Approfondimenti - Il Consiglio News Feed

mercoledì, gennaio 12, 2011

Un puzzle di pochi pezzi

24 settembre 2010
Palermo, aereo della Windjet va fuori pista durante l'atterraggio: trenta feriti

L'incidente aereo è legato al "wind sheare", un fenomeno atmosferico consistente in una variazione improvvisa del vento in intensità e direzione. Lo afferma la Windjet nel ricostruire la dinamica dell'accaduto a Punta Raisi. Secondo la compagnia aerea, il volo IV247, Roma-Palermo, con 123 passeggeri a bordo, avrebbe avuto problemi nella fase di atterraggio per le pessime condizioni meteo.

"Abbiamo sentito un forte boato come se provenisse da un'esplosione. E' successo tutto in un attimo. Io ho adesso un forte dolore alla schiena". Lo dice Cinzia Orabona, 31 anni, palermitana, che era a bordo dell'Airbus 300 della WindJet.

30 settembre 2010
Dalla commissione Ars via libera all'antenna wind shear "Ma non a Isola delle Femmine"

L’antenna wind shear all’aeroporto di Palermo serve, e in tempi brevissimi, ma non a Isola delle Femmine, non nel sito identificato all’interno della ex caserma Nato. Meglio sarebbe spostarla lontano dal centro abitato. Sono le conclusioni della commissione sulla installazione del sistema radar della Regione siciliana, costituita dal vicepresidente della commissione attività produttive dell'Ars Pino Apprendi e gli ingegneri Marco Trapanese e Vincenzo Franzitta, docenti dell'Università di Palermo.

15 dicembre 2010
Stop all’antenna wind-shear a Isola

Stop alla sperimentazione dell'antenna per il controllo del fenomeno del wind-shear nell'ex base militare di Isola delle Femmine nei pressi dello scalo Falcone -Borsellino nel Palermitano. La decisione è stata presa dall'Enav dopo le proteste di un gruppo di cittadini di quel comune guidati dal sindaco Gaspare Portobello.

Lunedì scorso una cinquantina di cittadini del Comitato salute e sicurezza aveva presidiato i cancelli dell'ex base militare di Isola delle Femmine contro l'istallazione dell'antenna. I manifestanti hanno organizzato il presidio in occasione del sopralluogo dei dirigenti dell'Enav e hanno chiesto che per l'istallazione dell'antenna venga indicato un sito alternativo. "Sono preoccupato per la salute dei miei concittadini - aveva affermato il sindaco Portobello - non ci sono valori di riferimento contro le emissioni elettromagnetiche".

23 dicembre 2010
Palermo, paura nei cieli di Punta Raisi

Il comandante del volo Wind Jet delle 9.10 ha provato ad atterrare nonostante il vento a 50 nodi. Così uno dei passeggeri: "Ci siamo spaventati! Per lavoro raggiungo Palermo almeno quattro volte la settimana e non ho mai avuto tanta paura. La turbolenza era molto forte, diversi passeggeri si sono sentiti male".

Paura anche su un altro volo della compagnia Wind Jet proveniente da Linate, che ha tentato l'atterraggio all'aeroporto "Falcone-Borsellino" e a causa del wind shear è poi dovuto tornare in quota, atterrando poi all'aeroporto di Catania dopo un'ora.

12 gennaio 2011
‘Nessun wind-shear quella sera a Punta Raisi’

Riparte dalle dichiarazioni di Fabio Buccero, pilota romano della Wind Jet in quel momento ‘passeggero in cabina’, l’inchiesta della Procura di Palermo nell’ambito delle indagini sulle cause dell’incidente dello scorso 24 settembre a Punta Raisi, quando un Airbus 319 della compagnia catanese, con a bordo 123 passeggeri, durante l’atterraggio uscì fuori pista.

Non ho avvertito alcun fenomeno di wind shear. Il volo quella sera era stato buono fino all’impatto improvviso con la pista”.Queste le parole del pilota che rappresentano per gli inquirenti una svolta nelle indagini. La sera del disastro evitato, il supertestimone viaggiava in cabina di pilotaggio insieme con il comandante Raoul Simoneschi e il suo secondo, Fabrizio Sanza: una procedura abituale quando a bordo di un aereo c’è un pilota fuori servizio.

Dopo la ricostruzione di Buccero, confortata dalle sue conoscenze tecniche, la Procura potrebbe adesso decidere di escludere dalle piste investigative l’improvvisa raffica di vento, il tanto decantato ‘wind shear’, che avrebbe destabilizzato l’aereo, accreditando invece la pista dell’errore umano o del guasto tecnico. Il che smorzerebbe la tensione salita in questi mesi per la mancata installazione a Isola delle Femmine del sistema radar che rileva i fenomeni del vento.

12 gennaio 2011
Atterraggio d'emergenza per il volo Forlì-Catania

CATANIA- Atterraggio d'emergenza, con tanto spavento ma fortunatamente nessun ferito, per l'aereo Windjet Forlì-Catania (volo IV583) decollato stamani dalle 8:45 dall'aeroporto di Forlì, e atterrato a Catania attorno le 10.20. A riferirlo, è stato uno dei passeggeri, il capitano Carmelo Grasso, comandante dei carabinieri di Jesi, in viaggio di lavoro.

"L'aereo stava per atterrare in leggero anticipo - ha detto - ma improvvisamente ha ripreso quota. Il comandante ci ha detto che c'era un'avaria al sistema frenante.

"È stato veramente un atterraggio da paura...", ha commentato il capitano Grasso, mentre la Wind Jet ha precisato che "non si è trattato di un atterraggio di emergenza ma dell'applicazione di normali protocolli di sicurezza".

Commento finale: perchè il Palermitano Riggio vuole a tutti costi installare l'antenna a Isola della Femmine, nell'ex base Nato? E perchè Raffaele Lombardo si oppone ad installare un radar prodotto dalle principali aziende produttrici di armamenti negli USA quali ad esempio la Raytheon?

Il radar per il Wind Shear a Palermo, quello per la cenere vulcanica a Catania, forse quello per le frane a Messina. All'improvviso tutto questo bisogno di nuovi radar in Sicilia....

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lunedì, gennaio 10, 2011

Divorzio all'italiana (Seconda parte)

3.Discrimine etico

Il Consiglio aveva rilevato lo spostamento atlantico di Fini sin dal 26 giugno 2009 (si veda il post “Il paradiso deve attendere”) quando aveva messo in evidenza un articolo agiografico a lui dedicato dall'Economist (“Fini to the fore”, 4 giugno 2009):

Negli ultimi mesi ha messo in discussione le dure politiche in materia di immigrazione del governo, ha implicitamente lamentato il ruolo attivo della Chiesa Cattolica in politica ed ha ignorato uno dei più durevoli tabù della destra tradizionale entrando in confidenza con degli attivisti omosessuali

Nel frattempo quello che sembra essere un altro tassello della strategia mirante a modificare gli assetti politici della penisola veniva messo in campo. Sulla stampa europea cominciano a circolare le foto delle feste brave del Presidente del Consiglio italiano in Sardegna: è lo spagnolo El Pais a dare un respiro continentale all'operazione (“Le immagini proibite da Berlusconi”, 5 giugno 2009). Nei mesi seguenti nel bel paese assistiamo ad un crescendo di rivelazioni sulla vita privata di Berlusconi, un crescendo che terminerà solo con l'attentato di Milano del 13 dicembre 2009.

Nel mezzo di questo fiume di fango si piazza la vicenda “Boffo”, l'allora direttore di Avvenire. Dopo mesi che il giornale da lui diretto si riempie le pagine di attacchi al premier, è costretto a rassegnare le dimissioni a causa di una vicenda di molestie sessuali riportata a galla da Il Giornale (“Boffo, il supercensore condannato per molestie”, 28 agosto 2009).

Come più volte ricordato, Avvenire non è la Chiesa Cattolica. Avvenire è la voce ufficiale della CEI, la Conferenza Episcopale Italiana diretta da Bagnasco ed è in questa veste che lancia i suoi precisi fendenti (“Politica e discrimine etico”, 5 maggio 2009):

La stoffa umana di un leader, il suo stile e i valori di cui riempie concretamente la sua vita non sono indifferenti. Non possono esserlo. Per questo noi continuiamo a coltivare la richiesta di un presidente che con sobrietà sappia essere specchio – il meno deforme – all’anima del Paese”.

La vicenda Boffo fa venire a galla la formazione di un'altra crepa dopo quella finiana, questa volta tra Berlusconi e la stessa CEI.

Il Consiglio in quell'occasione aveva rilevato come la CEI si fosse scollata non solo da Arcore, ma anche da San Pietro (vedi il post “La tempesta”, 23 settembre 2009). Il Papa ci era andato giù duro notando come certuni (certi vescovi...) “lavorano per se stessi e non per la comunità” (“Benedetto XVI: «La Chiesa soffre perché molti lavorano per se stessi»” Corriere.it, 12 settembre 2009). Con un palese riferimento alla ricordata vicenda “Boffo”, Benedetto XVI cita anche la parabola del servo malvagio che si mette a “gozzovigliare e percuotere i dipendenti”.

La CEI giustificherebbe lo scollamento da Berlusconi con la questione morale, ma quello che risulta apparente dallo scenario che si era delineato nella seconda metà del 2009 è che, malgrado Fini secondo l'Economist avesse lamentato il ruolo attivo della Chiesa Cattolica in politica, il leader di AN e la conferenza dei vescovi (nord) italiani nei fatti stavano compiendo lo stesso movimento in perfetta coordinazione.

La domanda che su queste pagine ci eravamo posti allora è stata la seguente: “La Sicilia che si sta venendo a formare è forse un po' troppo “orientale” per i gusti di Bagnasco?”.

(Fine seconda parte)

Leggi la prima parte

Il povero dipendente molestato dal vescovo

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venerdì, gennaio 07, 2011

Filo da sutura

Il Procuratore Nazionale Antimafia Piero Grasso, parlando a margine delle commemorazioni per il 31° anniversario della morte del Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella, ha finalmente incluso in modo ufficiale questo omicidio nella lista di quelli eseguiti dalla mafia su commissione di una “entità” esterna.

A chi ha posto la domanda sui motivi che renderebbero così difficile l'individuazione dei colpevoli, Grasso ha risposto secco “la particolarità del movente e la complessità dei moventi dell'omicidio. E' una mia intuizione che però non posso dimostrare, trovando gli esecutori materiali e i mandanti interni ed esterni a Cosa nostra” (“Grasso: "Lo Stato non contribuì a verità sull'attentato all'Addaura" . Poi sull'omicidio Mattarella: "Attività di depistaggio di Vito Ciancimino" ”, SiciliaInformazioni.com 6 gennaio 2011).

Per capire i moventi generali dell'omicidio Mattarella è necessario ricostruire l'ambiente politico in cui egli si muoveva. Grasso ne è pienamente cosciente, ed infatti aggiunge che “si trattò di un delitto politico-mafioso, che non è solo mafioso e non è solo politico”, parlando anche di alcuni depistaggi che cominciarono immediatamente dopo la morte del politico democristiano.

Di questi depistaggi ci siamo in parte già occupati nel post “Girotondi” (21 ottobre 2009) ricordando la testimonianza della moglie della vittima che riconobbe un estremista di destra (Fioravanti) come killer del marito e come detta testimonianza fu “insabbiata” da coloro che conducevano le indagini.

Abbiamo anche delineato altrove quale potrebbe essere stato il motivo scatenante che fece scattare il semaforo verde per il commando omicida pochi giorni dopo che il nostro ottenne una importante fetta degli utili su un gasdotto (si vedano il post “Doccia fredda” del 12 gennaio 2009 e l'articolo di SiciliaInformazioni.com “Gas, dall’Algeria in Sicilia e Sardegna”, 18 novembre 2007)

Tornando ora ai moventi generali, qui evidenzieremo solo che Mattarella appartiene ad una ben precisa categoria di politici democristiani definita non tanto da una qualche alleanza esplicita, ma da un “retroterra” culturale.

Nel 1971 egli affermavala necessità che la politica di centro-sinistra assuma un significato riformatore per una coraggiosa eliminazione di talune vistose sperequazioni e che la DC, partito di maggioranza relativa, sappia mantenere l'iniziativa e la guida politica”. Tradotto dal “politichese”, per riformare la Sicilia e debellare il fenomeno “mafioso”, secondo lui la cura non era altro che un governo di larghe intese che arrivasse a reclutare il PCI alla causa nazionale. Per questo avviò in Sicilia un confronto con i comunisti, allora guidati da Pio La Torre (come suona forte l'allarme...) ad immagine e somiglianza di quello avviato da Moro (sempre più forte...) con Berlinguer.

Possiamo stendere un filo “rosso” che partendo da Milazzo e passando appunto per Mattarella e Moro arriva all'attuale Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo con il suo governo puntellato dal PD regionale). Tutti democristiani che hanno seguito la strada del “compromesso storico”. Compromesso storico che a questo punto riesce difficile da leggere solo come “espediente” politico, visto che non fu affatto elaborato a Roma da Moro ma trae origini da più antiche vicende.

Leggendo quei nomi, il moderno cattedratico risorgimentale esclamerebbe tutt'al più (e con malcelato fastidio): “3 su 4 siciliani”. Chi invece conosce veramente la storia sarebbe costretto a dire “4 su 4 Siciliani”: solo un Siciliano potrebbe avere quel cognome, “Moro”. Ovviamente non si fa riferimento alla Sicilia in senso geografico, ma politico: Aldo Moro era di origine pugliese (provincia di Lecce), e dunque suddito del Regno di Sicilia. A questa spasmodica ricerca della “sutura” tra destra e sinistra qui si vogliono assegnare come detto origini culturali. Il Regno di Sicilia normanno infatti non era altro che un punto di sutura tra oriente ed occidente. Andando oltre la cortina fumogena delle ideologie non possiamo non notare come durante la guerra fredda quell'oriente era rappresentato in Italia (dal punto di vista squisitamente politico) dal Partito Comunista.

L'uomo del sud, grazie al suo retroterra culturale arabo-normanno, grazie a quella sintesi tra est ed ovest che fu il Regno di Sicilia (una sintesi ancora evidente nell'architettura della sua capitale, Palermo) capisce che la salvezza risiede non nello scontro tra le parti, ma nella ricomposizione del dissidio.

Un occidente votato in tutte le sue componenti alla totale sottomissione dell'altro da sé, visto sempre come un nemico, non può che trovare in quei tentativi di “sutura” delle minacce mortali da estirpare nel modo più radicale possibile.

Sanità, malgrado il TG1 a Palermo si curano i mali del mondo



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mercoledì, gennaio 05, 2011

Divorzio all'italiana (Prima parte)

2011, 150° anniversario dell'unità italiana: anche Il Consiglio alla fine si è arreso ed ha deciso di celebrare l'evento. Ma mentre i più si accapigliano per cercare di mettere luce sugli eventi che suggellarono il controverso matrimonio, noi con una serie di post vogliamo invece mettere luce su quelli che stanno portando e porteranno gli sposi ad un inevitabile divorzio. Un piccolo contributo alla “pacata” diatriba che serpeggia lungo le trincee che si stanno scavando tra nord e sud in vista del botto finale.

1.Premessa

Nel novembre del 2008 si svolse a Palermo, sotto gli auspici di del Presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo, un incontro tra i vertici delle regioni meridionali al termine del quale fu rilasciato un documento programmatico.

Il documento, malgrado non si siano ancora portati alla realizzazione i 5 punti in esso contenuti (si veda “Sud unito nel federalismo”, LaSiciliaWeb.it 7 novembre 2008), segnò un momento storico in quanto fece sedere allo stesso tavolo rappresentanti di quelli che allora sembravano schieramenti politici opposti (Soru e Bassolino essendo in quota PD).

Quella riunione nei fatti ruppe in due l'Italia provocando quella frattura che oggi appare chiara quando guardiamo la composizione degli schieramenti all'ARS (l'Assemblea Regionale Siciliana) o il raggruppamento che ha dato vita al “Terzo Polo”. Una frattura che ha spaccato destra e sinistra in modo insanabile. Ecco come commentò questo blog a suo tempo (“Briscola a mazze”, 14 dicembre 2008):

La riunione di Palermo sta evidenziando la vera essenza di questo scontro, i veri partiti trasversali della politica italiana odierna. Quello filo-occidentale e quello Siciliano (nel senso di Regno di Sicilia, al di qua ed al di là del faro) levantino.

2.Complotto occidentale

Nel novembre del 2009 durante un convegno a Pescara Fini si lascia sorprendere da un microfono galeotto in una tirata anti-Berlusconi nella quale tesse le lodi del pentito Spatuzza (“E' una bomba atomica”). Come se questo non fosse già abbastanza grave, considerata le teorica alleanza politica tra i due suggellata dalla fusione di AN e FI nel PDL, poco dopo aggiunge rivolgendosi all'interlocutore: “Lei lo saprà... Spatuzza parla apertamente di Mancino, che è stato ministro dell'Interno” (“Fini su Spatuzza: è una bomba”, Tgcom.it 1 dicembre 2009).

La stampa italiana sembra glissare sul significato della improvvida dichiarazione. Non così il periodico etneo La Voce dell'Isola che sotto la cauta firma di “Francis Drake” pubblica un dossier più ampio dal titolo “Complotto internazionale” prendendo come spunto proprio quelle parole di Fini:

“[Fini] si è reso conto che si era lasciato “prendere la mano” rivelando un segreto di cui nessuno era a conoscenza, all’infuori della Procura di Firenze. A questo punto sarebbe lecito chiedersi attraverso quale fonte diretta e da lui ritenuta affidabile, Fini potesse essere era stato messo a conoscenza di tale segreto.

Fatto sta che nel periodo della “gaffe”, diventa di pubblico dominio la vicinanza di Fini all'amministrazione USA. Ad esempio La Stampa il 25 novembre (2009) titola “E ora gli americani puntano su Gianfranco”:

E' in atto un investimento politico da parte dell’amministrazione americana sul presidente della Camera italiana”

Francis Drake, preso nota di ciò, va oltre e chiude il cerchio dell'episodio del convegno di Pescara con una frase che ben merita quel cauto (?) pseudonimo “piratesco”:

Certo se la Procura di Firenze fosse in qualche modo sensibile ai consigli dei Servizi di Intelligence U.S.A....

Mentre sullo sfondo tornano i fantasmi di quei pentiti pilotati che già Falcone denunciava rimettendoci la vita (per mano di chi?), il quadro generale così composto svela una strategia a più ampio respiro, certamente non limitata sic et simpliciter all'investimento politico sul leader pseudo-fascista, ma volta a minare alle fondamenta il governo Berlusconi con ogni mezzo necessario.

(Fine Prima parte)

Determinante il contributo del fascista pentito Gianfranco

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