza alcun collegamento ferroviario.

Ci chiediamo ovviamente come i tedeschi siano riusciti in una tale ammirabile impresa malgrado i giornali parlino di una Calabria in mano alle cosche. Sarà perchè i calabresi sono supidi? Come mai non appena un calabrese decide di fare impresa viene subito distrutto dalla criminalità organizzata (una delle più potenti del mondo, ci dicono...) e se denuncia viene addirittura deportato dallo stato, ed i tedeschi non hanno alcun problema nel territorio di una delle cosche più agguerrite, i Piromalli di Gioia Tauro?

Proprio loro, quelli che oggi il Corriere della Sera definisce "il casato di 'Ndrangheta più potente in Calabria" in relazione alla vicenda dei brogli elettorali in Argentina...
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mercoledì, aprile 09, 2008

Essenza di stato

Sia detto per inciso, non sono mai esistiti servizi segreti deviati in Italia. Mai! La favola dei servizi deviati è servita sempre a chi dava certi ordini per nascondersi dietro alla responsabilità di devianze inesistenti.
Nino Arconte, ex “gladiatore”

A vedere la foto sembra di ritorno da una settimana bianca a Saint Moritz, con il suo bel piumino di marca. Ed invece Giuseppe Salvatore Riina è appena uscito dal carcere. Per decorrenza dei termini di custodia cautelare. E lo fa lanciando anche un chiaro segnale e minacciando di rivolgersi alla corte europea dei diritti umani per chiedere un risarcimento. Ha capito a che porta deve bussare.

Nel frattempo a Gela un giudice, tal Edi Pinatto, ci impiega qualcosa come 8 anni a depositare le motivazioni della sentenza di condanna per alcuni mafiosi provocando la loro scarcerazione. Non contento, il CSM boccia la richiesta di sospensione del giudice avanzata dal guardasigilli: l'infame Pinatto continuerà a prendere uno stipendio pagato dai Siciliani. In un paese dove vi sia ancora un qualche barlume di civiltà probabilmente il giudice Pinatto verrebbe linciato in strada per una cosa del genere. Qui come minimo avrà una promozione.

Paolo Borsellino non riesce a capacitarsi dell'assoluzione del capitano Arcangioli (accusato della sparizione dell'agendina rossa di Borsellino) già in fase di udienza preliminare nonostante il gip avesse disposto la sua imputazione coatta. Ed anche noi non riusciamo a capacitarci, visto che esistono precise riprese televisive che incastrano l' Arcangioli.

Come se non bastasse pare che dodici boss siano tornati in libertà a Messina perchè le carte del processo di primo grado non sono arrivate in tempo!!!! Una serie agghiacciante di follie processuali, mediatiche e politiche così assurda da sembrare irreale. Eppure la maggior parte degli italiani continuano a pensare che la mafia sia una creatura tutta siciliana.

Di recente avevamo già lanciato l'allarme in occasione delle apologie mafiose trasmesse da tutte le reti nazionali (pubbliche e private) in più puntate e dedicate agli “eroi popolari” Riina e Provenzano (Il capo dei capi e L'attentatuni). Nessuno fuori dalla Sicilia ha rilevato l'incredibile realtà di questa Italia, dove oramai si inneggia apertamente alla mafia in ogni momento, nel chiaro tentativo di riportarla ai fasti di una volta.

E come mai Riina poteva tranquillamente gustarsi la trasmissione in diretta e le sue dichiarazioni potevano essere raccolte dai giornalisti malgrado il 41bis? Come mai nessuna indagine è stata svolta in proposito? Sul 41bis aleggia più di un sospetto. Non solo è stato permesso ai boss di avere figli in provetta mentre si trovano in carcere in maniera legale (per assicurare discendenza alla cosca?), ma in passato gli stessi boss hanno avuto la possibilità di procreare illegalmente (in maniera naturale?) MALGRADO IL REGIME DEL 41BIS!!!!

Forse siamo soli a combattere contro la mafia, noi Siciliani. Siamo i soli a morire per mano della mafia (lasciate perdere Dalla Chiesa, per carità! Poveri ingenui...) mentre una buona fetta d'Italia ci rema contro coadiuvata dai soliti ascari, coperta dallo scudo mass-mediatico di regime. La verità è che la mafia E' lo stesso stato italiano nella sua essenza più pura. Perchè senza la mafia e senza la repressione armata in Sicilia questo stato non sarebbe mai potuto esistere. E purtroppo c'è ancora qualcuno che vorrebbe salvarlo, questo stato.

Chiudiamo con il commento sconsolato di Piero Grasso (Siciliano, ovviamente...): “E' come svuotare il mare col canestro”. “Gutta cavat lapidem”, aggiungiamo noi.

Nota 9 Aprile 08, ore 21:30
Vogliamo capire per chi vota la mafia (o meglio, quello che resta della mafia)?
Leggete questo articolo. Il CSM deposita le motivazioni della mancata sospensione del giudice Pinatto. Con questa sentenza il CSM boccia una richiesta che era stata fatta dall'ex ministro Mastella (quindi la cosa va avanti già da qualche tempo). Il ministro Mastella, come detto altrove, aveva a suo tempo tradito il governo di centro-sinistra e tramava per la parte avversa (in questo caso attaccando il giudice ritardatario). Le motivazioni riportate nell'articolo dicono tra le righe abbastanza chiaramente che il giudice non viene sospeso perchè per il CSM egli ha fatto il suo dovere (cioè ostacolare la giustizia, oramai non devono più neanche nascondersi). D'altronde il CSM ha dichiarato che questo non era uno sgarbo nei confronti del guardasigilli, il che potrebbe anche essere vero. Potrebbe cioè essere una decisione politica, guarda caso a ridosso delle elezioni. Un segnale ben preciso.
Spero che non vi sia qualcuno ancora convinto che il CSM non sia schierato politicamente. E non credo ci sia bisogno di dire da che parte sia schierato: dalla parte della BCE.

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sabato, aprile 05, 2008

Eroi o villani


Scriviamolo pure: le elezioni politiche nazionali non porteranno niente di buono all'Italia. Ma potrebbero fare molto per la Sicilia. Più delle stesse elezioni regionali, che comunque non è che abbiano mai portato granchè ai Siciliani...

Nelle circoscrizioni estere le operazioni di voto sono già cominciate e si concluderanno il 10 aprile. Poi qualche giorno con il fiato sospeso a macerarsi nell'incertezza fino a quando i risultati non saranno resi noti insieme a quelli del voto in Italia. Francesco Paolo Catania, anche grazie all'appoggio del partito Per il Sud, per la seconda volta nel giro di pochi anni è riuscito a ri-portare la nostra trinacria nelle case dei nostri conterranei all'estero (vedi le liste per camera e senato), almeno in Europa ed in Russia. Ci aspettiamo un risultato ancora più importante del lusinghiero 2 e passa per cento della scorsa tornata, raggiunto malgrado i diffusi brogli degni della più bananiera delle repubbliche.

Certo gli altri partiti presentano degli ossi duri. Il PDL fa scendere in campo addirittura un pornografo che sostiene di essere ancora celibe a 44 anni suonati perchè come si sà il maschio italiano in Francia fa furore (Carla Bruni e Monica Bellucci docet...), mentre dall'altra parte vanno giù pesante con un cervello (di gallina) che non vede di buon occhio l'esportazione della mozzarella e che vorrebbe rinchiudere gli anziani nelle case da riposo. Insomma tutti argomenti che vanno forte tra i siciliani ed i meridionali in generale (la quasi totalità degli italiani all'estero). C'è da rodersi il fegato (di pollo...).

I Siciliani all'estero sono l'arma da usare per ottenere una sovranità reale e duratura. E L'Altra Sicilia è nella posizione migliore per intercettare la loro voglia di rivalsa. Nemmeno l'MPA malgrado le strane connessioni con il “meridionale” (??!!?!) Daniel Imperato riesce a promuoversi allo stesso modo in quelle comunità.

Nella madrepatria nel frattempo si sono fatti importanti passi avanti. Un pezzo storico del nazionalismo siciliano, quell'Erasmo Vecchio che un tempo fece gridare al miracolo con la lista Noi Siciliani, finalmente ha rotto con l'MPA ed è passato ai fatti con la lista Partito del Sud – Alleanza Meridionale
per il senato.

Se aggiungiamo anche che Domanico Corrao del Partito del Popolo Siciliano alla camera si presenta con l'Unione Democratica dei Consumatori (interessante il video, soprattutto per quello che dice nei secondi finali circa i candidati all'estero), direi che abbiamo completato il quadro del nostro voto, sia in Italia che all'estero, circoscrizione Europa.

A questo punto non resta che tirare le somme. E lo cominciamo a fare sin da ora senza aspettare l'esito del voto. Ci preme evidenziare un fattore che potrà essere decisivo del prossimo futuro, e cioè l'accordo tra l'FNS di Pippo Scianò e i nazionalisti siciliani di Erasmo Vecchio che ha portato i candidati del Frunti Naziunali nella lista del Partito del Sud.

Se tutte le forze Siciliane elencate, insieme a quelle oggi dirottate verso nord da Grillo e rappresentate da Sonia Alfano, si unissero la Sicilia libera sarebbe una realtà pressoché immediata. Viceversa, se continueranno a prevalere i piccoli interessi personali il Nuovo Vespro rischierebbe di fallire.

Il momento di unire le forze è arrivato. Non si può rimandare. Non siamo tanto ingenui da non capire che le trattative terranno conto della forza politica e della posta messa sul piatto da ognuno, ma non si può più andare da soli perchè sarebbe sconfitta certa. E la base (tra i quali ci sono anche molti che navigano tra queste pagine) ha il dovere di spingere.

Il blocco siciliano dovrebbe venire prima di ulteriori accordi con gli altri partiti del mezzogiorno, che anzi si vedrebbero costretti ad aggregarsi per non essere inghiottiti dai Siciliani. A quel punto tutti uniti nei due Regni di Sicilia ed insieme alla diaspora siciliana e meridionale all'estero non vediamo chi potrebbe fermarci.

A breve ci saranno le elezioni amministrative. Quello dovrà essere un banco di prova importante. Altrimenti quegli stessi nomi che sino ad oggi hanno tenuta viva la speranza di riscatto per il Popolo Siciliano, saranno un giorno additati tutti insieme come i responsabili del fallimento del Nuovo Vespro.
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mercoledì, aprile 02, 2008

Magie elettorali

A pochi giorni dal voto è arrivato il momento di parlare dei candidati e dei partiti che ci troveremo davanti sulla scheda elettorale. Cominciamo dalle elezioni per il Presidente della Regione Siciliana. Come vedrete questa analisi non parla di mafia, brogli, compravendita di voti. Accenna appena al clientelismo. Non ne parla perchè non serve parlarne, nel senso che oggi questi sono mali comuni a tutta l'Italia. Chi “casualmente” a ridosso del voto grida al lupo per i brogli alle elezioni comunali a Palermo dovrebbe almeno avere la decenza di ricordare che brogli peggiori ci furono alle politiche nazionali nelle circoscrizioni estere, brogli provati da innumerevoli testimonianze ed immagini. E che colpirono proprio la Sicilia ed i suoi rappresentanti.

Tre è il numero perfetto. Tre è il numero della Sicilia. La distanza tra la Sicilia e la perfezione, intesa come benessere dei suoi abitanti, è però una distanza politica immensa. Solo con la magia si potrebbe richiudere questo “gap”. E manco a dirlo, il tre è anche un numero magico. Un numero molto più potente della somma delle singole unità. Un numero che potrebbe sprigionare e fare apparire energie nascoste difficilissime da ricacciare indietro.

E così che le prossime elezioni per la presidenza della nostra regione si stanno trasformando in una tenzone esoterica, con i TRE candidati (mi riferisco a quelli "papabili") che presi dalla lotta si sono posti ai vertici di un triangolo magico e da lì stanno richiamando in vita forze che non sanno se potranno poi governare.

Anna Finocchiaro, Raffaele Lombardo e Sonia Alfano: ecco i tre stregoni, gli Hobbit siciliani che stanno aprendo il vaso di pandora della nostra identità, forse ignari di ciò che vi troveranno realmente dentro.

E se sulle proposte di Anna Finocchiaro non abbiamo molto da dire, anche perchè il candidato del cosiddetto centro-sinistra, malgrado le sue notevoli doti politiche, non ci propone un bel niente, sulla sua funzione da catalizzatore invece non possiamo sorvolare. Perchè stranamente più il candidato parafulmine Finocchiaro ammutolisce, più si trincera dietro l'insulso qualunquismo del vago Veltroni, più con questa sua inadeguatezza scatena una tempesta nell'animo del secondo dei nostri candidati (Raffaele. Ordine alfabetico, per carità!), oramai rapito nell'estasi di quella Sicilia Nazione che, inconfessione massima, anche gli ascari più navigati hanno sempre sognato segretamente.

E Lombardo (che anche se in ritardo ha avuto la decenza di presentare un programma per la Sicilia) ha parlato. E straparlato. Ad esempio si è lasciato scappare il nocciolo dell'accordo con Cuffaro: “Sento che si oppone ai termovalizzatori (riferito alla Finocchiaro, ndr), le discariche non si possono usare; vorrei capire cosa dovremmo fare dei nostri rifiuti”.

Ha abbracciato in pieno la fallimentare e dannosa idea di una Banca del Sud propalata dal genio incompreso dell'economia mondiale Giulio Tremonti. Una banca chiaramente asservita ai poteri lombardi. Altrimenti Tremonti non l'avrebbe proposta. Per non parlare poi del ponte sullo stretto, altro salvagente da lanciare a qualche morente impresa romanocentrica.

In pratica Lombardo verrà eletto grazie all'appoggio di importanti gruppi di potere politico (clientelare) ed economico. E dopo le elezioni si vedrà presentare il conto con gli interessi. Certo, dobbiamo segnalare anche dei punti a suo favore: il presidente in pectore ha a chiare lettere promesso l'applicazione integrale dello statuto, la decentralizzazione verso gli enti locali (evitando sapientemente di dire cosa farà delle province...) ed il rilancio della piccola impresa. Ha poi per la prima volta dichiarato inequivocabilmente la fine dell'esperienza democristiana, cosa che secondo me è la novità più grossa di tutta la sua campagna elettorale.

Stare a discutere sulla sincerità o meno delle dichiarazioni facendo il processo alle intenzioni mi sembra improduttivo. Il punto è che l'MPA non sarà libero di gestire a suo piacimento il potere acquisito e non perchè debba rendere conto al popolo che lo avrà eletto, ma perchè dovrà restituire il favore ai vari Cuffaro, Berlusconi, Impregilo etc. etc.

Lombardo ha una sola carta per realizzare le cose che dice: quella della svolta autoritaria. Un Putin siciliano, tanto per capirci. Anche lui appoggiato dal suo Yeltsin-Cuffaro e salito al potere in una Russia disastrata quanto e più della nostra Sicilia. Una svolta che non dovrebbe scandalizzarci più di tanto e che non sovvertirebbe alcuna democrazia, visto che in Sicilia di democrazia non ne abbiamo mai avuta.

Che il Lombardo possa avere in mente qualcosa del genere lo suggeriscono le sue dichiarazioni riguardo la Sicilia Nazione. Forte del suo piedistallo clientelare, il nostro non avrebbe motivo di inseguire con sempre maggiore determinazione il sacro graal del “sicilianismo”. La caccia affannosa al voto d'opinione potrebbe indicare un tentativo di annacquamento del voto clientelare, un colpo che gli renderebbe più libere le mani. Poi, se questa maggiore libertà di mani verrà usata in favore del Popolo Siciliano è cosa tutta da scoprire.

Insomma, la soluzione Lombardo la poniamo più in alto della inconsistente (per scelta della stessa Anna) soluzione Finocchiaro, anche se non si può sciogliere nessuna delle riserve da tempo espresse: fino a quando l'MPA continuerà a dover rendere conto a forze esterne all'isola (o alla sua diaspora) per raggiungere il potere non potrà essere considerato un partito Siciliano.

Ma la fuga “sicilianista” di Lombardo potrebbe essere dovuta anche al timore di una emorragia di voti in direzione del terzo candidato, Sonia Alfano.

Sonia si presenta con un programma apprezzabile e con molta buona volontà. E con le spalle coperte da Beppe Grillo, personaggio che a sua volta ha le spalle ben coperte da qualcun altro che non vediamo ancora in chiaro. Questo ci dispiace perchè non sappiamo chi muove le fila realmente lì sopra e chi stia cercando di mettere le zampacce qui sotto. La sua lista probabilmente assorbirà consensi da destra e da sinistra, ma non dovrebbe spostare di molto i rapporti di forza tra Lombardo e la Finocchiaro (a meno di eclatanti colpi di scena). Più che altro potrebbe inserire un cuneo interessante nel parlamento siciliano, se come dicono i sondaggi riuscirà a superare lo sbarramento.

Quello che farà la Alfano una volta atterrata all'ARS è difficile da prevedere. Si farà strumentalizzare dai burattinai che muovono la marionetta Grillo o vedremo un vero leader?

La presenza della Alfano a Palazzo dei Normanni fungerà da collante per i litigiosi partiti siciliani o ci darà un seconda delusione dopo l'indecoroso spettacolo offerto dalla Borsellino?

Queste elezioni rappresentano un momento di svolta importante, ma la scelta del candidato da votare non è delle più eccitanti. E le responsabilità di questa situazione cadono su tutti noi, sui partiti siciliani e sui loro sostenitori. E' inutile nascondersi dietro un dito. Dobbiamo però essere coscienti di un fatto importante anche se non ancora decisivo: per la prima volta le istanze Siciliane sono apparse sul piatto in modo chiaro ed indistinto. Vedremo se LORO avranno la forza di farle poi sparire magicamente oppure se NOI sapremo approfittarne.
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