Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

venerdì, maggio 29, 2009

Suicide bomber

Sicilia, terra di misteri. Misteri sui quali non si scherza. Come a Canneto di Caronia, dove strani fenomeni elettromagnetici hanno terrorizzato gli abitanti per diverso tempo. O come a Riesi, dove di recente la pavimentazione di una piazza e di alcune case ha raggiunto la temperatura di 100° senza alcuna apparente spiegazione.

O come in questi giorni a Gela, dove da due mesi si verificano strane deviazioni nel comportamento di telecomandi e cancelli automatici, e dove finalmente ieri si è arrivati alla soluzione del giallo: uno scanner di un antennista. Contro il quale le agenzie addirittura si peritano di consigliare l'avviamento di una pratica legale (“Gela, chiarito il mistero dei telecomandi impazziti”, SiciliaInformazioni.com 27 maggio 2009).

Ufo, servizi segreti, fenomeni naturali, armi segrete. Non sappiamo cosa stia provocando questi “misteri”. Ma non possiamo fare a meno di notare un filo conduttore. Labile, ma pur sempre un filo conduttore che non porta ad un singolo obiettivo, ma che in realtà permea interamente lo “snodo” siciliano. Quel filo che rende oggi centrale la posizione della Sicilia nello scacchiere geopolitico mediterraneo.

Un filo che ieri ha toccato qualcosa che lo ha fatto andare in corto circuito: la rivoluzionaria decisione di sciogliere il governo del Presidente Raffaele Lombardo.

A Canneto di Caronia si sono avute parecchie segnalazioni di oggetti non identificati sui quali gli ufologi si sono subito gettati.

Quello che ci incuriosisce è il modo nel quale alcuni attendibilissimi testimoni avrebbero descritto un non meglio identificabile oggetto nel “lontano” 1997:

Nel giugno 1997 , una nave della nostra marina si trovava in navigazione al largo di CARONIA MARITTIMA, alle ore 5,30 del mattino tre membri dell’equipaggio notano sulla spiaggia un oggetto lungo circa 55/60 metri ed alto almeno 12, di colore nero immobile, scambiato per un grosso tubo per il metanodotto.

Negli anni seguenti stranissimi eventi si continuarono a ripetere tra le poche case della frazione, tra cui moltissimi incendi che sono stati imputati anche a gas infiammabili risalenti lungo fratture presenti nelle rocce.

Bene. Andiamo ora a Riesi, provincia di Caltanissetta. Per chi non lo sapesse, da quelle parti, lungo la scorrimento veloce Caltanissetta-Gela, ha sede l'azienda vitivinicola “Feudo Principi di Butera” di Zonin, l'imprenditore Veneto proprietario anche della Vini Corvo e della Banca Popolare vicentina, l'istituto che avrebbe dovuto acquisire l'IRFIS dalla regione, acquisizione recentemente bloccata dal mister Draghi-Britannia. Argomenti scottanti.



Anche a Riesi gli strani fenomeni sono stati “preparati” da indizi di attività “UFO”. In questo caso si tratta dei classici “croop circles” o cerchi nel grano di hollywoodiana memoria (ne vedete uno nel video sopra risalente all'aprile 2008). Poi improvvisamente all'inizio di questo mese come detto strane vampate di calore hanno provocato il surriscaldamento di alcune pavimentazioni sino a 100°.

Ed anche qui salta fuori l'ipotesi del gas, con tanto di tecnici della Siciliana Gas che fanno le dovute ispezioni.

Tornando a Gela, città di raffinerie, metanodotti e campi petroliferi, i fenomeni elettromagnetici di cui parlavamo non sono arrivati da soli:

Trecento famiglie di Gela hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni in seguito a una fuga di gas dal metanodotto cittadino. La fuga di gas e' avvenuta nel quartiere Giardinelli, nei pressi dello stadio comunale. Vari tombini sono saltati creando il panico tra la popolazione residente. (“Gela, fuga di gas da metanodotto”, SiciliaToday.net 27 maggio 2009)

I poveri tecnici della Siciliana Gas sono subito dovuti accorrere chiamati dal sindaco Crocetta. Una situazione esplosiva.

Come esplosivi sono gli ultimi sussurri politici dello stesso sindaco Crocetta, secondo la parole di Giusto Catania, europarlamentare del prc (“Lombardo:«La giunta entro giovedì»”, LaSiciliaWeb.it 26 maggio 2009):

“E' imbarazzante leggere le dichiarazioni del sindaco di Gela Rosario Crocetta, immemore degli attacchi politici che egli stesso riservava a Lombardo solo pochi mesi fa. Crocetta si dichiara disponibile a fare un governo con un pezzo del sistema di potere che fino a ieri, a gran voce, ha contrastato.”

Nello stesso inciucio sembra essere coinvolta la Borsellino, coinvolgimento confermato dalla risposta della stessa: “La verità è che io sono e continuerò a restare libera.” Come no.

Ma mentre della Borsellino conosciamo bene l'insipienza politica, non potremo mai credere che il Crocetta non abbia notato il riposizionamento in area MPA di quello che dalle sue parti (politiche) è spesso indicato come “il pregiudicato Dell'Utri” (“Regione in crisi e scontro elettorale frantumano il centrodestra”, SiciliaInformazioni.com 20 maggio 2009):

“I miei amici dei “circoli del buongoverno” in Lombardia non voteranno Pdl, a seguito di un dissidio insanabile sulle candidature alle elezioni provinciali di Milano”

Non potendo che concordare con Catania riguardo a certe dichiarazioni passate, a questo punto le cose sono due: o Crocetta ha ceduto alle recenti “pressioni” mafiose (una costante di ogni elezione), oppure si è deliberatamente alleato con essa [*] .

Insomma, a sinistra vedono la fine di Berlusconi e non vogliono lasciarsi sfuggire l'occasione. Per questo sono pronti a buttarsi contro il bersaglio carichi di esplosivo pur sapendo che ciò potrebbe significare il loro suicidio politico. D'altronde, che figura ci farebbero se dopo quasi vent'anni di guaiti alla luna ora un odiato democristiano riuscisse nell'impresa senza di loro!

Qualche anima pia contraria all'eutanasia però vorrebbe impedire questo atto suicida, e così a Gela oltre all'imperizia dell'antennista, si devono sorbire quella dei rapinatori con la fiamma ossidrica:

I malviventi (...) Armati di fiamma ossidrica, hanno tagliato la spessa lamiera (...) Ma scintille e calore hanno appiccato un incendio.

Crocetta ne approfitta per dire la sua, insieme ai rappresentanti dell'antiracket (Intimidazione, in fiamme un magazzino, Crocetta: “Continueremo a lottare”, LiveSicilia.it 28 maggio 2009):

Nessuno si illuda, a Gela e in Sicilia è iniziata una rivolta che non può essere fermata

Crollano i piloni della Caltanissetta-Gela e poi l'asfalto (vedi sopra...), quasi quasi scoppia un quartiere, ed ecco che per una tentata rapina si scomodano rivoluzioni, racket, estorsioni. Non è una presa di posizione un po' esagerata per una rapina fallita? Le “violenze e le sopraffazioni” di cui parla Crocetta sono altre.

E lo stesso pensiero devono avere avuto alla redazione di una testata siciliana, dove hanno corredato l'articolo con la foto che vedete sotto.

Una crocetta in fiamme


Nota finale: Caronia, Riesi ed ora Gela. Sto forse cercando di dire che si tratta solo di minacce politiche? No. Non posso saperlo. Anche se qualche collegamento deve esserci. Quello che voglio mettere in evidenza, qui come in altre occasioni (vedi il post “Danni collaterali”), è il modo in cui le notizie vengono riportate dai mezzi d'informazione. Tramite eventi apparentemente slegati come gli UFO, le fughe di gas, o un rapinatore maldestro, politici, imprenditori, massoni, uomini di chiesa si scambiano messaggi, avvertimenti, minacce. I mass-media non fanno altro che recapitarli al destinatario.

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[*] La terza ipotesi, cioè che non vi sia più alcuna mafia – e che quindi non vi sia stata alcuna minaccia mafiosa rivolta al Sindaco di Gela – ma che siano tutte buffonate elettorali per oggi la inseriamo solo come nota.
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mercoledì, maggio 27, 2009

Appello al Popolo Siciliano

Pubblichiamo l'appello inviato (e firmato) da Massimo Costa per le elezioni di giorno 6 e 7 giugno prossimi, con la preghiera di farlo girare il più possibile aggiundendo magari la vostra firma. Il medesimo appello è oggi pubblicato anche sul sito de L'Altra Sicilia.

Antudo!


Il voto intelligente di un SICILIANO COSCIENTE, oggi, è quello dato all'AUTONOMIA!.

Questo non è un “appello di partito”. E' solo un messaggio libero di un gruppo di siciliani liberi e convinti che non ci si debba lamentare di tutto ciò che non va in Sicilia, se poi al momento del "dunque", e perciò anche al momento di esercitare il diritto di voto, si rimane neutrali, o - peggio - si regala il proprio consenso ai partiti "romani" ed ai loro proconsoli, cioè ai loro rappresentanti in Sicilia: coi risultati che si vedono.

Oggi il Governo Siciliano ed il suo presidente, Raffaele Lombardo, sono oggetto di un attacco che non ha precedenti storici. Ci siamo chiesti il perché di questo attacco?

Sono credibili questi “critici” quando dicono di attaccare Lombardo per il “bene” della Sicilia, proprio loro che hanno fatto del voto siciliano una merce di scambio da permutare in carriere romane, milanesi e bruxellesi?
Proprio loro che hanno svenduto o regalato le risorse dell'Isola al sempre più insaziabile governo centrale riducendo il Popolo Siciliano a popolo di accattoni senza anima senza prospettive e senza dignità, esponendo le nuove generazioni di Siciliani al rischio di sprofondare in una palude neocoloniale?!

Oggi, proprio questi proconsoli siciliani, vere e proprie punte avanzate dei POTERI FORTI ITALIANI, vogliono sbarazzarsi di Raffaele Lombardo, propulsore e protagonista (per loro, reo) di una evidente quanto imbarazzante ribellione civile e autonomista, che minaccia di espandersi nell'Isola a macchia d'olio...

Orbene, dopo avere sostenuto come potevamo l'innovativa azione politica di Raffaele Lombardo in questo primo difficilissimo anno di governo, noi siamo pervenuti alle seguenti conclusioni:

1. In pochi mesi non si possono fare miracoli. Tuttavia, una cosa è certa: la credibilità siciliana è salita, in quest'ultimo anno, a livelli altissimi: non accadeva da molti decenni. Oggi i Siciliani sono più rispettati.
2. Chi ha fatto perdere sei mesi per approvare il piano sanitario voluto da Lombardo, un piano che migliorerà certamente i servizi riducendo gli sprechi e salvando la Sanità siciliana dal fallimento sicuro?
3. Chi dirotta al Nord non solo le linee aeree strategiche per il nostro turismo, ma perfino i Fondi europei già destinati alla Sicilia?
Il Governo Lombardo o i suoi avversari, detrattori e sabotatori? Sicuramente non Raffaele Lombardo!
4. Chi ha messo ordine nel settore energetico che era finito nelle mani di mafiosi e speculatori senza scrupoli di mezzo mondo?
5. Chi sta riorganizzando la Forestale, la Formazione, la Burocrazia regionale? Il Governo Lombardo o i suoi nemici e sabotatori? Sicuramente Raffaele Lombardo!
6. Chi sta cercando di divulgare la verità storica sugli effetti del "Risorgimento" italiano sulla Realtà siciliana? Chi sta lottando strenuamente per difendere l’Autonomia Statutaria Siciliana conquistata col sangue degli Indipendentisti?
7. Chi difende le vere radici cristiane nell’apertura umanitaria, ammirata e riconoscente verso uomini e donne che sfuggono alla miseria di paesi lontani, peraltro saccheggiati per secoli dalle potenze neocoloniali del Nord ricco ed opulento?
8. Chi accoglie con dignità e senza soggezione delegazioni di investitori cinesi, omaniti ecc., di cui la Sicilia ha bisogno? Chi progetta di rilanciare il credito bancario nell'Isola e nel Meridione d'Italia ora che le banche del Sud sono state fogocitate dalle grandi banche del Nord?
9. Chi vuole imporre l'attuazione dello Statuto Siciliano, fare pagare in Sicilia le imposte alle società che producono reddito in Sicilia ed alle multinazionali che ci avvelenano ed inquinano da oltre mezzo secolo e vorrebbero “socializzare” perfino i costi delle bonifiche ambientali? Chi vuole restituire ai Siciliani le accise petrolifere centralizzate dallo Stato italiano, cioè dal più grande evasore fiscale della Storia Siciliana? Il Governo di Raffaele o i suoi nemici e sabotatori? Sicuramente il Governo di Raffaele Lombardo!

Ebbene, si avvicina un momento di verità, quello in cui i Siciliani devono stringersi intorno al Presidente del Popolo Siciliano, cioè al proprio presidente autonomista che ha avuto la forza ed il coraggio di sfidare i POTERI FORTI costruendo (in soli 9 mesi!) “il peggior governo degli ultimi 50 anni": peggiore per i parassiti, per i traditori della propria terra e per i saccheggiatori che arrivano da unnegghjiè come le mosche sulla marmellata!

"La logica autonomista è rivoluzionaria rispetto al fallimento di una Autonomia affidata alle mani degli uomini del centralismo. Un partito centralista che manda un suo uomo a governare una regione a statuto speciale mortifica l'Autonomia perchè, a un certo punto, mette quest'uomo davanti a un bivio: obbedisci agli ordini del partito nazionale centralista o fai gli interessi dell'autonomia della tua regione. Siccome ci siamo sottratti e abbiamo risposto con schiettezza a favore della nostra comunità, abbiamo determinato uno sconvolgimento che non è ancora finito...anzi, è solo all'inizio!" (così a Torino, il 21 Maggio 2009, ha concluso il proprio intervento Raffaele Lombardo).

Votiamo per L'AUTONOMIA, l'unica forza reale che ci ha inseriti nell'agenda politica del Paese, non come quattro selvaggi da comprare con le perline colorate, ma come un Popolo che merita un Futuro. Anche in “Europa”, laddove si decidono, nell’ombra, il settanta per cento delle leggi che ci governano (incluse quelle sull’aranciata senza arance e sull’olio extravergine d’oliva senza olive).

Siamo alla frutta. Coraggio!

***
Primi firmatari:
Mario Di Mauro - già Ideologo di "Noi Siciliani", oggi Presidente dell’Istituto “Terra e LiberAzione”
Renato Sgroi Santagati - già Ideologo del Partito Siciliano d'Azione, oggi segretario di Rinascita Siciliana - MO.SI.F.
Giuseppe Li Rosi - Presidente “Consorzio Produttori Agricoli Raddusa”.
Salvo Musumeci - Presidente del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia
Massimo Costa - Scrittore e Docente Università di Palermo

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martedì, maggio 26, 2009

Incartati neri

Dicevamo qualche giorno addietro della perigliosa e poco auspicabile soluzione “milazzista” (Vedi il post “Libero arbitrio”). Poco auspicabile e perigliosa perché la credevamo una disperata soluzione ad un eventuale infelice risultato elettorale per la compagine del Presidente Raffaele Lombardo.

Chi poteva immaginare che questa soluzione sarebbe diventata una minaccia concreta prima delle elezioni con l'azzeramento della giunta e il sibillio di nomi che evocano un passato che Roma credeva sepolto con successo da tempo?

La pdl “nordista” sembra essere stata presa di sorpresa. Il povero Bondi addirittura dice (Il diktat di Bondi a Lombardo: ”O con noi o contro di noi”, LiveSicilia.it 26 maggio 2009):

“Chiederemo ai siciliani di attribuire al voto che esprimeranno tra dieci giorni una doppia valenza, quella di carattere europeo e quella di una scelta tra il Pdl e lo stesso Lombardo ”

Ma che fa, babbia? Ma se questo è proprio quello che volevate evitare in Sicilia: voi volevate tenere lontani dalle urne il numero più alto possibile di elettori, in modo da ottenere un risultato il più vicino possibile al 50%. Superarlo, magari.

E' Lombardo che sin dall'inizio della campagna elettorale cerca di trasformare il voto in una “scelta tra il Pdl e lo stesso Lombardo”. Chi volete che ci vada a votare per le europee, per una comunità che ha oramai le ore contate mentre tutti oramai nel vecchio continente fanno quello che vogliono!

Si è incartato, Bondi

Quelli che non sembrano per niente sorpresi sono invece i veri alleati dell'MPA. Non potremmo mai credere che Lombardo abbia fatto una mossa tanto azzardata senza avvertire... chessò, Miccichè per esempio. Basta vedere i nomi che circolano per il nuovo governo, dove a Buffardeci e Cimino si aggiunge Davide Rampello, altro uomo dell'ex Presidente dell'ARS. Per esempio.

Ma anche un altro degli alleati ombra di Lombardo sembra muoversi con troppa coordinazione con Palazzo d'Orleans per poterlo credere allo scuro di tutto:

«Nessun giudizio» su Silvio Berlusconi e in particolar modo sul caso Noemi. «Ognuno ha la propria coscienza»: lo dichiara il segretario della Cei, monsignor Mariano Crociata.

Potevano diramare un giudizio più pesante di questo, i Vescovi italiani? Proprio in un momento tanto delicato per le sorti del pdl in Sicilia...

Immigrazione, licenziamenti, ed ora la questione che dovrebbe mettere una croce finale ai rapporti tra Berlusconi ed il Vaticano, quella morale: il pecoraio non è più esempio da seguire.

Il diavolo e l'acquasanta, Veronica Lario a braccetto con Benedetto XVI.

Ma non credo che i vescovi stiano per proclamare la ex-soubrette esempio “morale” per gli italiani.

Se la saranno forse presa per via del blocco (illegale) operato dal commissario dello stato dei fondi destinati dalla Regione Siciliana al mondo cattolico (“Fondi regionali a pioggia, protestano gli intellettuali”, Repubblica.it 8 maggio 2009), vedi art. 77 della finanziaria regionale....

Come ci spiega un acerrimo nemico di Lombardo, il presidente dell'ARS Cascio, “Il Commissario dello Stato, Alberto Di Pace, si è assunto una gravissima responsabilità entrando nel merito delle scelte politiche fatte dal Parlamento regionale, che ha votato la legge finanziaria con grande consapevolezza e, in particolare, l’articolo 77 all’unanimità” (…) “L’Ars solleverà conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, ma, intanto, per quanto mi riguarda si apre una discussione sull’esigenza di mantenere in vita l’Istituzione stessa del Commissariato dello Stato, che non esiste nelle altre regioni d’Italia.” (Cascio: “Illegittima l’intromissione del Commissario dello Stato”, LiveSicilia.it, 9 maggio 2009)

Lombardo ha perdonato e non ha fatto quel ricorso che Cascio voleva, anche perché il ricorso non va fatto alla Corte Costituzionale, ma ad un'Alta Corte che non c'è. E non contro il taglio, ma contro l'esistenza stessa del tagliatore. Altro che discussione sull'esigenza o meno.

I Vescovi, invece, di perdonare non ne hanno voluto sapere.

Nota 27-05-09: Secondo il direttore di LiveSicilia.it, Francesco Foresta, "Le indiscrezioni raccontano di un pranzo riservatissimo in quel di Agrigento dove, sabato, sarebbe stato sancito l’azzeramento della giunta." ("Lombardo, Micciché (e Pirandello)" 25 maggio 2009), confermando quello che nel post si era dedotto dai nomi circolanti per la composizione del nuovo governo: l'azione di Lombardo era stata preparata con cura e con l'avallo degli alleati.



"E se serve anche all'ONU"

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lunedì, maggio 25, 2009

L'ingresso dell'India

Lo scuotimento del subcontinente indiano a causa della spinta provocata dal conficcarsi del cuneo americano in Afghanistan ha propagato le sue onde sino a lambire le nostre spiagge.

Gli attentanti del novembre del 2008 a Mumbai, con il loro epicentro di fronte alla “Gateway of India” tra l'Oberoi hotel ed la Nariman House, un centro culturale ebraico di cui gli stessi abitanti della megalopoli indiana ignoravano l'esistenza, hanno dato il via ad una serie di eventi che hanno trovato sbocco solo nei giorni scorsi, con la conclusione delle elezioni politiche nazionali.

Secondo la versione ufficiale degli eventi, quasi tutti gli attentatori sarebbero rimasti uccisi nella carneficina. Tutti eccetto uno, un certo Ajmal Amir Kasab che, catturato, ci ha tenuto a confessare la militanza degli assalitori in una organizzazione terroristica basata in Pakistan (Lashkar-e-Taiba).

Questa “sopravvivenza” è condita da una strana coincidenza. Durante lo svolgersi di quei drammatici fatti, fu diramata una foto di uno dei criminali che fu subito ripresa da tutti i media del mondo, con numerosi giornali che la riportarono in prima pagina ed in grande formato. Lo stesso fecero in Italia i siti dei maggiori quotidiani.

La coincidenza risiede nel fatto che proprio quello sarà l'unico degli assalitori a sopravvivere. Ed è accompagnata da un altro fatto inquietante: il sito del Corriere della Sera presentò quella ed altre foto ponendo in evidenza la presenza di un braccialetto arancione (vedi foto a lato) e sottolineando nel titolo come quello fosse un simbolo indù, e non musulmano (“Mumbai, il giallo del braccialetto”, Corriere.it 27 novembre 2008):

“Dubbi sono sorti a causa delle immagini di uno dei terroristi, un giovane in maglietta e jeans che porta al polso un bracciale sacro indù, usato come un segno di riconoscimento da alcuni militanti estremisti indù.”

Fatto ancora più strano, malgrado la cosa sia giudicata tanto rilevante da dedicargli il sottotitolo, nel testo poi si sbiadisce tutto: le righe riportate sono le sole a dare spiegazione.

Non si può certo credere che quello fosse un estremista indù solo in base ad una foto sgranata. Più che altro sembra che si sia mandato un segnale che spiegasse i meccanismi che avevano portato a quegli attacchi.

I meccanismi dietro agli attentati di Mumbai li svela dettagliatamente Hamid Gul, ex numero uno dei servizi segreti pakistani (ISI), oggi nemico di Washington (“We are paying a huge price for US friendship”, Gulf News 3 gennaio 2009):

Interrogato su quella che dovrebbe essere la migliore linea di azione del Pakistan, a seguito degli attentati di Mumbai, egli ha detto: «Dobbiamo pulire la casa dall'interno, ma ciò non significa repressione solo su Lashkar-e-Taiba chiamandoli “attori non statali” . Ci sono gli attori non statali come la CIA americana che operano liberamente in Pakistan. Non so a che gioco che stanno giocando. Per quanto ne sappiamo, potrebbero avere utilizzato il loro peso qui, addestrato alcune persone per lanciarle a Mumbai. Lo Special Service group , il gruppo “Spider”, il RAW Indiano [ala di Ricerca ed Analisi], il Mossad israeliano - tutti fanno i loro giochi qui. Abbiamo anche Blackwater qui per addestrarci. Voi pensate che essi addestrano solo la nostra gente, o anche altra gente che agiranno su loro mandato? Chi ci ha guadagnato dal dopo-Mumbai?»

Ci hanno guadagnato gli americani, che ora potevano sperare di destabilizzare un Pakistan che stava pericolosamente scivolando verso la Cina e che ora invece scivola verso l'implosione dopo l'assassinio di Benazhir Bhutto e l'estromissione di Musharaff.

Ed in India ci ha guadagnato l'opposizione interna, il cosiddetto BJP (Bharatiya Janata Party) o partito estremista Indù (ecco dove puntava quell'articolo del corriere...) che in vista delle elezioni poteva assediare con successo il “Partito del Congresso” di Sonia Gandhi.

Il BJP viene fondato nel 1980, ma rimane fuori dallo scenario politico internazionale sino al 1992 (un anno fondamentale per la storia, come sappiamo bene in Sicilia). L'evento che quell'anno tiene l'India con il fiato sospeso chiarisce molti punti.

Il 6 dicembre nella città di Ayodhya gli attivisti del partito demoliscono una moschea (la Moschea di Babri) per poi costruire sulle sue rovine un tempio Indù: l'artificiosità delle motivazioni addotte contribuisce a tracciare un parallelo terrificante con gli eventi palestinesi.

Il BJP raggiunge poi il potere nel 1998, quando Atal Bihari Vajpayee viene nominato primo ministro (fortunatamente un moderato), per poi perderlo nel 2004. Sono questi gli anni dell'esplosione di Bollywood in occidente e del miracolo della Information Technology. Gli Stati Uniti sembrano avere un feeling particolare con il governo degli “estremisti indiani” e Bill Clinton visita Hyderabad promettendo persino un circuito di formula 1.

L'attentato di Mumbai lancia la campagna elettorale di questi volenterosi “muratori”, appoggiati dall'alta finanza indiana e dallo “stardom” liberale Bollywoodiano ed Hollywoodiano, alleati nell'oscar de “Il milionario”. Secondo Gul l'obiettivo dei “neocon americani” è che “l'India deve diventare il bastione dell'area che dia protezione allo stato di Israele”, un programma tracciato sin dai tempi dei tragici fatti del 1992.

Se ancora qualcuno ha dei dubbi su chi abbia ordito gli attacchi, le seguenti parole del presidente pakistano Asif Ali Zardari dovrebbero fugarli:

«[I terrosisti che hanno compiuto gli attentati a Mumbai sono] apolidi, gente senza stato che vuole tenere in ostaggio il mondo intero» («I terroristi di Mumbai sono apolidi», Corriere.it 2 dicembre 2008)

Zardari sta accusando quell'Entità formata dagli apolidi leader della finanza globale che tramite il cuneo afghano ed in vista del collasso americano, tentano di intromettersi nel secolo asiatico in modo da poter continuare a pianificare la “ricostruzione del tempio” usando lo scudo indiano.

Dopo aver visto chi ci doveva guadagnare da questi attentati, vediamo chi ci dovrebbe perdere (oltre al popolo indiano e al partito di Sonia Ghandi).

Ahmid Gul dice anche questo: "Questo scenario (...) indebolirà la Cina”, la quale aveva già raggiunto accordi con il Pakistan per uno sbocco sul Mare Arabico (“Pakistan: cresce l'influenza cinese”, Effedieffe.com 18 luglio 2007):

Gli investimenti cinesi in Pakistan sono cresciuti di colpo dopo l'invasione americana in Afghanistan, ed oggi hanno raggiunto i 4 miliardi di dollari. (...) Il più grosso progetto - iniziato nel 2002, con stanziamento congiunto di 1,6 miliardi di dollari - è la costruzione del porto a Gwadar, un paesello sulla costa del Baluchistan che si sta trasformando in una base navale militare e commerciale di evidente importanza strategica per la protezione delle rotte delle petroliere che portano il greggio dal Golfo Persico alla Cina.

Ecco dove si trova il punto d'incontro tra India e Stati Uniti. Smantellando il Pakistan e inserendo l'esercito indiano in Afghanistan, si blocca l'espansione cinese verso il Golfo e verso il Mediterraneo.

La Cina non è stata a guardare. Il 2 gennaio 2009 il presidente dello Sri lanka, Mahinda Rajapaksa, annuncia la caduta di Kilinochchi, la capitale amministrativa dei ribelli Tamil.

Lo Sri Lanka è stato coinvolto in una crescente spirale di violenza sin dagli anni 80, quando le sedicenti Tamil Tigers (LTTE) cominciarono a seminare il terrore nell'isola spacciandosi per dei liberatori desiderosi di voler proteggere la minoranza Tamil dall'oppressione Cingalese con la creazione di uno stato autonomo, un'idea instillata nei Tamil sin dall'ottocento dagli inglesi secondo la loro tipica strategia della “crisi sociale” impiegata per dominare ed indebolire le popolazioni sottomesse.

Mentre nel giro di poche settimane il cappio si stringeva intorno alle ultime posizioni dei feroci ribelli, tutti i media occidentali (più la fintoaraba Al-Jazeera) cominciavano ad usare la solita litania dei “diritti umani”. Stranamente a parti invertite rispetto a quello che era da poco successo a Gaza, dove ad usare come scudo i civili, secondo la versione ufficiale occidentale, erano i ribelli di Hamas.

L'inarrestabile avanzata si ferma quando oramai il LTTE si trova confinato in pochi chilometri quadrati e la vittoria è ad un passo. Che cosa è successo? Le lamentele occidentali continuano a prefigurare stragi di civili: il governo cingalese si è dovuto arrestare di fronte ad una chiara minaccia diramata tramite l'ONU. Se avessero continuato, tutti i civili presi in ostaggio sarebbero stati sterminati dai valorosi ribelli tanto simpatici ai giornalistucoli pseudo-sinistroidi italiani.

Per capire il ricatto bisogna tornare in continente. La parte meridionale dell'India è occupata dal Tamil Nadu, la vera patria di origine dei Tamil dello Sri Lanka. Lì i politici locali hanno sempre usato la causa dei ribelli isolani come arma contro il governo centrale. Ed è grazie agli appoggi locali (e forse anche a quelli anglosassoni...) che il leader delle Tigri il 21 maggio 1991 riuscì ad assassinare nei pressi di Madras (la capitale dello stato del Tamil Nadu) il primo ministro indiano Rajiv Gandhi (marito di Sonia Gandhi).

Mantenendo alta la tensione nell'isola, si volevano influenzare le elezioni indiane favorendo indirettamente il BJP. Per questo la guerra civile doveva durare sino alla chiusura delle urne. Detto, fatto. Non appena il 16 maggio i risultati elettorali vengono diramati, i Tamil si arrendono. Il piano “occidentale” però sostanzialmente fallisce ed il partito dei Gandhi vince ampiamente sia sul continente che nell'isola con la fine delle ostilità.

In Europa si scoprono le carte. Il Financial Times il 16 finalmente rivelava che “Pechino in pochi anni è diventato un fornitore d'armi e d'aiuti cruciale per lo Sri Lanka” (“Tigers' harsh taming”, 16 maggio 2009).

Mentre l'Economist lo fa pochi giorni dopo, dovendo ammettere a denti stretti che il governo cingalese poteva rispondere picche agli ipocriti richiami occidentali “nascondendosi dietro l'appoggio diplomatico di Russia e specialmente Cina” (“Tainted Triumph”, The Economist 21 maggio 2009). Ma tacendo sul fatto che senza il benestare del governo indiano Russia e Cina non avrebbero mai potuto osare tanto: ammettere questo avrebbe voluto dire ammettere una disastrosa sconfitta in tutto il subcontinente.

Sarà per questo “nascondersi” che le comunità Tamil in Sicilia hanno più volte chiesto aiuto al leader in pectore di una nazione pienamente inserita in questo gioco (“Genocidio nello Sri Lanka, I Tamil protestano davanti alla Rai di Palermo”, SiciliaInformazioni.com 10 aprile 2009):

I Tamil hanno scritto anche una lettera al governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, che, nei mesi scorsi, aveva espresso parole di solidarietà nei confronti della comunità di minoranza nello Sri Lanka.

Evidentemente ne sanno più degli stessi siciliani, e capiscono che quella è la porta a cui bussare per essere ascoltati a Mosca.

Forse i suggerimenti erano arrivati da Washington, visto che anche gli americani avevano inviato a Palermo la loro bella minaccia con il solito strano tempismo (“Allarme Usa, terrorismo a Palermo”, SiciliaInformazioni.com 10 dicembre 2007): “Attenti, quell’ufficio dei tamil in pieno centro finanzia il terrorismo internazionale”

L'India ha fatto il suo trionfale ingresso nel secolo asiatico.


Il BJP incontra Washington dopo gli attentati di Mumbai all'ombra di un fascio di rose rosse


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giovedì, maggio 21, 2009

Libero arbitrio

Un paio di mesi fa, quando il progetto pdl fu finalmente lanciato grazie all'ennesima “discesa in campo”, il gran capo era stato categorico:

«Punto al 51 per cento dell’elettorato (...) Riuscendo a trasformare un Paese che aveva più di 20 gruppi in Parlamento, in un Paese con una grande forza che punta al 51% degli elettori, avremo fatto un grande salto in avanti sul cammino della democrazia e della libertà [Di chi? Di fare cosa?, ndr]»

Per ora i sondaggi non sembrano dargli ascolto: in vista delle elezioni, il pdl è inchiodato al 40%, grazie al 10% mantenuto dalla Lega Nord.

Non sono queste però le elezioni in cui si deve raggiungere il 51% a livello nazionale. Per ora si misurerà la capacità del pdl di ottenere in Sicilia la maggioranza assoluta.

Qui, un riscontro positivo darà ad Arcore la possibilità di innescare una crisi di governo a Palermo con il conseguente scioglimento dell'Assemblea e tanto di elezioni anticipate che consegneranno le chiavi del perno Mediterraneo italiano nelle mani dell'attuale presidente del consiglio. Dopo, la conquista della maggioranza parlamentare a Roma sarà un gioco da ragazzi.

Ed in Sicilia i sondaggi sembrano dargli ascolto, con il pdl veleggiante intorno alla quota del 50%, poco sopra o poco sotto.

Vista l'esiguità del differenziale tra i due possibili risultati (pdl al governo con o senza alleati), il voto o il non voto di ciascuno di noi ha un valore non indifferente: la neutralità o l'indifferenza non sono possibili in questa lotta, poiché anch'esse potrebbero avere un'influenza decisiva sugli assetti futuri della nostra Terra.

Forse nessuno dei possibili risultati è ideale per la Sicilia, ma non è sostenibile neanche la versione piagnona ed irresponsabile secondo la quale tutti i risultati saranno ugualmente disastrosi. E tutti noi abbiamo il dovere di evitare che il peggio accada.

Cerchiamo quindi di capire gli scenari del dopo elezioni in base ai risultati possibili.

Paradossalmente, il più improbabile di tutti è proprio quello di una larga vittoria del pdl. Le conseguenze di tale situazione sarebbero la scomparsa dell'MPA, lo scioglimento immediato dell'Assemblea ed un nuovo governo interamente alle dipendenze del pecoraio con Sicilia nelle grinfie di Tremonti. Non vedo il bisogno di articolare ulteriormente.

Questo scenario non è realizzabile semplicemente perchè esso significherebbe il trionfo di Alfano su Miccichè. I sondaggi demoscopici non ipotizzano tradimenti. Ma se ad un “cliente” del presidente del CIPE viene chiesta un opinione di voto, la sua risposta sarà ovvia: nessuno mai confesserà il fattaccio prima ancora di compierlo. Questo è il motivo per cui il pdl viene dato al 50% in Sicilia.

Sappiamo che la realtà sarà ben diversa visto che Miccichè sta già apertamente appoggiando candidati opposti ad Arcore a Mazara ed a Termini Imerese, e che Marcello dell'Utri ha dichiarato (“Regione in crisi e scontro elettorale frantumano il centrodestra”, SiciliaInformazioni.com 20 maggio 2009):

“I miei amici dei “circoli del buongoverno” in Lombardia non voteranno Pdl [e quelli in Sicilia?, ndr], a seguito di un dissidio insanabile sulle candidature alle elezioni provinciali di Milano”

All'altro estremo abbiamo il crollo dello stesso pdl verso quote inferiori al 40% e forse anche vicine al 30%, qualora tutti i nemici di Alfano e Schifani (insieme a quote significative di AN) dovessero veramente votare in massa per Lombardo, come suggerito da Dell'Utri.

Questo significherebbe il crollo immediato di Berlusconi e la sua scomparsa dal quadro politico generale. Uno scenario che favorirebbe il ritorno al potere nell'Italia del nord delle varie consorterie finanziarie anglosassoni e la rinascita del PD europeista.

Tali forze immediatamente tornerebbero ad attaccare una Sicilia debole, in un delicato momento di transizione. A quel punto o Lombardo e Miccichè si lasciano addomesticare e si ritorna sotto il giogo, o si dichiara una effimera e frettolosa indipendenza con tutti i rischi che questo comporterebbe.

Il pecoraio va quindi tenuto in piedi comunque, indebolendolo quel tanto che basta per fargli abbassare un poco le ali, una situazione che in fondo conviene sia agli interessi personali dei nostri politici, sia a quelli del Popolo Siciliano.

Quello di un apparente equilibrio tra le parti con una sostanziale sconfitta del duo Alfano-Schifani sembra lo scenario più probabile. Seguito a ruota dalla perigliosa e poco auspicabile soluzione “milazzista” proposta da Pistorio (MPA) che dovrebbe scattare qualora questo apparente equilibrio dovesse pendere preferenzialmente verso nord (“La partita doppia di Lombardo”, LaSiciliaWeb.it, 15 maggio 2009):

Lombardo ha pronto il piano B, che coinvolge in maniera diretta ed indiretta il Pd. Si ri-chiama Milazzismo, cioè un'esperienza già fatta e già vista di governo regionale con la sinistra dentro.

In tutta questa storia, il superamento della barriera del 4% da parte dell'MPA forse non ha alcun valore reale. Il problema vero del dopo elezioni sarà un altro: chi comanda veramente in Sicilia, Lombardo o Miccichè? E nel mezzo dei due contendenti, quanto conterà Cuffaro?

Perchè la formazione del triumvirato sembra lo sbocco naturale di tutti gli sconvolgimenti a cui stiamo assistendo, solo che l'aiuto fornito da Miccichè, dovrà essere ripagato da Lombardo. Mentre ambedue dovranno tenere conto della forza dell'ex-presidente.

Stringendo stringendo, i tre sono i veri candidati di queste elezioni.

Ricapitolando, votando pdl o non votando affatto (cosa che abbasserà la quota necessaria per raggiungere la maggioranza assoluta in Sicilia) si aiuta Berlusconi.

Votando UDC, bisogna poi considerare l'appartenenza del candidato alla corrente di Cuffaro o a quella di Romano.

Votando a sinistra pur andando contro Berlusconi si darà sostanzialmente una mano d'aiuto a Miccichè, poiché si tratterà comunque di un voto che Raffaele dovrà chiedere a Gianfranco per salvare il suo governo.

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domenica, maggio 17, 2009

Una cosa che andava fatta

Alla fine Matarrese è saltato: è questo un esempio di quello che può succedere quando la Sicilia si presenta unita contro i suoi avversari.

Il primo maggio durante l'assemblea di lega, i club della massima competizione italiana hanno unilateralmente deciso di staccarsi dalla serie cadetta e di dar vita ad una associazione: "Diciannove società di Serie A hanno oggi deliberato di costituire la 'Lega Calcio Serie A', conferendo a tale scopo mandato al dottor Maurizio Beretta".

Una soluzione che lo stesso Zamparini ha definito poco soddisfacente, «ma è una cosa che andava fatta». Perché?

Era da febbraio che Matarrese non dormiva più sonni tranquilli a causa degli incubi che gli procurava Zamparini. La svolta è finalmente arrivata con l'alleanza tra Palermo e Catania (vedi il post “Tra Palermo e Catania non mettere il dito”): da quel momento era chiaro che i vertici della lega avessero i minuti contati.

Intanto un Catania in vacanza si è battuto alla pari con la AS Roma, in una delle partite chiave degli ultimi campionati di calcio della massima serie: dal 7-0 del primo incontro, sino alla vittoria del Catania per 3-2 a dicembre, per arrivare alla equilibrata partita vista ieri.

La disfatta della Roma, che l'anno prossimo non andrà in Champion's League e quindi non incasserà abbastanza per salvarsi dalle grinfie di Unicredit (vedi il post “Vino dell'Etna”), ha seguito la stessa parabola, ed ora la Sensi sarà costretta a vendere. L'alternativa è il fallimento.

Ora che Matarrese ed i Sensi sono battuti, la porta delle coppe europee è spianata per Palermo e Catania, e Zamparini non si è fatto attendere: "Porterò Palermo nella Champions". E questa volta dice sul serio.

Matarrese è tornato al potere in Lega a seguito della famosa “moggiopoli”, uno scandalo in stile tangentopoli che come la famosa stagione delle “toghe rosse” più che fare giustizia, ha fatto vendetta.

Esiste la registrazione di una conversazione telefonica che spiega in modo preciso la realtà sullo scandalo che ha stravolto la geografia politica del calcio italiano alla vigilia della coppa del mondo del 2006 (Il Corriere della Sera, 18 maggio 2006):

«Stamattina m' ha chiamato Geronzi... allora senza sape' niente... senza sape' niente ho detto a Geronzi: Cesare mettigli il pepe in culo a Carraro perché mi sembra rincoglionito!»

Queste poche famosissime parole spiegano una cosa direi lampante: non era Moggi il capo di questo gruppo dedito al pilotaggio dei risultati delle partite. Moggi era un esecutore che doveva chiedere ad altri che avessero più potere di lui per riuscire ad ottenere qualcosa: non è credibile che Moggi avesse più potere degli altri due suoi “compari”, Carraro e soprattutto Cesare Geronzi

Allora è facile capire chi fosse il vero obiettivo di “moggiopoli”: quel Cesare Geronzi al vertice di Capitalia, quella banca (attenzione al fondamentale passaggio) che abbiamo visto sponsorizzare l'evento sull'indipendentismo siciliano a Messina un paio di anni fa.

Il titolo dell'articolo del Corriere citato sopra, indica uno dei principali crucci del Geronzi:

Moggi al telefono: «Ora anche la Roma starà agli ordini»

Da dove vengano gli attacchi non è poi così difficile capirlo basta ricordare questa domanda rivolta da un parlamentare della doppiogiochista Lega Nord a Fazio, ex governatore della Banca d'Italia (Fazio respinge accuse parzialità, "amico di tutti i banchieri", MilanoFinanza, 21 gennaio 2004):

"Sono amico di tutti i banchieri, cosa sono queste accuse di parzialità?" ha detto Fazio rispondendo ad un parlamentare della Lega Nord che gli aveva chiesto ragione dei rapporti con il presidente di Capitalia Cesare Geronzi ed, in particolare, gli chiedeva conto di avere affermato di lui "uomini eccezionali in tempi eccezionali".

L'eliminazione del presidente di Capitalia faceva parte della strategia di decapitazione della finanza padana e cattolica attuata dai vertici finanziari anglosassoni, strategia apparentemente riuscita con la nomina di Draghi a governatore della banca d'Italia, ma sostanzialmente fallita a causa dell'arroccamento degli avversari all'interno di Unicredit.

Quella Unicredit che ha poi continuato a sponsorizzare l'indipendentismo siciliano (vedi il post “Il rastrello di Montalbano”) e che ha trovato in Gheddafi il cavaliere bianco che la salverà dal tracollo economico.

Non solo: quella Unicredit che ha continuato la aggressiva politica di accerchiamento nei confronti dei Sensi.

Quali erano gli obiettivi nascosti dietro “Moggiopoli”: in Italia il calcio porta potere attraverso il controllo politico delle ebeti masse cittadine della moderna società occidentale. Il calcio non è per niente l'evento sportivo che ci vogliono fare credere. Esso è un evento prettamente (se non esclusivamente...) politico.

Controllando il campionato di calcio, si controlla consenso. E la AS Roma ha un peso politico non indifferente. Anzi, fondamentale per chi si propone di ridisegnare l'Italia su linee pre-risorgimentali [*]. Ogni potentato economico-politico italiano ha la sua propagine calcistica, dagli Agnelli, ai Moratti, a Berlusconi... sino al piccolo Pulvirenti!

Ed ecco qui nuovamente lo snodo di tutto, il punto di collegamento di tutte le vicende che abbiamo attorcigliato sino ad ora: lo scandalo calcistico esplose con tutta la sua forza in un momento particolare, e questa coincidenza non può essere considerata casuale alla luce dei fatti successi negli anni seguenti, dal 7-0 dell'olimpico, al 2 febbraio del massimino, al 3-2 ed al 4-3 di quest'anno, alla ingloriosa fine di Matarrese e dei Sensi.

Lo scandalo calcistico esplose mentre in vetta alla serie B si trovava il Calcio Catania che, improvvisamente privo dell'appoggio in Lega, cominciò a balbettare sino a rischiare di vedersi superata dal Torino nelle ultime giornate, cosa questa che avrebbe nociuto pesantemente a determinate forze politiche locali.

A quel punto in molti non avevano altra opzione che appoggiare i Siciliani e così riuscirono a compiere l'ultimo sforzo: il Catania fece il sospirato salto di categoria.

Tutti movimenti che sono partiti da molto lontano, da quel famoso 1992 in cui mentre il signor Draghi si trastullava a bordo del Britannia progettando l'attacco a Fazio ed alla finanza cattolica, da Bari lo stesso Matarrese iniziava la battaglia che pochi giorni fa ha definitivamente perduto ("L' odissea di Massimino che vinse il primo round", La Gazzetta dello Sport, 6 giugno 2003):

Ricordate il 31 luglio del '93? E' una data dolorosa per i tifosi rossazzurri. E' il giorno in cui l' allora presidente federale Antonio Matarrese firmò il provvedimento di radiazione della società dell' allora presidente Angelo Massimino per un presunto dissesto finanziario

La battuta di Zamparini è la più adatta a chiudere l'ultimo round della vicenda: «è una cosa che andava fatta».

Ci fermiamo qui questa volta, con la promessa di riprendere l'argomento nuovamente in futuro.

Post Correlati:
Tra Palermo e Catania non mettere il dito
Vino dell'Etna

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[*] Ed anche per chi a quel progetto si oppone: la scorsa estate si era offerto di comprare la Roma nientepopodimeno che George Soros.

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giovedì, maggio 14, 2009

L'opinione: Trinakrius, Frunti Nazziunali Sicilianu

E' con estremo piacere che ospitiamo su queste pagine l'opinione di un esponente dell'FNS (Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti”), intervenuto nel contesto dell'acceso (ma sempre civile) dibattito sull'attuale situazione politica siciliana. Allo stesso tempo, rinnoviamo il nostro invito a Roman Clarke a farci pervenire la sua opinione in merito alle recenti vicissitudini politiche che lo hanno visto coinvolto in prima persona.

Il punto di vista dell'Abate Vella sull'intervento di Trinakrius sarà inserito tra i commenti, al pari di quelli degli altri Siciliani (e non...) che volessero partecipare al dibattito.

Chiunque voglia esporre la propria opinione sulla attuale situazione politica siciliana quale rappresentante di una organizzazione o partito politico può farlo scrivendo a abatevella@hotmail.it . Il messaggio verrà pubblicato come post indipendente.


Caro Abate Vella,

Noi ci conosciamo per lo scambio d’opinioni avuto in diverse occasioni.

Tu e i tuoi lettori sapete che Io non faccio mistero della mio sostegno alle posizioni politiche indipendentiste e progressiste du Frunti Nazziunali Sicilianu – “Sicilia Indipinnenti”.

Non Ti stranizzerà dunque il fatto che qui, sulle colonne del Tuo blog, voglio porre il mio punto di vista e offrirlo a tutti, favorevoli e contrari.

Vedi Abate, vedete cari amici, devo dire che sono totalmente, assolutamente in dissenso, e me lo concederai non da oggi, con la linea maturata ed emersa nel corso di questo lungo scambio di “comment” riguardo l’ipotesi di sostenere, perorare o anche solo valutare positivamente l’esperienza e le prospettive del fenomeno politico noto come MPA.

Emerge chiaramente che molti degli intervenuti sostengono una linea di appoggio politico e strategico a Lombardo e ai suoi tanti alleati.

E’ questa una scelta in sé lecita come è indubbiamente anche altrettanto lecito dissentire.
Tuttavia caro Abate prendo però le distanze da chi per affermare la sua ritrosia non trova di più e meglio che offendere persone ed organizzazioni.

Io invece preferisco, Tu mi comprenderai, sviluppare ragionamenti politici.

A scanso d’equivoci premetto che la l’ultima, recente accessoria questione venutasi a collegare a ciò e tutta interna al NEO MIS mi lascia, in termini politici, freddo quanto indifferente.
Non aggiungo di più.

Vorrei ora, invece,riflettere con Te, se possibile, sull’idea che Lombardo, la sua organizzazione politica possano anzi già rappresentino e diano forma alla lotta dei Siciliani per la loro Autodeterminazione.

Io credo anzi affermo che così non è e chiamo a sostegno di questo mio ragionamento gli atti politici, amministrativi e parlamentari prodotti e soprattutto quelli non prodotti da questa organizzazione politica lungo il suo divenire.

Lo faccio senza acredine verso nulla e nessuno.

Dico però risolutamente che forse taluni (certo non Tu) dei frequentatori del tuo blog, hanno scambiato presi da un entusiasmo irrefrenabile ipotesi possibili e desideri personali come fossero oramai concretezze realizzate ed incontrovertibili.

Nel fare ciò mi permetto di notare che, presi dalla vis politica, hanno cercato di silenziare le voci contrastanti, come quelle che richiamavano il dibattito alla realtà dei fatti.

Perché vedi Caro Abate sarebbe facile e comodo soprattutto per i nemici della Sicilia se gli Indipendentisti militanti ( noi non ci avvertiamo né come duri né come puri )accettassero il gioco riduttivo di ricondurre tutto il dibattito sicilianista ed indipendentista a un mero PRO o CONTRO LOMBARDO, PRO o CONTRO MPA.

Io, i miei amici e compagni du FNS , rifiutiamo ciò , non leggerai , perché non ci interessa,, alcuna dichiarazione che vada oltre le poche righe di cui sopra sul NEO MIS.

Noi abbiamo ben chiaro, oggi come ieri, che il nostro compito non è e non può essere autoreferenziale.

Mentre altri si dedicano a definire “quarti di purezza” dettata o desunta, Noi continuiamo ad occuparci dei veri problemi della Sicilia.

Noi parliamo di SICIL FIAT, Noi ci occupiamo dei dati derivanti dalla condizione di imperante e perdurante neocolonialità che gli autonomisti saldamente nelle stanze dei bottoni neppure hanno provato, finora, a dirimere.

Noi continuiamo ad opporci senza se e ma al Ponte sullo Stretto e parimenti ai processi di vanificazione, disarticolazione della Carta Statutaria di cui venerdì ricorre il 63° anniversario ).
Noi non arretriamo di un passo e difendiamo le giuste ragioni del nostro Popolo.

Mi sembra dunque una facile generalizzazione quella di quel tuo lettore che definisce pressappoco l’FNS come un mero custode testimoniale.

La verità è forse che tutti hanno ottimi consigli per gli indipendentisti. Domando: dove erano questi fini strateghi quando FNS difendeva solo le idee, i diritti e i bisogni del Popolo e della Nazione siciliana? Non certo al nostro fianco.

Noi non siamo mai stati dei fanatici ma siamo una avanguardia politica patriottica determinata, pacificamente e democraticamente, a conseguire risultati politici, istituzionali e sociali.
Molti di Voi se ben comprendo sono pronti a traghettarsi sulle balze vincenti dell’esperienza lombardiana.

Io vi auguro ogni bene, convinto però che condurrete oltre questo “rubicone” solo Voi stessi e pochi altri.

Tuttavia non mi sento neppure solidale con chi usa, contro voi o altri,l’offesa e la denigrazione come strumento politico.

Io ho argomenti per contestare e ho bastante educazione per dire ciò che penso e in cui credo senza per forza dovere offendere o denigrare.

Dunque Caro Abate, tra le varie parti di questo scontro tutto volto ad arruolare pezzi dell’indipendentismo TUTTI, davvero tutti, non hanno fatto i conti con il fatto che gli Indipendentisti du FNS lottano e mantengono viva, vigile e vitale quella bandiera che non è mai stata e mai sarà ammainata.

So per esperienza che darai spazio, anche se in disaccordo, a questo mio pensiero e anticipatamente Ti ringrazio e Ti rinnovo intatta la mia stima intellettuale.

TRINAKRIUS

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mercoledì, maggio 13, 2009

Le apparizioni di Riposto

Alla recente presentazione del PEARS (il Piano Energetico ed Ambientale della Regione Siciliana) è intervenuto l'economista americano Jeremy Rifkin, fondatore del TIR, acronimo che sta per Terza Rivoluzione Industriale.

Per Rifkin, “E' stata la prima rivoluzione industriale a mettere insieme la stampa e l'alfabetizzazione con il carbone e la ferrovia. La seconda ha combinato il telegrafo ed il telefono con il motore a scoppio e con il petrolio. Quella che abbiamo ora è la possibilità di una rivoluzione energetica distribuita.

A seguito della terza “Tutti potremo produrre la nostra energia, e distribuircela l'un l'altro.

In parte, stiamo già vivendo questa “rivoluzione energetica”: le tragiche vicende afghane ed iraqene, l'incredibile espansione delle infrastrutture per lo stoccaggio e la distribuzione di gas in Europa (Vedi i post "Gas per tutti" e "Carburante elettorale"), la nascita ed il rafforzarsi di regimi ostili all'occidente, sono tutti segnali di quello che sta avvenendo.

Questa “rivoluzione” non è per niente priva di tensioni, come è possibile vedere da questa breve lista.

Alla Regione è dal 2007 che parlano di questa “Terza Rivoluzione Industriale”:

La terza rivoluzione industriale è alle porte e vedrà come protagonista l’idrogeno come vettore per le fonti rinnovabili. È questa la via che il pianeta percorrerà nei prossimi decenni. L’era del petrolio resisterà ancora per qualche decennio. Dopo si dovrà cambiare. E non sarà il principio della riduzione dei gas termoalteranti a guidare il cambiamento, ma, come la storia racconta, tutto deriverà dalla convenienza economica.

scriveva SiciliaInformazioni.com a proposito di un convegno sulle energie alternative organizzato allora (“Investire nelle rinnovabili per creare sviluppo in Sicilia”, 5 dicembre 2007).

Ma in Sicilia è da molto più tempo che ne parliamo. Da molto tempo prima che Rifkin incominciasse a divulgarne il verbo. Si sa, noi Siciliani siamo sempre avanti a tutti:

Prima che la terza Rivoluzione Industriale
provochi l'ultima grande esplosione nucleare


cantava Franco Battiato già nel 1982 echeggiando quelle tensioni di cui dicevamo prima.

Un genio il nostro Franco. Un visionario. Aveva già previsto la cosa. Anche troppo aveva previsto. Infatti dopo continua:

Prepariamoci per l'esodo
(…)
Nelle vie calde la temperatura s'alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe.
(…)
arriveranno da tutte le parti


Ovviamente il tutto solo dopo la fine dell'Unione Sovietica ed il crollo del capitalismo anglosassone:

Fine dell'imperialismo degli invasori russi
e del colonialismo inglese e americano


Insomma, il nostro (geniale comunque) pescatorello di Riposto aveva già previsto il cambiamento climatico, le migrazioni di disperati verso l'occidente, la fine dell'Unione Sovietica, quella degli Stati Uniti. E non li aveva previsti ponendoli indefinitamente in un qualche ipotetico futuro orizzonte temporale.

Li aveva legati ad un ben preciso evento: la terza rivoluzione industriale di Rifkin e le tensioni da essa derivanti.

I Siciliani se la vantano di essere sempre i primi in tutto, ma sinceramente mi sembra che qui si esageri un pochino. Quindi, a meno che non si voglia credere ad una qualche apparizione celeste che abbia rivelato questi segreti al pescatorello di Riposto, dobbiamo pensare che il nostro recitasse un copione suggerito da qualcun altro.

Meditiamoci sopra. E meditiamo sul fatto che una delle cose dette ancora non si è realizzata: “l'ultima grande esplosione nucleare”. Chissà che almeno su questa il suggeritore non si sia sbagliato.



Gloria in excelsis deo
Gott mit Uns
Ein Zwei Drei
prima che la terza Rivoluzione Industriale
provochi l'ultima grande esplosione nucleare
prepariamoci per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi giovani del futuro.
Fine dell'imperialismo degli invasori russi
e del colonialismo inglese e americano
prepariamoci per l'esodo
il grande esodo
un esodo
per noi.
Nelle vie calde la temperatura s'alzerà
moltitudine, moltitudine
non si erano mai viste
code tanto grandi, tanto lunghe
tanto grandi, tanto lunghe.
Moltitudine, moltitudine

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lunedì, maggio 11, 2009

Carburante elettorale

Ai tedeschi i conti non tornano. Dall'imminente implosione italiana credevano di trarre immenso profitto pappandosi il Lombardo-Veneto, ed invece rischiano di vedersi arrivare le zampe degli italiani in casa. Per giunta da Torino, area di interesse economico francese.

Il ventilato acquisto della Opel da parte di Fiat ha provocato qualche mal di pancia ai mangiacrauti, che hanno subito reagito all'aggressione spargendo un bel po' di veleno (nella forma di un dossier autografo di Marchionne) per mettere scompiglio (politico) in casa dei mangiapasta in vista delle elezioni. Dossier che prevederebbe la chiusura di almeno due stabilimenti italiani, uno al nord ed uno al sud. Convenientemente senza dire quali.

Il Lingotto sta vivendo un periodo particolare, trovandosi sotto i riflettori contemporaneamente in più parti del mondo, nelle le più disparate angolature e a diversi livelli mediatici. Le recente cagnara dovuta ai probabili accordi con Chrysler e Opel è stata preceduta ed accompagnata da strani sibili nelle pagine di cronaca: dalla inusitata debacle della Ferrari in Formula 1, alle strane notizie di incidenti riportate dalle agenzie in Sicilia (vedi il post “Danno collaterale”), sino al suddetto dossier.

I fili che si intrecciano sono molteplici, ma possiamo provare a vedere dove si arriva seguendo quelli che pendono dalle nostre parti.

Gli strani messaggi in codice inviati tramite le agenzie di stampa e culminati prima nell'incendio doloso al deposito di Palermo e poi nell'incidente al direttore della raffineria di Gela investito da un camion Iveco che “frenando ha sbandato ponendosi di traverso sulla intera carreggiata” sembravano puntare al carburante usato nelle macchine.

Qualche settimana prima si era anche presentato in pompa magna il nuovo piano energetico regionale (PEARS) con la presenza a Palermo dell'autorevole economista americano Jeremy Rifkin.

Rifkin è un teorico della cosiddetta “terza rivoluzione industriale”. Nel suo libro “Economia all'idrogeno” prevede un prossimo futuro privo di petrolio e fatto di propulsione ad idrogeno. La traccia suggerisce dunque di dare una sbirciatina a questo famoso PEARS.

Ai punti 12 e 13 della Dichiarazione di sintesi troviamo scritto:

12. creare, in accordo con le strategie dell’U.E, le condizioni per un prossimo sviluppo dell’uso dell’Idrogeno e delle sue applicazioni nelle Celle a Combustibile, oggi in corso di ricerca e sviluppo, per la loro diffusione, anche mediante la realizzazione di sistemi ibridi rinnovabili/idrogeno;
13. realizzare forti interventi nel settore dei trasporti (biocombustibili, metano negli autobus
pubblici, riduzione del traffico autoveicolare nelle città, potenziamento del trasporto merci su rotaia e mediante cabotaggio.


Qui non vi sono mezzi termini: in linea di principio il PEARS farà in modo che la Sicilia si ponga per legge contro le imprese operanti nel campo della raffinazione. Non credo serva fare nomi. Non solo: nel fare ciò darà appoggio (economico) alle aziende operanti nel settore dei trasporti (principalmente le aziende automobilistiche) che decidessero di fare lo stesso, cioè mettersi di traverso agli interessi di quelle aziende operanti nel campo della raffinazione. Insomma, quello che ha fatto il camion Iveco tagliando la strada al direttore della raffineria di Gela.

Rimane da vedere se questo PEARS contenga solo aria fritta oppure se almeno qualcosina stia bollendo in pentola.

Il 21 aprile scorso l'assessore all'industria Pippo Gianni ha presentato il progetto per il nuovo autoporto di Siracusa con questa premessa (“Siracusa - Autoporto, al via il primo sistema intermodale”, Corriere del Sud 21 aprile 2009):

Nei prossimi giorni convocheremo i sindaci del territorio (...) chiederemo loro di non consentire più il transito dei mezzi pesanti all'interno delle città. Le merci potranno essere smistate all'interno dell'autoporto e poi, partendo da lì, tramite mezzi ecologici potranno raggiungere le destinazioni finali all'interno dei centri urbani. [*]

Un indirizzo che collima pienamente con quanto dettato del PEARS.

Il problema è che per fare tutto ciò serve un partner industriale capace di fornire le tecnologie necessarie all'adattamento del parco veicolare. Pochi giorni dopo l'incendio al deposito della Fiat la Regione, tramite l'Assessore Pippo Gianni, tendeva la mano all'azienda automobilistica torinese scrivendo a Marchionne (Pippo Gianni tende la mano alla Fiat: "La Regione è pronta a investire su Termini Imerese", SiciliaInformazioni.com 7 aprile 2009):

“Auspico (...) che possa ripartire la sinergia tra il suo Gruppo, imprenditori locali e sovra regionali e la Regione Siciliana per concretizzare un programma di investimenti e di sviluppo del territorio”.

Insomma la Regione promette soldi. E nel comunicato si suggerisce una certa direzione. La lettera infatti avrebbe anche fatto riferimento ad una “semplificazione al rilascio delle autorizzazioni per favorire l’incremento degli impianti di distribuzione di GPL o metano”.

Il 16 aprile lo stesso Assessore firma il decreto che permette la realizzazione e l'esercizio di impianti di distribuzione di solo metano in Sicilia. Questo ha fatto imbestialire non poco i petrolieri che armati solo di arroganza pretendono di imporre con la violenza che li contraddistingue il loro volere:

“Il provvedimento, favorendo la distribuzione di metano contro quella di benzina e gpl non rispetta i principi comunitari di uguaglianza dei carburanti”, dichiara Assopetroli rifacendosi ad una surreale “carta dei diritti del carburante”. Assopetroli che già l'anno scorso aveva ottenuto una vittoria in questa guerra, quando il CGA di stato aveva accolto un loro fantasioso ricorso violando senza alcun problema lo Statuto.

Tralasciando ora questo problema, almeno dovremmo guardare alla bottiglia mezza piena: a Palermo hanno preso a cuore il problema degli operai di Termini Imerese. I sindacati dovrebbero essere contenti.

Ma neanche per idea! Da questo momento in poi su giornali, televisioni e internet parte una guerra dei comunicati che rispecchiano l'era schizofrenica in cui ci troviamo.

Il primo proiettile viene lanciato dai soliti ignoti: la FIOM il 26 aprile dichiara che “La Fiat ha rinviato la produzione della nuova Lancia Ypsilon (...) Adesso ci è stato comunicato che la produzione della nuova vettura viene rimandata al 2011, ma senza comunque certezza che venga prodotta nello stabilimento siciliano”. Panico per tutti.

Risponde di nuovo Gianni il primo maggio ("FIAT, a Termini si produrrà la Ypsilon Gpl", EconomiaSicilia.it 1 maggio 2009): “All’assessore regionale all’Industria Pippo Gianni è pervenuta una lettera con la quale la Fiat gli annuncia la decisione che a Termini Imerese sarà prodotta la nuova versione della Lancia Ypsilon a Gpl ed euro 5”. Rilanciando: “Da Bruxelles è finalmente arrivato il via libera che, non considerandoli aiuti di Stato, sblocca i 46 milioni di finanziamento del governo nazionale che dovranno essere utilizzati nell’ambito dell’Accordo di Programma quadro per il rilancio di Termini Imerese”. [**]

Ma i soliti ignoti insistono, ed è a questo punto che salta fuori il dossier “Fenice” sulle pagine della stampa tedesca. Dossier che tutti giurano contenere (anzi no... suggerire...) la chiusura definitiva di Termini Imerese.

Dove sta la verità?

Viene difficile credere che l'assessore Gianni si sia inventato tutto. Che si sia esposto in questo modo senza avere prima avuto una qualche pezza d'appoggio da Torino. E viene difficile credere che la Fiat sia nella posizione di rifiutare gli aiuti finanziari della Regione e dello stato, visto che nessun altro impianto si vede così ben dotato finanziariamente. Sembra anche difficile credere che la FIAT stia per mettersi contro la UE mentre sigla certi accordi di mercato: l'autorizzazione agli aiuti di stato giunta da Bruxelles è un chiaro segnale politico. Rifiutarli avrebbe delle conseguenze.

Ed allora? Allora se da un lato bisogna capire la prudenza di Marchionne in vista di una tornata elettorale che darà finalmente una chiara misura delle potenzialità siciliane, dall'altro bisogna anche capire lo spericolato abbaiare della CGIL (“È un vero e proprio grido d'allarme quello lanciato da Roberto Mastrosimone, il rappresentante Cgil degli operai Fiat di Termini Imerese. "Lo stabilimento e' gravemente in bilico. Si parla di un ballottaggio per la chiusura tra noi e Pomigliano. Penso che, purtroppo, siamo favoriti”, "Accordi internazionali Fiat, pagherà Termini Imerese?", EconomiaSicilia.it, 8 maggio 2009): il loro presidente regionale, Italo Tripi, si è da poco dimesso dalla carica per candidarsi alle prossime elezioni nella lista del PD. Bisognerà pur tirargliela sta campagna elettorale!

Per vedere risolti questi dubbi gli operai di Termini (e tutti noi) dovremo aspettare ancora qualche settimana.

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[*] Altre interessanti particolari di questa presentazione potranno essere colti al volo da chi segue questo blog con assiduità:

“L'autoporto vuole essere una piattaforma logistica sempre più capace da integrare e rafforzare l'internazionalizzazione del sistema delle piccole e medie imprese siciliane, ma anche di porsi al sevizio di un'area molto più vasta, collocata nel cuore del Mediterraneo” (Marina Noè, presidente della Società Autoporto di Siracusa)

“Appare necessario il collegamento del porto di Augusta con il sistema ferroviario e dello stesso porto con l’autoporto di Siracusa”. (Titti Buffardeci, assessore regionale al turismo, ex sindaco di Siracusa)

Il comunicato stampa chiude ricordando che “Ogni anno nel Mediterraneo, attraverso lo stretto di Gibilterra, gli stretti di Dardanelli e il canale di Suez passa un terzo del traffico marittimo mondiale. In questa regione transita quasi il 25% dei traffici petroliferi e il 20% dei flussi crocieristici. Il 90% del commercio internazionale si svolge mediante naviglio, fenomeno destinato a crescere, e il ricorso alle rotte marine, come vera e propria alternativa sostenibile, oggi più che mai assume un'importanza sempre maggiore.”

[**] Come è facile piegare le regole. Sentite la motivazione data per la concessione degli aiuti: La misura, spiega Bruxelles, risulta compatibile con i requisiti previsti dagli orientamenti sugli aiuti di Stato a finalità regionale 2007-2013 e dalle norme sui grandi progetti di investimento, perché Fiat non aumenterebbe considerevolmente la sua capacità di produzione. "Si può pertanto ritenere che gli effetti positivi di questo investimento in termini di sviluppo regionale superino le possibili distorsioni della concorrenza" All'improvviso abbiamo qualche santo in paradiso a Bruxelles.

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sabato, maggio 09, 2009

Saggezza orientale

Parlagreco, direttore di SiciliaInformazioni.com, sostiene ironizzando che “l’alleanza trasversale composta dal Movimento per l’Autonomia e un pezzo (...) del PDL (...) ha minori possibilità di vittoria, ma ha maggiori chances se riesce a mantenere lo status quo, in attesa di meglio. Fra l’obbiettivo ambizioso del successo, teoricamente possibile,  che comporta un rischio alto (le forze in campo sono sbilanciate)  e il perseguimento dello status quo, omologabile alla parità, la strategia della difesa siciliana appare la più vantaggiosa” (“La partita a scacchi di Miccichè e Lombardo. Tattica da professionisti, la Difesa Siciliana.”, 4 maggio 2009).

Ma oggi non è questo l'unico frangente in cui in Sicilia si fa ricorso ad una politica “attendista”. A Niscemi, dove gli americani pensano di impiantare ulteriori loro attrezzature coloniali, la protesta continua (“Elettrosmog, a Niscemi arriva il Muos. Il paese si mobilita contro le antenne”, LaNuovaEcologia.it, 5 maggio 2009).

I lavori (segreti: “In virtù del segreto militare, fino alla sua eventuale installazione non è dato sapere quale sarà l’impatto del Muos (...). La storia del Muos di Niscemi ebbe inizio "sottobanco" nel 2001, quando venne approvato il progetto, poi ratificato tra il governo italiano e quello statunitense nel 2006. Ma a Niscemi la notizia di un nuovo impianto di questo tipo è giunta solo nel maggio del 2008” ) degli americani proseguono, ma la Regione cerca di mettere loro i bastoni tra le ruote appigliandosi ai valori dell'inquinamento elettromagnetico:

“L’Arpa Sicilia invece parla di valori di attenzione. «In una delle quattro centraline installate in contrada Ulmo - si legge in una nota del Comune di Niscemi riguardante il monitoraggio delle 41 antenne e confermata dallo stesso direttore dell’Arpa - si ha una media di esposizione di circa 5.9 V/mt (volt/metro), mentre il valore di rischio è pari a 6V/mt, con dei picchi settimanali di superamento»”

La Regione non ha oggettivamente la forza politica di poter dire “No”, per cui l'obiettivo è quello di rimandare il più possibile l'installazione. Nel frattempo più ad est, in quel di Centuripe, i cinesi venuti in pompa magna a chiedere spazio per il loro mega aeroporto sono stati messi a bagnomaria, aspettando chissà che cosa.

Potremmo continuare con tante altre opere, dal rigassificatore di Priolo, ai vari mostri di cemento per i quali a Palermo si tiene una posizione che in siciliano potremmo definire “trubula” (“ne carne, ne pesce”).

Rimanendo troppo concentrati su casa nostra, brutto vizio di noi Siciliani, sarebbe difficile venire a capo di cosa frulla in testa ai nostri politici. Ma aprendo lo sguardo oltremare qualcosina la possiamo azzardare. Forse anche più di qualcosina, dato che stranamente questo “attendismo” sembra essere pratica un po' di tutti.

Partendo dalla Santa Sede, abbiamo già notato (vedi il post “Segreti di maggio”) come il Vaticano, sin dai tempi di Giovanni Paolo II, faccia di tutto per evitare di irritare Israele: dal riconoscimento dello stato di Israele avvenuto nel 1994, ai viaggi in Terra Santa con spargimento di cenere in testa, sino allo zig zag previsto in Palestina nei prossimi giorni, in cui si eviterà attentamente di visitare la martoriata striscia di Gaza. Una politica ancora una volta tutta votata al mantenimento dello status quo (che altro sono i richiami alla pace del Papa, se non richiamo allo status quo?).

Per quanto potrà durare?

La Russia, nostra alleata ombra, dal canto suo mantiene una politica difensivista. Del mantenimento cioè delle posizioni acquisite (o rimaste... fate voi...). E questo non solo a causa della crisi economica in cui è fortemente coinvolta. Anche negli anni passati ha accuratamente evitato atti eclatanti di provocazione non intervenendo in Kosovo (ad esempio) e sbilanciandosi solo in Georgia, dove la sua stessa sicurezza interna poteva essere messa a repentaglio. Ma anche lì, ha evitato di affondare il colpo, ritirandosi velocemente e riportando il tutto allo status quo precedente.

Un altro nostro amico ha compiuto azioni apparentemente inspiegabili: il colonnello Gheddafi improvvisamente, dopo decenni di muro contro muro, nel 2003 ha aperto le porte ad americani e britannici pagando cifre immense in compensazione di alcuni attentati che avrebbe commissionato e lasciando spazio alle loro compagnie petrolifere.

Eppure la Libia non ha cambiato lato. E' sempre schierata “contro”, come dimostrano gli accordi energetici con i russi, l'appoggio ad Unicredit (vale a dire Opus Dei) e le pesanti (e giuste) accuse rivolte al Re Saudita in occasione dell'ultimo summit della lega araba (“Lega araba: Gheddafi insulta re Saudita, poi ci fa pace”, Kataweb news, 30 marzo 2009):

“Dici sempre bugie e sei destinato alla tomba, ormai è provato che è stata la Gran Bretagna a darvi il potere e sono gli Stati Uniti che vi proteggono”

La sua apertura allora va ancora inquadrata nella stessa strategia antiamericana: la Libia era stata inserita da George Bush nella prima versione del famoso “axis of evil” (“Svolta a Tripoli Gheddafi apre al libero mercato”, La Repubblica 15 giugno 2003). Con la sua apertura di facciata, Gheddafi ha bloccato l'obiettivo americano di eliminare il suo regime. Ha cioè imposto agli americani lo status quo. Anche qui: fino a quando?

Stessa tattica è stata usata da Raul Castro, fratello del più famoso Fidel, a Cuba: una timida apertura volta a scavare terreno sotto gli Yankee.

Tutti ad applicare quel famoso adagio cinese che consiglia di sedersi sul ciglio di un fiume ed aspettare che passi il cadavere del nemico.

Tutti meno uno: proprio la Cina.

La notizia circolava già da qualche tempo su poco (?) affidabili blog [*] ed era stata suggerita da certi ordini del giorno di Pechino che parlavano di una nuova moneta di riferimento globale. Finalmente anche la stampa ufficiale spiattella la verità:

Il governo cinese ha comprato circa un quarto dell'incremento netto in buoni del tesoro [americani] negli ultimi due anni. (...) Ci sono segnali che l'appetito di Pechino per il debito americano si stia restringendo (...). Le riserve cinesi [in dollari] sono diminuite in gennaio e febbraio. (“Not quite so SAFE”, The Economist, 23 aprile 2009).

In altre parole, la Cina si sta liberando delle sue riserve in dollari. Cosa questo significhi è facile da capire. Negli ultimi anni gli USA sono sopravvissuti solo grazie ad un continuo emettere buoni del tesoro che venivano raccattati dai paesi del golfo e dalla stessa Cina. E' a causa di queste emissioni che il debito pubblico americano è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni.

Il castello di carte sta però crollando: la crisi finanziaria è arrivata ora che la Cina è capace di stare in piedi con le sue gambe e può liberarsi di quella che tra poco sarà carta straccia. Non solo:

“Negli ultimi tre mesi la quantità di asset americani di proprietà cinese non ha mostrato segni di crescita per la prima volta in parecchi anni.”

La Cina non sta più neanche spendendo denaro comprando aziende americane. Va da qualcun altro per liberarsi della carta straccia, in modo da non essere poi costretta a comprare altri buoni del tesoro per tenere quelle imprese in piedi. E se la Cina non compra più buoni del tesoro americano, vuol dire che ci stiamo avvicinando all'immenso tonfo che tutti aspettano: Raul Castro, Gheddafi, Putin, il Papa e persino i nostri politici locali.

Sono pochi quelli che non hanno ancora capito quello che sta succedendo. A Cuba il vecchio Fidel continua ad abbaiare inutilmente alla luna, mentre in Italia il giovanile Silvio continua a progettare nuove discese in campo, quasi fosse ancora il 1994. Certo tra i due corre una bella differenza: il primo, nel bene o nel male, ha costruito una nazione. Il secondo l'ha distrutta.

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[*] Interessantissimo a tal proposito il post suggeritomi da un navigante, Rrusariu: “IL RAME E L'INFLAZIONE.....LA CINA GETTA LE BASI PER VINCERE LA GUERRA. (DA LEGGERE CON ATTENZIONE)", Mercato Libero Blog 19 aprile 2009


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Fuori dai piedi

In alto, l'ideogramma cinese rappresentante la saggezza

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giovedì, maggio 07, 2009

Video: Archeologia petrolifera

Un'area devastata da quello che ci hanno venduto come sviluppo industriale, provocando danni incalcolabili ed irreparabili per assicurare la sicurezza energetica dell'economia del nord Italia.

Una struttura che presto rimarrà semplice archeologia-spazzatura industriale quando, nel giro di pochi anni, si staccherà la spina all'economia del petrolio.

Tocca a noi cittadini lottare affinchè anche nel nuovo sistema energetico non sia il nostro territorio a pagare il prezzo più alto. Tocca a noi organizzarci e prendere il mano il nostro destino senza demandare più certe responsabilità a qualcuno che siede lontano da qui ed i cui figli non verranno mai contaminati da questi miasmi criminali.

E' quello che sta cercando di fare il TAT, associazione Tutele Ambiente e Territorio, operando nel comprensorio del Mela.

Nel video di oggi, l'intervista all'Architetto Crisafulli, rappresentante del TAT, eseguita da Peppe Croce (Reverse Information Blog):


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mercoledì, maggio 06, 2009

Da emigrati a emirati

Un articolo apparso su www.ameinfo.com, un giornale online che si occupa dell'economia dei paesi del Medio Oriente, e facilmente rintracciabile tramite Google News (in inglese) ci da un dato interessante sull'economia siciliana e ci da un altro piccolo indizio di quei “tempi che cambiano”.

Riporto l'articolo per intero tradotto in italiano dalla sua fonte originale (http://www.ameinfo.com/194981.html):

L'Assemblea regionale siciliana visita Sharjah

L' Ufficio del Commercio e dell'Industria italiani negli Emirati Arabi, nel suo continuo tentativo di promuovere e rafforzare le relazioni bilaterali tra l'Italia e gli EAU, ha avuto il piacere di ospitare l'onorevole Fausto Maria Fagone, rappresentante della Assemblea Regionale Siciliana, nella sua recente visita ufficiale negli Emirati Arabi Uniti.


Fagone, può essere considerato un pioniere nel miglioramento delle relazioni commerciali e cross-culturale legami tra la Sicilia e gli EAU, ed è anche grazie alla sua misure che la Regione Siciliana è stata di recente molto attiva in questo settore.

Tra le varie iniziative, la partecipazione al Arabian Travel Market 2008 ed alle due ultime edizioni della settimana del Festival Italiano sono state di notevole successo.

Durante la sua visita ufficiale, l'Onorevole Fagone ha avuto l'opportunità di incontrare SE Sheikh Mohammed bin Faisal bin Sultan Al Qassimi, presidente e CEO di Manafa LLC e Vice Presidente dell'ufficio del Commercio e dell'Industria italiani negli Emirati Arabi e il CCG.

I temi che erano all'ordine del giorno andavano dallo sviluppo dei rapporti commerciali, per la crescita del turismo in entrata e in uscita tra la Sicilia e l'Emirato di Sharjah, così come la possibilità di cimentarsi in alcuni nuovi progetti per la gestione del patrimonio culturale siciliano.

Gli investimenti siciliani nella regione nel corso degli ultimi tre anni hanno prodotto risultati significativi, con un crescente apprezzamento dei prodotti siciliani negli Emirati Arabi Uniti. Il valore degli scambi commerciali è aumentato fortemente e costantemente negli ultimi anni: le esportazioni dalla Sicilia verso gli EAU è aumentato del 70% nei periodi di 2006/2007 e 2007/2008. Nel 2008 ha raggiunto un importo complessivo di € 168M.


Malgrado la politica siciliana sembra di recente aver trovato qualche piccolo correttivo, sarebbe pretestuoso assegnare a tali ancora timidi segnali un simile aumento delle esportazioni verso quella destinazione (e mi riferisco al 70%, non alle cifre ancora trascurabili) [*].

Non dimentichiamo che nell'estate del 2008 è scoppiata la pesante crisi finanziaria che sta coinvolgendo anche i ricchissimi emirati arabi e che quindi le cifre sarebbero potute essere molto più consistenti.

Il positivo riscontro va attribuito semplicemente ai più larghi sviluppi politici dello stivale, dove la continua e decennale crisi dello stato centrale non riesce più a tenere sotto controllo ed a frenare l'economia siciliana che ora trova degli sbocchi naturali liberi per la sua crescita persino in periodi di crisi come questo.

Sbocchi e segnali questa volta indicati da una fonte assolutamente indipendente rispetto alla macchina propagandistica della stessa Regione Siciliana.

Anche il tono del discorso è indicativo. Nell'articolo la Sicilia è trattata come un pari politico dell'emirato, che nei fatti è un ente assolutamente autonomo all'interno di una federazione di Stati. Il termine “Italia” vale nell'articolo quanto il termine “arabo” che accompagna il nome di ogni emirato.

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[*] Tanto per fare un confronto, secondo il sito del ministero dell'economia degli emirati arabi, “Le relazioni economiche di scambio tra gli EAU e l'Italia hanno visto una crescita notevole, dove gli scambi non relativi al commercio petrolifero sono aumentati del 28% negli ultimi 5 anni”.

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